giovedì 6 settembre 2012

LA SANITÀ A METÀ - Retromarcia sulle bollicine: una tassa in meno (di Stefano Feltri)


Sconfessato il ministro Balduzzi sul provvedimento con le imposte sulle bevande gassose e i limiti ai videopoker Ancora una volta vincono il Pdl e la lobby del gioco d’azzardo

La ripresa è dentro di noi”, assicura Mario Monti in un’intervista a TgNorba (deve andare alla Fiera del Levante a Bari). Corrado Guzzanti diceva che “la risposta è dentro di te. Ma è
sbagliata”. E anche il presidente della Confindustria Giorgio Squinzi invita Monti a una certa cautela “L’autunno è già caldo, è bollente”. Poi incontra il premier, assieme ad altre associazioni di imprenditori e diventa leggermente più ottimista: “Abbiamo riscontrato un clima costruttivo”. Ma niente di concreto: le imprese chiedono un miliardo di euro di credito di imposta (oltre ad aver presentato un documento su come salvare l’Italia dalla crisi). Di soldi però non ce ne sono, gli industriali possono consolarsi con il fatto che il governo continui a tenere in un cassetto di Palazzo Chigi il progetto di drastico taglio agli incentivi a fondo perduto alle imprese preparato mesi fa da Francesco Giavazzi.

Renato Balduzzi
E i soldi sono diventati anche un problema per la riforma della sanità pensata dal ministro della Salute Renato Balduzzi. Il Consiglio dei ministri si è riunito alle quattro del pomeriggio e poi ha continuato a discutere fino a tarda sera, parlando molto di Alcoa e soprattutto di sanità. La riforma Balduzzi, che alla fine sarà per decreto, cosa che dovrebbe blindare almeno una parte dei contenuti, aveva una fragilità originaria. Trovava le risorse in una tassa impopolare da subito: un contributo straordinario a carico dei produttori di bevande analcoliche e zuccherate . Con il doppio scopo di ridurre un consumo di prodotti considerati dannosi per la salute (e quindi costosi per il sistema sanitario nazionale) e di trovare risorse per finanziare un “programma nazionale per la non autosufficienza” che era il cuore della riforma. Ma Balduzzi ha sbagliato tattica, i partiti hanno cavalcato il malumore degli elettori che sapevano di dover pagare il contributo a carico dei produttori trasformato in un aumento di prezzo. Ed è finita, come riassume il senatore Pdl Maurizio Gasparri, con “meno tasse e più frutta”. Cioè senza il prelievo straordinario e con un aumento della percentuale minima di frutta richiesta nei succhi, dal 12 al 20 per cento, cosa che migliorerà la salute dei cittadini ma che non beneficia in alcun modo le casse del Tesoro. Secondo quando si sapeva ieri sera, sarebbe saltato anche l’altro provvedimento pedagogico, quello secondo cui “gli apparecchi idonei al gioco d’azzardo non possono essere installati all’interno ovvero in un raggio di 500 metri da istituti scolastici di qualsiasi grado, centri giovanili o altri istituti frequentati principalmente da giovani, strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o socio assistenziale, luoghi di culto”. Dovrebbe rimanere il vincolo della distanza, ma ridotto a 200 metri, soltanto per concessioni ancora da bandire.

L’imoianto del decreto voluto da Balduzzi, già rinviato una settimana fa proprio per i problemi di copertura finanziaria, è ambizioso. L’idea di fondo è di ridurre il peso degli ospedali nella sanità pubblica e spostare quanto più possibile dell’assistenza sul territorio, a livello dei medici di famiglia. Lo scopo sarebbe garantire che i pazienti possano contare su una rete di assistenza efficace durante tutta la giornata, così da non dover correre in ospedale, al pronto soccorso, al primo problema. Per farlo Balduzzi spinge i medici ad associarsi per offrire un servizio integrato. I sindacati dei medici di famiglia sono possibilisti, ma c’è il nodo ancora problematico di quanto potere avranno le Regioni (che controllano la spesa sanitaria), cioè se da liberi professionisti convenzionati con il Servizio sanitario i medici diventeranno di fatto dipendenti pubblici.

Ci sono anche vincoli all’esercizio della libera professione dentro gli ospedali pubblici che non sono piaciuti molto ai diretti interessati, perché lo scopo è assicurare la tracciabilità dei pagamenti ed evitare l’evasione. Ma il protrarsi della discussione di ieri sera e l’assalto delle lobby che sono riuscite a incidere addirittura sulle bozze del decreto lasciano pensare che non finisca certo qua. Perché anche i decreti vanno poi convertiti in un Parlamento pieno di medici e farmacisti.

Stefano Feltri - 06 settembre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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