giovedì 3 maggio 2012

Donne massacrate ... Donne uccise ... Donne ammazzate (di Rita Pani)

Mai, nemmeno una volta ho chiamato bianca la morte che ha ucciso un lavoratore. Ho sempre scritto che era stato ammazzato. La morte in guerra per esempio, di persone innocenti che fossero bambini, uomini o donne, non avrei mai potuto chiamarla

Aridatece Mastella (di Marco Travaglio)

Non è vero che il governo Monti sia a corto di “ideone” per la crescita, come dice quel disfattista di Passera. Quella di chiamare Giuliano Amato, la pochette di Craxi, 74 anni, entrato in Parlamento nel 1983, collezionista di

Torino - Una città in guerra contro la crisi

DIETRO LE CONTESTAZIONI DEL 1° MAGGIO
Debiti, fischi e bulloni il buio oltre Torino

Bulloni? Macché, al massimo potevamo lanciare pannolini...”. Nella battuta amara di Rosaria Albergo, insegnante precaria di scuola materna di 39 anni che a settembre rischia di

CASINI “DOVERE DI UOMO” VISITARE CUFFARO IN CARCERE REGOLARMENTE

Le elezioni per scegliere il nuovo sindaco di Palermo sono alle porte, e Pierferdinando Casini, in tour elettorale per appoggiare il candidato di Pdl, Udc e Forza Sud, Massimo Costa, non esita un istante a ricordare e confermare la sua amicizia con

Amministrative, B. a rischio tracollo

LA RESURREZIONE DELLA “FOTO DI VASTO”

Alla fine, per quanto possa sembrare strano, molto più che un turno amministrativo, questo voto sarà un referendum sulle alleanze, mai così incerte negli ultimi venti anni. Molto probabilmente sará l'occasione per stilare un certificato di decesso del

Guerra nella Lega: Bossi si ricandida

MARONI “SCATENA” LA RIVOLTA WEB
Rosi Mauro pronta a un gruppo filo-Senatur in Senato

Altro che pace ritrovata. La Lega si mostra nuovamente per quello che è: profondamente spaccata in due. Un ritorno in trincea tra bossiani e maroniani ad appena quattro giorni dalle

Lega - I segreti di Stato in mano a Belsito

DOCUMENTI TOP SECRET TRA LE CARTE SEQUESTRATE ALL’EX TESORIERE DELLA LEGA

"Dottore, dietro di me non ci sono pupari”. È sera tardi quando Francesco Belsito pronuncia queste parole, il suo interrogatorio negli uffici della Dia di Milano volge al termine. Ha davanti