giovedì 6 settembre 2012

IN ONDA DA 8 MESI ECCO IL “LEGGE ELETTORALE SHOW” (di Fabrizio d’Esposito)


Promesse, annunci, cinquemila articoli: è lo stallo, bellezza

Ah la fretta. Maledetta fretta. Era il principio dell’anno nuovo, a gennaio. Mancavano un mese alla disastrosa nevicata a Roma, più di tre per le festività pasquali e l’omicidio del Porcellum, l’orrenda legge elettorale dei nominati della Casta, sembrava cosa fatta. Sui quotidiani il tiro
al bersaglio era ossessivo. Titoli e interviste in ordine sparso. La Stampa (6 gennaio): “Già iniziata la trattativa sulla nuova legge elettorale”. Libero (11 gennaio): “Svolta azzurra: rottamiamo il Porcellum di Calderoli”. Corriere della Sera (15 gennaio): “Violante: cambiare sistema di voto. Sì al modello applicato in Spagna”. Il Giornale (12 gennaio): “Sul Parlamento si abbatte il ciclone legge elettorale”. Libero (14 gennaio): “Il Pdl tratta col Pd sul Porcellum. Premio al Senato e preferenze”. Il Messaggero (13 gennaio): “Violante: ‘Tutti vogliono cambiare l’importante è non perdere tempo’”. Il Riformista (13 gennaio): “Il Colle sprona il Parlamento. Tocca ai partiti fare le riforme”. Il Messaggero (12 gennaio): “Fioroni: la riforma va fatta lo stesso sistema tedesco oppure doppio turno”. Il Sole 24 Ore (18 gennaio): “Napolitano in campo sulla legge elettorale”. L’Unità (18 gennaio): “Bersani accelera sulla legge elettorale: ‘Incalziamo gli altri’”. Il Riformista (14 gennaio): “Frattini: rottamiamo il Porcellum”. Il Messaggero (15 gennaio): “D’Alema e Fini insistono: riformare la legge elettorale”.
A furia di incalzare, spronare, insistere, rottamare, accelerare, scendere in campo, l’estate è finita, il Porcellum è vivo e vegeto e i titoli sulla legge elettorale hanno subìto una mutazione genetica. Una formula su tutte, dalle agenzie di ieri: “Legge elettorale: è stallo”. L’unico a invocare la fretta, come se nulla fosse, è il segretario del Pdl Angelino Alfano, che con sommo sprezzo del pericolo ha dichiarato: “C’è la volontà di fare la riforma della legge elettorale e di farla in tempi rapidi”. Una rapidità, o fretta, che in otto mesi, da gennaio a oggi, ha occupato migliaia di centimetri quadrati sulle maggiori testate. Prendendo a campione dieci quotidiani, dal 2 gennaio sono usciti 5.285 articoli sulla legge elettorale. La media di 22 al giorno. Decisamente un dibattito sexy e grondante passione, al punto che ieri persino Mario Monti (che sulle riforme e i moniti annessi è stato commissariato dal Colle) ha voluto dire la sua: “Serve una legge che dia stabilità”. Una frase che in Transatlantico è stata interpretata come una dichiarazione a favore del bipolarismo o quantomeno del premio di coalizione, contro la voglia di ritorno al proporzionale stile Prima Repubblica.

Arrivati al nono mese di gestazione, lo “stallo” sulla legge elettorale è immerso in un caos di posizioni. Berlusconi, eterno capo della destra, vorrebbe il tedesco e comunque un sistema che calibri preferenze e nominati. Bersani è contrario alle preferenze e opta per i collegi. Anzi no, forse sotto sotto si terrebbe il Porcellum. Poi c’è la battaglia sul premio: al partito o alla coalizione? E ancora, un altro quesito che attira masse di lettori eccitati: fare la legge elettorale adesso per andare al voto anticipato oppure rinviare tutto all’inverno e attendere la primavera del 2013? In questo delirio gattopardesco il referendario del Pd Arturo Parisi ha perso la pazienza: “Stiamo assistendo da mesi ad un teatrino sulla riforma elettorale che aiuta solo l’antipolitica. Ma l’aspetto più grave è nel fatto che tornando al sistema proporzionale vogliono riportarci ai metodi della prima Repubblica”. Morale: meglio ritornare al Mattarellum. Sul tema fatidico dello stallo si è esercitato ieri il presidente del Senato Renato Schifani. Un altro titolo tragicomico: “Legge elettorale: ultimatum di Schifani, se permane lo stallo si va in aula”.

Per guadagnare tempo e rallentare la fretta (ossimoro della Casta che resiste), gli infiniti sherpa della trattativa non si sono limitati a gettare nella mischia proposte su proposte: lo spagnolo, il tedesco, l’ungherese, il misto spagnolo-tedesco, il francese, il maggioritario misto, il Porcellum corretto con le preferenze, il Provincellum. No, quando in prossimità della primavera scorsa i segretari dell’inciucione ABC (Alfano, Bersani, Casini) hanno smesso di vedersi di nascosto e pubblicizzato i loro incontri, è stata partorita finanche la road map o agenda delle riforme. Un cantiere costituzione ambizioso sotto l’ombrello del Quirinale e della Grande Coalizione perpetua. A quel punto la discussione è stata assorbita dal metodo: fare prima le riforme istituzionali oppure la legge elettorale? Cioè: viene prima l’uovo e la gallina? Altri titoli esemplari o esilaranti . Repubblica del 14 aprile: “Legge elettorale, aut aut di Franceschini: ‘Riforme entro maggio o salta l’intesa’”. Sempre Franceschini, incontenibile, lo stesso giorno sull’Unità: “Franceschini al Pdl: niente melina sulle riforme” . Maggio è passato e la melina è diventata un pantano. Nel frattempo, in piena estate, Berlusconi torna e annuncia una svolta epocale in compagnia di Alfano: “Faremo la repubblica presidenziale”. In precedenza, nemmeno l’avanzata grillina alle amministrative ha smosso la partitocrazia della Seconda Repubblica. Ancora e solo annunci. Il Sole 24 Ore del 20 aprile, con una titolazione esoterica: “Ispano-tedesco con premietto di 10 seggi al solo primo partito”. La trattativa è lenta, nonostante la fretta di gennaio, e il Quirinale si turba. La Stampa del 21 aprile: “Il rallentamento che turba il Colle”.

Alfano si scalda i muscoli solennemente sulla novità epocale del presidenzialismo. Sempre dalla Stampa del 21 aprile: “Alfano scalda il Pdl: novità in arrivo cambierà la politica”. Dove? Quando? L’importante però è mantenere aperto il famigerato tavolo. Il Messaggero del 6 maggio: “Legge anti-Porcellum, riparte il tavolo”. Due giorni dopo, sullo stesso quotidiano: “E i democrat adesso rilanciano il doppio turno”. Il Sole 24 Ore del 9 maggio conferma: “Modello tedesco addio, Pdl e Pd trattano sul doppio turno”. Nella fretta però è facile confondersi e ricredersi. Alla ripresa di settembre Pdl e Pd hanno ricominciato dal tedesco, cui avevano detto addio a maggio. Tutto vero. Corriere della Sera di ieri: “Legge elettorale, Berlusconi riparte dal tedesco”. È la legge elettorale show. Va in onda da otto mesi, quasi nove.

Fabrizio d’Esposito - 06 settembre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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