martedì 4 settembre 2012

POLITICI CORROTTI E PROCESSI TV (di Maurizio Chierici)


Il telecomando è sempre nelle solite mani. Milioni di spettatori informati dai poteri che governano l’informazione e decidono cosa mandare in onda e chi far litigare moltiplicando le “verità” di peccatori allenati dai loro onorevoli avvocati a confondere le parole. Finora le regole
sono queste. Qualcuno le rompe e gli elettori possono guardare in faccia i politici interrogati in tribunale.

Non in Italia, in Brasile dove 36 ex ministri, ex presidenti del parlamento, ex governatori della banca nazionale e deputati peones rispondono alla corte suprema dei peccati che hanno travolto le belle carriere. Corruzione dall’abitudine pesante: per far galleggiare il governo compravano i voti dell’opposizione. 15 mila euro al mese ad ogni traditore. Maestro nel gioco Josè Dirceu, ex ministro della Casa Civil, in pratica capo del primo governo Lula. È l’intellettuale che ha messo la cravatta al presidente più amato dai brasiliani. Ne è stato
maestro di buone maniere e furbizie politiche; hanno fondato assieme il PT, partito dei lavoratori al governo dal 2002. Se Lula era il sindacalista che sfidava le giunte militari, Dirceu (buona famiglia, studi eccellenti) scappa all’Avana assieme a Dilma Rousseff, la presidente di oggi. Un chirurgo gli ridisegna la faccia. Col nome cambiato torna in Brasile per soffiare contro il regime. Ecco che il mito viene accusato di “quadriglia criminale”, insomma organizzava la corruzione comprando i Scilipoti sul mercato. E il processo va in scena, proprio così: dirette su tutte le Tv che oscurano non solo i giochi di Londra, ma calcio e telenovelas. La gente vuol capire. I primi piani accompagnano le domande insidiose, e chi osserva e chi ascolta da lontano si trasforma in un giudice inappellabile, milioni di sentenze elettorali in ogni casa del grande paese. Perché la Tv é una formidabile macchina della verità. Occhi che si appannano se la domanda diventa pericolosa, sudore che imperla la fronte, gambe nervose tradiscono imbarazzi che umiliano l’innocenza proclamata. Lula non siede fra gli imputati: ha chiesto scusa per “ciò che non sapeva”. Può essere che Dilma Rousseff (popolarissima) perda tanti affetti, ma il PT continuerà a governare liberato dalle scorie infedeli.

L’aver permesso a 200 milioni di telespettatori di guardare in faccia chi ha ingannato la speranza, rafforza la fiducia nei ministri impegnati a cancellare il nepotismo endemico di ogni paese latino. La trasparenza paga. Ha pagato anche nell’Italia di Mani Pulite: 20 anni fa ogni sera processi in Tv, Craxi agitato, Forlani con la bavetta, Greganti bandiera nera del Pci. Non proprio una diretta: lunghissima sintesi di Un Giorno in Pretura, quasi 8 milioni di italiani col fiato sospeso davanti a Sergio Cusani imputato simbolo fra politici eccellenti chiamati per testimoni e trasformati in imputati. Loro parlano e pasticciano, Cusani non apre bocca e le folle si dividono: chi lo ammira, chi si arrabbia per lo sguardo vuoto di chi sa tanto da restituire 35 miliardi Enimont trafugati in banche misteriose. Eppure non parla. Per sei mesi il processo umilia gli ascolti delle reti concorrenti. Strappa il primato alla Samarcanda di Santoro dedicata a Falcone appena ucciso. Successo mediatico che travolge l’Italia dalle mani lunghe, purtroppo aspettiamo ancora la nuova. Chissà se la Tv alla brasiliana possa scuotere lo scetticismo di un’opinione pubblica confusa dalle bugie dei nostri imputati. Belsito, tesoriere Lega, comprava diamanti in Tanzania per ordine di chi? Davvero Lusi, tesoriere Margherita, rubava e nessuno se ne accorgeva? Come mai l’onorevole Cavaliere copre di milioni il Dell’Utri in odore di mafia? Troppi parlamentari così. Se chi vota può guardarli in faccia capisce tante cose e decide se fidarsi o no. Per diventare un paese normale proviamo a fare i sudamericani.

Maurizio Chierici - 04 settembre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
mchierici2@libero.it  
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