martedì 4 settembre 2012

I VENETI CHE SOGNANO LA RIVOLUZIONE E ODIANO LA LEGA (di Erminia della Frattina)


IL RADUNO DI CITTADELLA

Napoleone ne ha tolti 2mila di leoni da casa nostra, io pian piano li rimpiazzo”. Fa lo scultore a tempo perso Alvise Piccoli, un omone grande che con pasta di marmo e olio di gomito (“ci vuole almeno un mese di lavoro per farne uno”) ti ricostruisce una copia fedele del Leone
marciano col libro aperto, inciso in altorilievo su pesantissime tavole ottime per androni di condomini, uffici pubblici e sedi comunali.

Alla festa dei veneti di Cittadella è venuto col banchetto per vendere i suoi leoni pret a porter, “uno lo regalo al mio paese, Breda di Piave, il sindaco dice che lo mette sulla facciata del municipio”, l’omone che indossa una maglietta blu con scritto dime can ma no talian (dimmi cane ma non chiamarmi italiano). Di mestiere Alvise fa l’imprenditore, produce friggitrici
industriali nel Trevigiano; da ieri i suoi 8 dipendenti sono in cassa integrazione. “Dopo 30 anni di attività, non era mai successa una crisi così profonda, siamo a brandelli, bisogna che il Veneto si liberi dal giogo del Paese”. L’equazione alla Festa, la tre giorni (31-1-2 settembre ) organizzata da Raixe venete che radunava i movimenti indipendentisti, serpeggia facile facile: il Paese è agli stracci, la crisi ci sta mettendo in ginocchio mentre i politici che dovevano difendere l’autonomia del “popolo veneto” dormono in Parlamento. Soluzione: proclamare l’indipendenza. Come non è chiaro, ma una cosa è certa: qui il nemico numero uno è la Lega, in una piazza che mai come quest’anno (siamo alla nona edizione) getta un amo ai delusi del Carroccio per dirottarli nel calderone venetista dei tanti movimenti pro liberazione. “La Lega ci ha tradito” dice con delusione una signora. Ecco come la pensa l’omone dei leoni: “Sono stato iscritto per anni al Carroccio ma ora ho stracciato la tessera; quelli appena respirano l’aria di Roma si dimenticano della missione indipendentista, e di noi”.

Poco più avanti un grammofono anni 20 manda musiche fasciste, sul tavolo campeggia la foto di Mussolini; nessuna meraviglia, alla festa c’è posto per tutti, espongono la loro mercanzia in piazza aziende agricole, serissime onlus legate alle malattie oncologiche dei bambini (Città della speranza) e persino - in una via secondaria - i No Tav.

La parte del leone però, è il caso di dirlo, la fanno i partiti con aspirazioni indipendentiste, a cominciare da Veneto Stato che ha lo spazio più grande, vende i soliti gadget – tazze, piatti, cucchiaini e libri rigorosamente corre-dati di leone marciano – e offre un abbonamento multasking come sky: 20 euro amigo, 30 patriota, 40 serenissimo e 50 dogale. Alle spalle una gigantografia di Bepino Segato, “ideologo” dei Serenissimi che hanno dato l’assalto a Venezia col tanko fatto in casa (“I Serenissimi sono i nostri eroi e Bepino è un martire di Stato” azzarda uno dallo stand commemorativo).

Ci sono anche quelli di Xoventù independentista, strano agglomerato di passione per il rugby nostrano e la “nathion veneta”, vicini alla sinistra e persino ai centri sociali. Qualche mese fa hanno lanciato la campagna giovanilistica “Ocio” in cui invitavano a fotografare scuole dove accanto alla bandiera europea e italiana mancasse quella veneta col leone. In palio a chi portava più segnalazioni 4 t-shirt di loro produzione. Nel gran calderone ci sono anche mastri d’ascia che costruiscono al momento antiche trottole per bambini, soldati in uniforme della Serenissim, guardie nazionali (?) e bande musicali con palandrane settecentesche. Una carnevalata apparente, dove però la crisi economica alimenta un malcontento con risvolti preoccupanti. “Stiamo valutando se candidarci alle prossime elezioni – dice Lucio Chiavegato, presidente di Veneto Stato e imprenditore veronese dell’abbigliamento – ma io sono contrario. É venuto il momento delle barricate, di indire una rivolta fiscale dove nessun veneto paghi più le tasse. E’ già così, tanti evadono come possono ma nessuno ha il coraggio di dirlo. Ora ci dobbiamo tenere i soldi in tasca, e metterli a disposizione per progetti solo veneti”. Revolution padana.

Erminia della Frattina - 04 settembre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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