martedì 4 settembre 2012

FORNERO & LAVORO CONFUSIONE TECNICA (di Giorgio Meletti)


Ricetta surreale: “Virtuose sperimentazioni per produrre di più”

Ormai viene meno anche il bon ton. Sabato scorso Susanna Camusso ha accusato Elsa Fornero, testualmente, di fare “affermazioni assolutamente demenziali”. Il ministro del Lavoro si era lasciata andare a una tipica debolezza pre-elettorale, rilevando l’attitudine dei suoi
concittadini torinesi “a lavorare sodo”. Il segretario della Cgil, che guarda ai lavoratori di tutta la Penisola, ma anche al buonsenso, ha irriso la professoressa, che pure fortemente sponsorizzò per il ministero: “Come se a Torino si lavorasse di più che a Bologna, a Milano o a Roma”.
L’ingiuria dal sen fuggita è ottima spia del clima in cui si prepara la temuta ripresa d’autunno. Sabato sera, proprio mentre la Camusso si esibiva nel pubblico dileggio, la Fornero consegnava a una pensosa e nebulosa intervista al Corriere della Sera le sue proposte in vista del nuovo tavolo con le imprese (domani) e con i sindacati (11 settembre). Proposte talmente illogiche e incomprensibili che un caro amico del ministro, il suo predecessore Cesare Damiano, che fu in classe con lei alle elementari, è stato costretto a questo levigato commento: “La proposta del ministro Fornero di diminuire il cuneo fiscale alle imprese che dialogano con i lavoratori è sicuramente suggestiva, ma corre il rischio di essere astratta”.

Siamo dunque alle suggestioni?
Peggio: agli esperimenti. Esercitazioni di scuola. La sostanza è presto detta: ridurre il cuneo fiscale - cioè il prelievo di tasse e contributi previdenziali che rende così distanti il netto in busta paga per il lavoratore e il costo per l’azienda - costerebbe svariati miliardi di euro di minori entrate fiscali. Non se ne parla proprio. E infatti la Fornero ne parla ma così, tanto per parlare. “Quando ne ho parlato a Rimini - spiega al Corriere - ho messo le mani avanti per l’esiguità delle risorse”. Cioè? “Pensavo e penso a sperimentazioni virtuose per aumentare la produttività”. E che cosa sono le sperimentazioni virtuose? “Forme sperimentali di decontribuzione per le imprese che abbiano un record positivo di utilizzo della manodopera”. Non avete capito? Ancora uno sforzo.

Siccome i sindacati chiedono di tornare alla detassazione dei premi di produttività, la severa professoressa avverte: “Io sono sempre d’accordo che il merito vada sempre riconosciuto, ma se mettiamo le risorse su questo capitolo sarà più difficile metterle sul cuneo fiscale a favore delle imprese che dialogano con i lavoratori”. Guardiamo la cosa dal punto di vista di un lavoratore. La riduzione del cuneo fiscale può essere fatta aumentando il netto in busta o diminuendo il costo per l’azienda. Fornero chiaramente propende per la seconda soluzione, anche perché, se pensasse a più soldi in busta paga per il dipendente, dovrebbe spiegarci in base a quale regola di giustizia si troverebbe più soldi in tasca chi lavora per un imprenditore “dialogante”, e nessun beneficio chi ha la sfortuna di un padrone autistico.

Ma il ministro sperimenta, studia, abbozza, ipotizza, disquisisce, immagina. Per usare il linguaggio informale della Camusso, potremmo dire che cazzeggia. E infatti, quando la giornalista del Corriere Antonella Baccaro le chiede: “Come si fa a individuare queste imprese dialoganti?”, la risposta che arriva è degna di un simposio di quelli in cui si collaudano gli etilometri: “Le imprese hanno un bilancio sociale con un capitolo che riguarda la gestione del personale, le politiche non discriminatorie, quelle di conciliazione. Sono però nozioni non particolarmente illuminanti sull’effettiva politica del personale”.

E allora, che si fa? Niente, il ministro cambia discorso con grande agilità, così proseguendo: “Invece il tema delle relazioni di lavoro ha permesso alla Germania di uscire dalla crisi”. Allora, ricapitolando. Mentre ci informa che la Germania è uscita dalla crisi (ed è la vera notizia contenuta nell’intervista), Fornero annuncia forme sperimentali di decontribuzione a favore delle imprese che dialogano con i lavoratori, fermo restando che la professoressa non sa come individuare le aziende meritevoli. Però Fornero ha la carta segreta: la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende. Già, come si promuove? Alla semplice domanda della giornalista, il ministro così risponde: “So che è un tema delicato per le imprese; la partecipazione non va imposta. Ma ci stiamo lavorando”. La ragionevole previsione è che domani il ministro chiederà al tavolo con le imprese: “Sareste così gentili da consentire ai vostri dipendenti di mettere bocca sulla gestione delle aziende?”.

Quelli risponderanno: “Volentieri, però dovreste cambiare il codice civile. A meno che il governo non si accontenti di imporre la cogestione solo agli imprenditori che non vedono l’ora di farsi dire dai sindacati che cosa fare”. Così la disoccupazione cresce e la Fornero si prepara a candidarsi alle elezioni.

Giorgio Meletti - 04 settembre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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