sabato 26 maggio 2012

M5S - Piero Ignazi, politologo: “Sopravviveranno se andranno a destra”

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Piero Ignazi, politologo sessantenne con cattedra di Politica Comparata all’Università di Bologna, nei suoi libri ha parlato di “nuovi radicali”, “polo escluso”, “utopia concreta” , “post fascisti” e “seduzione populista”. Nessuna di queste immagini, secondo lui, possono oggi
essere accostate al Movimento 5 Stelle. “La loro non è utopia e neanche populismo. Sintetizzando la definirei protesta pragmatica, enfatizzata e spettacolarizzata da Grillo”.


Il Movimento 5 Stelle durerà?
Troppo presto per dirlo. È già successo che sia finita quasi subito, ad esempio con l’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini. Di sicuro, se durerà, dovrà cambiare. Affrontando una fase di istituzionalizzazione che sarebbe inevitabile a fronte di un chiaro successo alle prossime elezioni politiche. Se vogliono sopravvivere, devono istituzionalizzarsi . Non c’è altra strada.
Gli scontri interni, spesso incentrati sul ruolo dominante di Grillo, non sembrano per loro incoraggianti. Da cosa dipende la sopravvivenza?
Da molti aspetti, tra cui un dato a favore del Movimento: l’ampia fascia di elettorato libero. Soprattutto nel centrodestra. E proprio da lì dipenderà il successo definitivo. Nel programma del Movimento 5 Stelle ci sono sicuramente più idee associabili alla sinistra che non al liberismo berlusconiano, ma adesso la loro sfida è fare il pieno nel centro-destra.
Catalizzando i voti della Lega e non solo, a giudicare dal ballottaggio di Parma.
Tra gli elettori del centrodestra c’è molta ostilità. E il Movimento di Grillo la attira fatalmente. È un aspetto fondamentale. A quel punto, e Parma è emblematica, una parte di elettorato berlusconiano vota Grillo per fare un dispetto alla sinistra (che è sempre un bel motivo per loro). E l’altra parte lo vota perché avverte qualcosa di affine.
L’erosione dei voti a sinistra è già finita?
No. Il nucleo fondante rimane quello: i fedelissimi di Grillo sono principalmente delusi di sinistra. Ma i sostenitori della prima ora dei 5 Stelle non avrebbero mai portato alle cifre attuali. Il segretario del Pd di Bologna, commentando la vittoria risicata a Budrio, ha ammesso chiaramente che la situazione è molto meno rosea di quanto si vuol far credere.
Bersani pensa il contrario.
La sua retorica è comprensibile, vuole infondere entusiasmo e sicurezza. Il Movimento 5 Stelle, per avere successo, ha bisogno di un tessuto culturale denso: persone che leggono, che navigano in Rete, che si informano. L’Emilia Romagna è il teatro perfetto e le elezioni, sin dal 2010, ne sono la prova. Ma ripeto: se il botto vero ci sarà, sarà a destra. A sinistra Grillo può rosicchiare ancora qualcosa, ma non molto di più. A destra c’è invece tanto spazio da occupare.
Per il Pd, e per molti intellettuali, il Movimento 5 Stelle fa leva su populismo e demagogia.
È semplicistico. La protesta c’è e Grillo fa i suoi show, ma dietro ci sono molte idee positive. E concrete. Non si limita allo sterile abbaiamento alla Luna di Bossi. Penso all’attenzione per l’ambiente, per Internet. O alla lotta alle spese folli della politica.
Il programma è un po’ specifico. Forse di nicchia.
Erano specifici anche i programmi dei partiti veri, fino a vent’anni fa. Soprattutto sui temi ambientali. Poi si sono allargati e ramificati. Non sempre in meglio.
Perché il Movimento 5 Stelle è fortissimo e del Popolo Viola si sente parlare molto meno?
Credo che le due cose siano legate, anzi sono convinto che gran parte della società civile abbia trovato in questa realtà politica ciò che cercava. Indebolendo anzitutto Sinistra e Libertà e Italia dei Valori. Sono comunque felice che Grillo mi abbia dato ragione su un punto.
Quale?
In molti libri ho scritto che, in Italia, la nuova fase di protesta sarebbe rimasta in ambiti pienamente democratici. Grillo lo ha ribadito e dimostrato: in Francia votano Le Pen, in Grecia i neo-nazisti, da noi il Movimento 5 Stelle.

Andrea Scanzi - 26 maggio 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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