sabato 26 maggio 2012

BERLUSCONI SI CANDIDA AL COLLE MA LASCIA IL PDL IN MACERIE

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LA NOVITÀ EPOCALE

Silvio Berlusconi ha la faccia cupa, tirata. La mascella è serrata e si muove. Digrigna i denti per tutto il tempo. Angelino Alfano, accanto a lui, fa la parte del primo ministro di Maria
Antonietta: “Il popolo ha fame, manca il pane”. E il Cavaliere risponde come la regina francese: “Se non hanno il pane, mangino le brioche”.

In questo caso le brioche sono le riforme istituzionali con la “novità epocale” dell’elezione diretta del presidente della Repubblica. Perdipiù una brioche ad personam, ovviamente. Perché adesso il sogno di B. è ufficialmente il Quirinale. Magari da eletto. Gli italiani sono incazzati per la crisi economica e quel che resta del Pdl e del centrodestra se ne esce con il presidenzialismo di marca transalpina, il doppio turno e le primarie per scegliere il candidato-premier.

Palazzo Madama, venti minuti a mezzogiorno. La sala Koch è al primo piano. Berlusconi ricompare assieme ad Alfano per arginare il terremoto in corso nel Pdl, tra tentazioni di spacchettamento (le liste civiche modello Grillo) e di azzeramento dei vertici (via le facce vecchie e stanche della nomenklatura). Sarebbe il giorno della “novità epocale”, promessa da B. e Alfano settimane orsono. L’attesa è spasmodica. Quale sarà la rivoluzione della destra italiana, ormai alla gogna persino dotto: qui non si cambierà il Porcellum figuriamoci il modello della repubblica. Sia il leghi-sta Calderoli sia il democrat Fioroni usano la stessa immagine. Quella dell’immobilismo gattopardesco. Insomma, ammuina o fuffa tattica, per tentare di tirare fuori dall’angolo il Pdl. L’unica emozione della conferenza stampa è in un lapsus, anzi gaffe di Alfano, che si rivolge a B così: “Come dice il presidente della Repubblica, volevo dire il presidente Berlusconi”. Il segretario del Pdl sembra la triste spalla di un triste comico a fine carriera. Il Cavaliere afferra al volo la gaffe-assist. Non si candiderà più per Palazzo Chigi ma sogna il Quirinale con eloquio pensoso e solenne. Gli chiedono: “Si candiderà per la presidenza della Repubblica?”. Risponde: “Farò quello che mi chiederà il Popolo della libertà. Non è una mia ambizione personale ma ci sono delle responsabilità che non si possono ignorare”.

Lo schema è il seguente, rivelato da un ex ministro berlusconiano: “Berlusconi al Quirinale e Alfano a Palazzo Chigi”. Il modo migliore per allontanare una confederazione dei moderati con Casini (e Passera) e Montezemolo. Il presidenzialismo del Pdl partirà subito al Senato. La speranza è di iniziare una trattativa offrendo la legge elettorale all’opposizione. Poco o niente, invece, sul futuro del Pdl. B. ammette che non ci sono “preclusioni” per liste civiche nel centrodestra ma nega divisioni e litigi: “Siamo saldi e compatti”. Nega ogni ammirazione o paragone con Grillo: “Siamo all’opposto”. Nella sala Koch sono tanti gli esponenti del Pdl seduti o in piedi. C’è pure l’ex detenuto della P4 Alfonso Papa, in memoria del partito degli onesti che segnò il debutto di Alfano alla segreteria del partito. L’ammuina di ieri non ha placato però i mal di pancia interni. Lo show della tragedia berlusconiana, che ha trasfigurato il carisma del Capo in anarchia e guerra per bande, continuerà.

Fabrizio d’Esposito - 26 maggio 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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