giovedì 3 maggio 2012

Guerra nella Lega: Bossi si ricandida

MARONI “SCATENA” LA RIVOLTA WEB
Rosi Mauro pronta a un gruppo filo-Senatur in Senato

Altro che pace ritrovata. La Lega si mostra nuovamente per quello che è: profondamente spaccata in due. Un ritorno in trincea tra bossiani e maroniani ad appena quattro giorni dalle
amministrative che si annunciano una sconfitta certa ovunque, tolta la Verona del sindaco Flavio Tosi.

Ed è Umberto Bossi, dopo le lacrime mostrate a Bergamo e le scuse per aver candidato i figli con relativo passo indietro e incoronazione di Roberto Maroni suo successore, a mostrare i muscoli: “La Lega è mia, non la mollo”. Lo ha ripetuto anche ieri sera a un comizio a Cassano Magnago: “Per forza” che mi ricandido . Lo aveva ribadito nel pomeriggio in via Bellerio, dove si è chiuso al mattino per uscire solo a fine pomeriggio e dopo aver imposto a La Padania di pubblicare un tagliando “vota il tuo segretario”. Il Senatùr è sempre più fermo nella decisione presa e annunciata il primo maggio dal palco del Lega unita day: candidarsi a segretario federale del Carroccio contro l’ex titolare del Viminale. Che non l’ha presa bene.
Tanto da aver preferito non intervenire, come era invece previsto, in chiusura a Zanica. Ha affidato il suo commento a facebook, in cui ha sottolineato che la dichiarazione di Bossi è arrivata “a sorpresa” e che “la battaglia continua, in tutti i sensi”. Infine ha chiamato a raccolta “tutti i barbari sognanti”, il suo esercito di militanti. Poi, a tarda notte, Maroni ha inviato un sms al solito gruppo ristretto di amici: “Dobbiamo andare avanti”. Perché dietro Bossi c’è il Cerchio Magico che tenta di riorganizzarsi. Rosi Mauro sta riorganizzando le forze in Senato, dove i maroniani sono sempre stati in minoranza, con l’intenzione di dare vita a un gruppo di transfughi di stretta osservanza bossiana. Con lei da subito si è schierato Bodega, poi Piergiorgio Stiffoni, cacciato appena tre giorni fa dal Carroccio, seguito da Giovanni Torri e altri che al momento guardano al campo di battaglia. Dove per primo ieri si è mosso Roberto Castelli. "Se Bossi conferma di volersi candidare , è meglio presentarsi con una candidatura unica al congresso per garantire l’unità del partito”.

Poi, nella battaglia tra fazioni, è toccato ai generali maroniani di punta: i sindaci Attilio Fontana e Flavio Tosi. “Alla fine l’unico candidato sarà Maroni”, diffonde via agenzie di stampa il primo cittadino di Varese, in mattinata. A fine pomeriggio, quando è ormai certa la volontà di Bossi di andare fino in fondo, Tosi affonda: “La sua candidatura è francamente inopportuna, a decidere saranno comunque i militanti. Naturalmente il sottoscritto si augura che” il nuovo segretario “sia Maroni”.

Il tentativo di gettare acqua sul fuoco è arrivato dal triumviro Roberto Calderoli. “Non mi sembra il momento di pensare alle candidature”, ha abbozzato ai microfoni del Tg4. Certo Calderoli era sul palco di Zanica e annuiva con vigore mentre Bossi lanciava la sua corsa alla guida del Carroccio. “Ma quella è abitudine, un po’ come Fede con Berlusconi”, fa notare un deputato leghista con casacca da colonnello maroniano.

Certo è che ieri Calderoli è stato l’unico dei capi a trascorrere del tempo insieme a Bossi in via Bellerio. Il Senatùr era “caricato a molla” quando è entrato nella redazione de La Padania per imporre che il giornale di partito pubblichi da oggi un tagliando con scritto “vota il tuo segretario”. Devono decidere i militanti? Bene, cominciamo a tastare il polso, ha pensato Bossi, ancora legato ai vecchi mezzi di comunicazione. E forse ha ragione, perché buona parte dei militanti leghisti non possiede neanche un computer, figurarsi se sa cos’è facebook. Sul social network imperversano invece i barbari sognanti di Maroni. E sulla sua pagina è andata in scena la rivolta contro Bossi. C'è chi promette di ridurre in brandelli la tessera del Carroccio nel caso in cui il Senatur non dovesse arretrare. “Voto leghista da 20 anni, ma se c'è ancora Bossi, voterò Grillo. Maroni pulizia vera! Bossi fora dei bal". La rabbia è palese, tant'è che in più di un post cade l'ultimo tabù: la malattia del Capo. “Bossi all’ospizio”; “In casa di riposo subito”; “E' meglio che cominci a stare a casa plaid e minestrina”. In tanti, tantissimi, chiedono il passo indietro di Bossi annunciato più volte ma ieri, a sorpresa, ritrattato. “Vada in pensione e cominci più a seguire i suoi figli da padre che è meglio”; “largo ai giovani? meritocrazia? con Bossi fra i piedi niente è credibile”, scrive un militante leghista.

La parola d’ordine è “Maroni segretario”, sul social network e anche ai microfoni di Radio Padania. “La ricandidatura di Bossi è una forma di trasformismo che dalla Lega non accetto”. In pochi difendono il vecchio Capo. Maroni, intanto, temporeggia. A fine serata rilancia la necessità di fare pulizia interna al partito perché “non è ancora finita”, ribadisce. E poi va un comizio a Cuneo, quello della sua Lega. L’altra metà del partito è a Cassano. Intanto sui telefonini dei maroniani l’invito a comprare la Padania e scrivere Maroni sul tagliandi-no voluto dal Senatùr. Anche questa è una guerra.

Davide Vecchi - 03 maggio 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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