mercoledì 12 settembre 2012

DEL PORCELLUM NON SI BUTTA VIA NIENTE (di Caterina Perniconi)


L’intesa sulla legge elettorale non c’è per ora si resta alle vecchie regole

La scoperta è di quelle storiche: l’accordo sulla legge elettorale non c’è e la prossima settimana il Senato non ne discuterà. Dopo un’estate di annunci balneari, è arrivata l’ammissione lapalissiana dell’impossibilità d’intesa nella maggioranza sul sistema che ci
porterà alle urne. Anzi, in un momento di totale confusione, il Porcellum gode di ottima salute. E anche della stima di molti partiti.

Per dirla con Matteo Renzi, “per riconquistare la fiducia degli elettori basterebbero poche norme”, tra cui senza dubbio questa riforma. Invece lo spettacolo che il Parlamento sta offrendo non è all’altezza dell’obiettivo. Le proposte fino a oggi sul tavolo assomigliano tutte a un superporcellum, con una parte dei candidati che resterebbe nominato dalle segreterie e l’esclusione dei partiti minori. Ma se fino a qui nessuno si era domandato se la legge fosse peggiore della precedente, ora lo scontro si è spostato sul piano delle convenienze e il messaggio è chiaro. I democratici vogliono un premio alla coalizione del 15% che gli permetta la “governabilità”, (leggasi maggioranza assoluta per non ripetere l’esperienza Prodi). Il Pdl, che notoriamente non è la Caritas, non ha intenzione di dimezzare i propri voti per raddoppiare quelli altrui e risponde con un laconico “troppa grazia”. Allora le posizioni si allontanano e la riforma pure, con il rischio che se una modifica avverrà, a sceglierla saranno solo Pdl e Udc.

“Finisce che ci fregano” era la frase più ripetuta tra i parlamentari del Pd ieri a Montecitorio. Perché se i democratici non “molleranno” il tanto richiesto premio alla coalizione, il Pdl non concederà i collegi e andrà avanti con le preferenze. Anche ieri c’è stato un incontro tra gli sherpa dei due partiti maggiori per trovare una soluzione. Ovviamente nell’interesse della propria formazione e non dei cittadini che chiedono a gran voce (l’anno scorso con un milione di firme per il referendum bocciato dalla Corte Costituzionale) una nuova legge.

Quel che potrebbe venir fuori alla fine, come ha spiegato ieri Gaetano Quagliariello, è una “legge di transizione”, ovvero un “biscotto” al Pd (favorito), che porti verso una grande coalizione “costituente” per la prossima legislatura. “Si è rinunciato a fare una legge di sistema, una riforma chiaramente maggioritaria – ha detto il senatore del Pdl, che evidentemente ha perso le speranze – ci abbiamo provato con lo scambio maggioritario-doppio turno, e ci hanno risposto no. Ci abbiamo provato proponendo un accordo sul sistema spagnolo, e ci è stato detto no. Se vogliamo cambiare, resta la strada di una riforma di transizione, per poter poi, nella prossima legislatura, fare una legislatura costituente e una legge elettorale adeguata”.

La lettura non sembra miope e nemmeno l’esempio che il senatore fa dopo: “Ieri il Pd sosteneva l’agenda-Monti, e invece Vendola, l’alleato prediletto, presentava un referendum contro la legge Fornero, caposaldo dell’agenda-Monti. É facile profezia pensare che se le coalizione si costruiscono così i problemi, quando si fanno importanti, sono destinati a morire”. Alla summer school della sua associazione, Quagliariello ieri ha ospitato un derby non solo calcistico tra l’interista Ignazio La Russa e il milanista Roberto Maroni. “Mi sembra che Pdl, Pd e Udc siano nella palude – ha spiegato il nuovo leader del Carroccio – la situazione è bloccata”. Mentre l’esponente del Pdl si è dichiarato favorevole “più al premio per i partiti che a quello per le coalizioni”. La Lega è contraria perchè “si deve dire prima delle elezioni con quale programma si intende governare, con quali alleanze e con quale premier, altrimenti si torna indietro di 20 anni”. La Russa non concorda: “In linea di principio ha ragione Maroni ma negli ultimi anni ci sono state forti critiche proprio sulle coalizioni forzate”, facendo forse riferimento anche allo “scomodo” alleato leghista. E mentre il presidente della Commissione Affari costituzionali, Carlo Vizzini, chiede a tutti di indietreggiare allentando il clima da battaglia, ci pensa Pier Luigi Bersani a spiegare che la guerra è invece aperta: “Se nella riforma qualcuno volesse varare un sistema seccamente proporzionale, dovrà vedersela con il Pd, perché è fondamentale che la sera delle elezioni il mondo veda che in Italia c’è qualcuno che può governare, altrimenti viene uno tsunami sul Paese”. O forse solo sui partiti che non sembrano intenzionati a cambiare la legge.

Caterina Perniconi - 12 settembre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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