giovedì 14 giugno 2012

5 STELLE DI GOVERNO (5 opinioni)

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Nell’intervista al “Fatto”, Grillo inedito passa alle proposte E Tavolazzi riaccusa: a Parma non mi ha voluto assessore

Devo darmi una calmata nell’attaccare i partiti, anzi devo convincere la gente a fare politica, a impegnarsi, a partecipare. È una fase nuova, dobbiamo cambiare un po’ tutti, anch’io. La liquefazione del sistema è talmente veloce che domani rischiamo di svegliarci e non trovarli
più. E poi come si fa? Non siamo pronti a riempire un vuoto così grande”. È tutta qui la chiave dell’intervista a Grillo che ieri il Fatto Quotidiano ha pubblicato. Sì, perché Grillo, come notano anche coloro che abbiamo interpellato ieri, usa dei toni insoliti, di chi sta cercando di passare dalla protesta alla proposta. E dunque, da una parte è ironico nei confronti dei partiti in caduta libera, dall’altra si trova a dover accelerare in maniera quasi inaspettata. Il processo
che deve compiere, infatti, non è semplicissimo, soprattutto se la proposta a questo punto non può che avere l’obiettivo di governare (se non in prima persona, come Grillo ribadisce, con il suo movimento), visto che i sondaggi lo danno addirittura al 20 per cento e in continua ascesa. Con una premessa (“fosse per me ci saremmo fermati alle regioni e ai comuni”), Grillo abbozza una serie di riforme possibili. Prima di tutto, referendum popolari propositivi per decidere in materie come l’euro, la politica estera, la cittadinanza, l’immigrazione, la bioetica. E poi, ancorare la nuova legge elettorale alla Costituzione. E le class action, i bilanci partecipativi, le nazionalizzazioni. È proprio sul delicato nodo di governare che tutti gli interpellati esprimono qualche perplessità, da Barbara Spinelli, a Giancarlo Galan, passando per Deborah Serracchiani e Corradino Mineo. Mentre Antonio Di Pietro ci tiene a marcare non le differenze, ma le contiguità con Grillo: “Prendo atto che è d’accordo con me”, dice. Una proposta in piena regola di alleanza?

Ieri intanto non è mancata la polemica. Tavolazzi ha replicato sul suo blog all’intervista, quando Grillo lo accusa di avere “la testa a forma di partito”, e di non aver avuto bisogno di espellerlo, perché non era iscritto. E poi sostiene di non aver più sentito Pizzarotti da quando è diventato sindaco di Parma, e dunque di non averlo influenzato nella scelta di non farlo diventare assessore. Tavolazzi ribadisce di essere stato espulso. Non solo. Racconta su Pizzarotti: “Con lui e non solo hanno parlato sia Beppe che Casaleggio, minacciando che si sarebbero tirati indietro dal MoVimento, qualora Federico avesse nominato me Direttore generale a Parma”. E poi fa una domanda: “Anche se fosse vero quello che dice di me, perché ha espulso tutti i ragazzi della lista Progetto per Ferrara e tutti quelli della Lista di Cento?”

LEADER IDV
“Prendo atto che ha le nostre stesse idee”
di Antonio Di Pietro
Sono dichiarazioni di un Grillo diverso da quello che siamo abituati a vedere nelle piazze. Ha capito che dalle parole deve passare ai fatti. E dunque, deve decidere se assumersi la responsabilità di proporre una politica che serva agli interessi di tutti i cittadini. Sente il peso delle responsabilità che gli stanno sulle spalle e quindi calibra le parole come mai. Si sta ponendo un obiettivo: contribuire al ricambio generazionale della classe politica. Come noi dell’Idv. Questo è il pre-programma. Poi, anche lui potrebbe trovarsi ad affrontare il problema di trovarsi qualche riciclato mascherato per essere eletto e farsi gli affari propri. Come è successo a me.
Noi dell’Idv, d’altra parte, siamo nati prima e nello stesso modo del movimento di Grillo. Infatti, allega le stesse proposte dell’Idv: la non compatibilità dei doppi incarichi, per esempio. Molti progetti li abbiamo discussi anche noi assieme a Casaleggio. Per il resto, non credo ci sia bisogno di Grillo per dire che non si può passare da Porcellum a Porcellum. E sull’importanza dei referendum, ricordo che negli ultimi noi siamo stati tra i primi a raccogliere le firme. Prendo atto che Grillo è d'accordo con me.

EX MINISTRO PDL
“Mi ricorda i primi tempi di Forza Italia”
di Giancarlo Galan
Condivido la modernità di Grillo. La concezione che lui ha dei partiti. Mi piace quello che dice sulla scelta dei candidati: nessun condannato, niente riciclati, competenza e professionalità. Lo abbiamo fatto noi nel ‘94 con Forza Italia. Dopodichè è tutto condito da un populismo esasperato, da una mitizzazione della rete, dello streaming. Ma l’Italia è fatta anche dei pensionati e da altri aspetti: neanche tutti i giornalisti sanno usare il computer. E ancora non mi convince la sua demagogia sfrenata: come si fa a dire la Tav non serve a niente? Ora voglio vedere cosa succede con l’inceneritore di Parma, perchè i permessi sono tutti a posto. Infine, non condivido la concezione vetero-statalista di concepire che i beni comuni devono ritornare allo Stato. Tutto il mondo e il buonsenso vanno nella direzione opposta. Nell’intervista Marco Travaglio fa la domanda chiave, la più corretta: “Dopo però bisogna governare”. E lì casca tutto nella risposta, perché col populismo non si governa: il dovere di chi ha un incarico non è far decidere tutto al popolo. Chi governa ha il dovere di scegliere il meglio per il popolo.

EUROPARLAMENTARE PD
“Resta nel vago perché governare è difficile”
di Deborah Serracchiani
Grillo è un formidabile catalizzatore di sentimenti, legittimi fastidi e schiette incazzature che circolano tra molti cittadini italiani. La sua forza risiede nel rifiuto integrale di tutto un sistema, in un j’accuse che non ammette replica. È effettivamente il moltiplicatore di un malcontento che non ha trovato adeguato ascolto nei partiti del centrosinistra. Ed è una sirena allettante per il silenzioso popolo di centro-destra, orfano a modo suo di un altro uomo di spettacolo. Può la sua formula funzionare? Sta funzionando, e quindi si dovrebbe ritenere di sì. Ma le società complesse come la nostra non si governano con ricette semplici, e Grillo e la sua cerchia lo sanno bene. Per questo deve ripetere che rimane fuori dalla mischia, puro dalla contaminazione del potere. Per questo bisogna fermarsi agli slogan, quando si tratta di passare alla proposta. Ecco allora le idee di uscire dall’euro, di cambiare la Costituzione “se gli italiani vorranno” (che vuol dire?), di nazionalizzare le società o di non voler governare il Paese. La storia della nostra Repubblica, però, è anche storia di intelligenza e generosità. Vorrei che ogni tanto Grillo lo dicesse. E che mi togliesse così ogni sospetto di voler semplicemente sostituirsi a quelli che ci sono ora.

DIRETTORE RAI NEWS
“Dire che tutti gli altri sono cattivi non è una soluzione”
di Corradino Mineo
La mia sensazione è che nell’intervista al “Fatto” ci siano due Grillo. Uno realista e convincente. Quando dice “fosse dipeso da me ci saremo fermati ai comuni e alle regioni…” o quando afferma di temere (persino!) che la decomposizione dei partiti proceda troppo in fretta.
Ma c’è anche il Beppe Grillo che si loda e s’imbroda. “Poveretti, si illudono di copiarci…Saviano, Passera, Montezemolo.”.
Ora io credo che il successo del “Movimento 5 stelle ” sia un sintomo importante della crisi economica, politica e culturale, ma non la soluzione e neanche una soluzione. Fa bene Marco Travaglio a chiedere a Beppe Grillo se ha intenzione di proporre l’uscita dall’euro. Perché alle politiche, per fare il 20 per cento, non basterà invocare la democrazia diretta, e dire che tutti gli altri sono cattivi.

L’EDITORIALISTA
“Nel ruolo di salvatore è a disagio: non si sente pronto”
di Barbara Spinelli
Grillo mi fa pensare a quel che raccontava Emile Cioran dei suoi lettori: “Mi prendono troppo sul serio. Io scrivo che il mondo va verso la rovina, e ricevo lettere agitate dal Giappone e dalla Cina che chiedono: ‘Precisamente a che ora e in che giorno finirà il mondo?’”. Così Grillo intervistato da Travaglio. L’enormità del successo gli dà il capogiro: “Non esagerate a prendermi alla lettera!”. Sono le parole esatte che Cioran, persona squisitamente gentile, inviava agli allarmatissimi lettori. Se ne potrebbe dedurre che Grillo sia un apocalittico: secondo me non lo è. Non è nemmeno un antipolitico, visto che chiede ai giovani più impegno politico. Né è un demagogo, che trascina per comandare. Non escludo che il potere gli piaccia, ma non credo gli piaccia molto. Il ruolo di salvatore l’infastidisce, e quasi si ritrae: “Non siamo pronti a riempire un vuoto così grande”. Leggendo l’intervista, mi dico che scatta una fotografia abbastanza fedele della realtà. Ma non molto più di una fotografia. Avevo fame di parole su un’altra crescita economica, sull’Europa e l’euro da salvare, e resto con la mia fame. Sono contenta di una cosa, però: che dia interviste e non partecipi a talk show.

a cura di Wanda Marra - 14 giugno 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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