IL GOVERNO PRESENTA LA LEGGE DI STABILITÀ PER IL 2013: VALE 11,6 MILIARDI DI EURO
Non è una manovra. Il governo ci tiene che sia chiaro: i saldi rimangono invariati, solo che per finanziare qualche spesa e la cancellazione dell’aumento dell’Iva nel 2013 bisogna trovare i soldi da qualche altro capitolo del bilancio. E infatti la legge di Stabilità esaminata ieri dal
Consiglio dei ministri si occupa di trovare 11,6 miliardi nel triennio 2013-2015. Insomma, non è una manovra ma i tagli ci sono eccome. Anzi, arrivano fino allo spegnimento dei lampioni - già ribattezzato “Cieli bui” - per risparmiare in corrente elettrica: detto nell’arido linguaggio della legge, si prevede “spegnimento dell’illuminazione ovvero suo affievolimento, anche automatico, attraverso appositi dispositivi, durante tutte o parte delle
ore notturne”. Segue specifico decreto di palazzo Chigi per regolare la materia. Da questo provvedimento, ovviamente, arriveranno solo spiccioli, ma Mario Monti e Vittorio Grilli hanno usato anche la mannaia vera: la spending review sulla sanità – i risparmi obbligatori in capo al comparto - è stata aggravata per 1,5 miliardi, mentre altri 2,2 miliardi verranno sottratti al finanziamento delle Regioni, soprattutto quelle a statuto speciale (oltre il 50%).
Scontate le reazioni: i governatori sono furibondi e in Parlamento queste misure non piacciono affatto ad Italia dei Valori e Pd (“dopo 21 miliardi di tagli, aggiungere altri 1,5 miliardi significa volere il tracollo definitivo della sanità pubblica”, dice Ignazio Marino, Pd).
Poco piacevole, ma bisognerà controllare nel dettaglio, potrebbe essere anche l’annunciato taglio sulle agevolazioni, detrazioni e deduzioni fiscali (“a fini di equità”, è la curiosa definizione). Un fronte sicuramente caldo, invece, sarà quello dei lavoratori statali: il governo conferma il blocco al rinnovo dei contratti fino al 2014, ma in più nega ai suoi dipendenti anche la cosiddetta “indennità di vacanza” con cui avrebbero recuperato almeno un po’ di inflazione e gli taglia anche un pezzo dei permessi per l’assistenza ai malati (se non riguardano moglie o figli, verranno retribuiti al 50%). Quanto al resto, viene approfondita la revisione della spesa di luglio su tutta la pubblica amministrazione (dalle auto agli immobili al costo delle intercettazioni telefoniche fino ai patronati), vietando persino a qualunque ente di aprire cantieri se non si possiedono già “le risorse finanziare, anche in termini di cassa”.
Non di soli tagli vive, però, la nuova versione della Finanziaria. C’è anche qualche spesa: sei miliardi e mezzo sono serviti per evitare che l’Iva si alzasse di un punto il prossimo giugno, gli esodati saranno coperti coi soldi del Fondo Letta per l’economia, mentre quasi tutto il resto se ne va nelle grandi infrastrutture tanto care al ministro Passera. Il governo, per dire, ha stanziato altri soldi per la Torino-Lione: al Tav vanno 160 milioni di euro nel 2013, 100 l’anno dopo e 530 nel 2015 (quasi 800 milioni in totale). Sempre meno che al Mose, il sistema di dighe mobili che dovrebbe risparmiare a Venezia il fenomeno dell’acqua alta: 1,25 miliardi in quattro anni (50 milioni nel 2013 e 400 l’anno fino al 2016). A questi vanno aggiunti almeno gli 800 milioni concessi a Ferrovie dello Stato per investimenti e manutenzione straordinaria, più altri 300 all’Anas con la stessa missione e, come nota di colore, 58 milioni per la ristrutturazione della sede Nato di Bruxelles.
Per qualche cantiere che si apre, però, ce n’è uno a cui l’Italia dice addio per sempre: nel ddl Stabilità vengono stanziati 300 milioni per pagare le penali dovute alla “mancata realizzazione” del Ponte sullo Stretto di Messina. Il Tesoro non si fa risparmia nemmeno una di quelle incomprensibili disposizioni all’italiana: la regione Campania si becca 160 milioni per una legge di 22 anni fa che riguardava gli anni 1987-89.
Nulla a che fare né con tagli né con entrate, ma ieri il governo italiano ha anche dato il suo assenso all’imposizione della Tobin tax sulle transazioni finanziarie insieme ad altri 10 paesi europei: è difficile, però, che il gettito arrivi nei Paesi membri. Novità anche sull’Imu alla Chiesa: il governo ha cambiato la legge per venire incontro ai rilievi del Consiglio di Stato. “Sarà tutto pronto entro il 2013”, si legge in un comunicato.
Marco Palombi - 10 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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