Primarie vere o primarie di nomenklatura? Quelle vere esigono un minimo di regole. Allo scopo di impedire l’obbrobrio dei voti comprati a cinque o dieci euro (immigrati ed emarginati) e l’indecenza delle truppe cammellate. Per il resto, le regole dovrebbero aver di mira la più ampia partecipazione possibile e lo scontro “ad armi pari” fra i contendenti. Quelle decise da
Bersani e i capicorrente Pd hanno questi nobili scopi? Una sola, anzi mezza. Il doppio turno. Quando ci sono più candidati bisogna sempre avere un secondo turno tra i due più votati, se nessuno ha superato al primo il 50%. Solo così si incoraggia la pluralità delle candidature, altrimenti un candidato “moderato” rinuncia per non danneggiare un altro “moderato”, e analogamente tra i candidati “progressisti”. Al secondo turno, però, deve poter votare anche chi al primo è restato a casa. Scopo dichiarato delle primarie è infatti galvanizzare e mobilitare tutti i potenziali cittadini di uno schieramento, un ballottaggio più interessante o inedito del previsto può coinvolgere elettori fino ad allora apatici e disillusi.
Paolo Flores d'Arcais |
Infine: perché mai le regole di primarie che devono essere di coalizione le decide un solo partito? E perché si pretende che chi si reca ai gazebo firmi una specie di giuramento sulla identità di tale coalizione, quando è evidente che la scelta dei contenuti programmatici e relativi confini delle alleanze spettano ai cittadini che partecipano alle primarie? Primarie vere o primarie di nomenklatura?
Paolo Flores d’Arcais - 05 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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