sabato 1 settembre 2012

VENDOLA GIURA: “MAI CON L’UDC” E LA BASE DICE: “MEGLIO TONINO” (di Paola Zanca)


In Sicilia Orlando sostiene Fava alla presidenza

Marina di Grosseto
Davanti ai cartoni della pizza, in una di quelle cene dove non esiste il piatto mio e il piatto tuo, la ragazza lo racconta con gli occhi sorridenti: “Ho incontrato uno che mi ha detto: ‘Sai che vi invidio? Ancora ci credete, ancora avete coraggio..’”. Io gli ho risposto: ‘Se vuoi
facciamo a metà’”. Magari si potesse fare come con le fette di margherita, eppure qui, in una pineta della Maremma, i ragazzi di Tilt ci stanno provando. Da tre giorni sono nel “loro” campeggio - completamente autofinanziato - per discutere di diritti, di lavoro, di crisi. Vengono da associazioni diverse, molti sono iscritti o simpatizzanti di Sinistra e Libertà, qualcuno ha la tessera Idv. Per questo è interessante guardarla da qui, la costruzione del nuovo centrosinistra.

“Non ci piace ma ci serve”
Loro vogliono “giocare per vincere”: “Basta vedere gli ospiti che abbiamo invitato”, spiega Maria Pia Pizzolante, portavoce di Tilt. C’è Antonio Di Pietro, ci sono i sindaci Massimo Zedda e Luigi De Magistris, c’è Nichi Vendola, c’è Ivan Scalfarotto. Guarda caso, manca solo l’Udc. Qui l’ipotesi di un centrosinistra allargato al partito di Casini non è nemmeno da nominare. E nemmeno il rapporto privilegiato che Nichi Vendola ha deciso di intraprendere con il Pd non è che sia visto esattamente di buon occhio. Ma giocano per vincere, e sanno che da soli non si va da nessuna parte. Così, quando arriva Antonio Di Pietro lo accerchiano: “Presidente, questa è la maglietta della nostra associazione, la vuole?”. Lui si fa prendere dalla voglia di piacere: sfila immediatamente la camicia e indossa la t-shirt sui pantaloni a vita alta. Il leader Idv parla per due ore. E di certo non blandisce la platea: dice che se tornasse indietro direbbe ancora no alla commissione d’inchiesta sul G8 di Genova (perchè non può vedere uno “con un estintore contro una camionetta della polizia”) così come non chiuderebbe la società Stretto di Messina, come fece da ministro. Quando gli chiedono se è di destra o di sinistra, si perde in ricostruzioni storiche che arrivano fino “alle foibe”. Ma sono gli stessi ragazzi di Tilt a riconoscere che è l’unico, insieme alla Fiom, ad aver cominciato a raccogliere le firme contro la riforma Fornero. E a riconoscere che, piaccia o non piaccia, “Di Pietro ci serve”. Lui spiega che sta tentando l’operazione impossibile: convincere il “fronte dei non allineati” (Sel, Idv, Fiom) a confluire in un’unica lista, abbandonando i simboli di partito. Ammette che anche tra i suoi incontrerebbe più di una resistenza. Eppure è convinto che questo sia l’unico modo per costringere il Pd a girare le spalle a Casini. Se Bersani si ritrova una forza di sinistra così importante, è a quella che dovrà chiedere di fare da stampella. A Tilt l’idea piace anche se temono possa rivelarsi “un bluff”, con le sigle di partito che scompaiono per riapparire un minuto dopo le elezioni (con tutti i distinguo del caso). Sempre meglio, insistono, che pensare anche solo di prendere un caffè con gli amici di Cuffaro.

“Mai con Casini”
Tutto però sembra risolto (o quanto meno rinviato). Ieri, l'assemblea nazionale di Sel ha votato praticamente all'unanimità (il contro-documento di Alfonso Gianni ha preso 8 voti) la linea Vendola. Ovvero: nessuna alleanza con l'Udc, né prima né dopo il voto e accordo con il Pd su un programma preciso. Vendola avrebbe chiarito molti dei punti critici su cui ci si era arrovellati nelle ultime settimane. Compreso quello dell'ipotesi della lista “unica” con il Pd. “Si ripercorrerebbe pari pari la storia del voto utile che è già successa con Veltroni – spiega Luigi Nieri, capogruppo di Sel nel La-zio – Sarebbe la morte del nuovo centrosinistra, per questo dobbiamo bloccare una legge elettorale che premia il partito che vince”. Il rischio è uno, confessa qualche vendoliano deluso: i nomi di Sel candidati nelle liste del Pd servirebbero solo a “ridare un posto alle vecchie guardie, pronte a spartirsi posti in Parlamento”.

La “vittoria” siciliana
Mentre a Roma si discute, a Palermo il “sogno” di Tilt è già nato. Ieri, Leoluca Orlando e l’Idv hanno ufficializzato il sostegno a Claudio Fava, candidato di Sel alla presidenza della Sicilia. “Si riparte anche da qui”, spiega Celeste Costantino, segretaria provinciale di Sel a Palermo. Nessun imbarazzo per il Pd che invece sta dalla parte di Rosario Crocetta e dell'Udc: “Purtroppo gli equilibri territoriali sono molto diversi da quelli nazionali: è il Pd che deve chiedersi perchè, in Sicilia, non riesce a esprimere gruppi dirigenti capaci di rappresentare le esigenze di cambiamento dei cittadini”.

Paola Zanca - 01 settembre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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