martedì 18 settembre 2012

RAI, ODDÌO MI SI SONO RISTRETTI I TG (di Carlo Tecce)


Alla Rai dei tecnici parte la fusione dei telegiornali

Il dg Luigi Gubitosi taglia gli operatori.  Un solo operatore, immagini uguali per tutti e tecnologia digitale. L’obiettivo è quello di unificare le varie redazioni in un’unica testata

Quattro telegiornali sono troppi per un’azienda. Quattro telegiornali, che arrancano con mezzi
antiquati sono uno spreco anche per la Rai. Il direttore generale Luigi Gubitosi, per adesso, non vuole ridurre l’informazione di viale Mazzini (anche se il vice Antonio Marano non lo esclude): vuole cambiarle aspetto, questo sì. Rainews è una monoposto, non può affiancare i telegiornali tradizionali poiché procede a una velocità maggiore e costante, sempre attiva e in onda: merita un discorso a parte, già abbastanza definito. Gubitosi vorrebbe tre telegiornali con caratteristiche diverse, quasi opposte, non per sentimenti politici, ma per qualità e generi.

Non ha senso – spiegano in viale Mazzini – ripetere le stesse notizie con accenti contrastanti ogni mezzora, prima il Tg3, poi il Tg1 e infine il Tg2: novanta minuti di servizio pubblico e marcate rivalità, eppure novanta minuti che s’infilano nei palinsesti serali. Un esperimento è pronto per i laboratori: via gli squadroni di operatori esterni, la moltiplicazione di inviati (e costi), la Rai tecnica racconterà gli eventi con i tre giornalisti dei tre schieramenti in compagnia di un'unica telecamera. Messi in conto furibondi litigi fra gli inviati (“Riprendi da qui!”, “No, da lì”, “Non così”), l'azienda avrebbe un risparmio garantito e un flusso di immagini che andrà distribuito fra le varie redazioni e lavorato in casa. Questo è l’antipasto che conduce al piatto principale: i telegiornali in tecnologia digitale. Che non rappresenta una conquista verso la modernità, ma può avvicinare la Rai al presente: non ci crederete, ma i giornalisti girano ancora con le cassette, passano ore al montaggio e coprire un evento equivale a un trasloco tanto gli sforzi e tanta la lentezza. Il direttore generale ha le catene di un bilancio che non trattiene più, sforamenti ovunque, stime pubblicitarie al ribasso, creditori in fila indiana, vuole investire decine di milioni di euro per rifare i telegiornali. Non importa il direttore che indirizza la testata se il materiale di partenza – i filmati e il testo – vanno mescolati insieme.

A fine percorso, la Rai avrà una redazione trasversale, unica, modello Mediaset, però il prezzo e il tempo per l’informazione vanno concentrati, e non dispersi. È lo stesso ragionamento che Gubitosi vuole applicare a Raidue, un canale fallito perché trasformato per un pubblico giovane che preferisce – ed è banale dirlo – i canali tematici oppure i video in Rete. I vertici non hanno bocciato né l’operato di Massimo D'Alessandro (Rai2) né di Mauro Mazza (Rai1), che non riscuotono successi di pubblico: prima le valutazioni, poi decideranno se cambiare timoniere.

Non ci sono dubbi, invece, su Alberto Maccari: il direttore del Tg1 ha un contratto in scadenza al 31 dicembre, e non trascorrerà un giorno in più a Saxa Rubra. Identico trattamento per i pensionati. Gubitosi inizia ad annusare le interferenze politiche, promette: non mi farò condizionare, ma se dovessi cacciare tutti quelli che godono di riferimenti politici, probabilmente resterei solo. Come i dipendenti Rai demansionati, che da anni sono rinchiusi in ufficio a fare nulla. Decine e decine di professionisti, emarginati perché l'azienda ha dirottato milioni di euro all’esterno, a fortunate (e ben conosciute) società di produzione. Gubitosi vuole rimediare a queste storture. Prima di rassegnarsi e portare i libri contabili in tribunale e far diventare la Rai la nuova Alitalia. E pure senza bandiera tricolore.

Carlo Tecce - 18 settembre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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