Lo strano referendum anti-casta
La scritta sul manifesto era accattivante. In tono con i tempi, con il sentir comune: “Firmo per tagliare gli stipendi d’oro dei parlamentari”. Un po’ come il Silvio Berlusconi di qualche tempo fa, quando sui sei per tre lanciava gli slogan tipo: “Meno tasse per tutti”. Difficile essere in
disaccordo. Ecco quindi Maria Di Prato e la sua Unione Popolare, costola nata dall’Udc, ma non parente ai Casini boys, protagonista da mesi di un referendum anti-Casta. A oggi al Fatto dichiara di aver raccolto “un milione e trecentocinquemila firme. Ma ne abbiamo almeno altre duecentomila che non abbiamo fatto in tempo a depositare”. Totale: oltre un milione e
Maria Di Prato |
Sul web, sui siti vi accusano di malafede, o quantomeno di essere dei dilettanti.
Noi dell’Unione lo abbiamo promosso per una valenza politica e formale.
Mi scusi, ma quanti siete in Up?
(Silenzio). (Ancora silenzio) Qualche migliaio.
Più precisa?
Siamo in tutta Italia. Tutti cittadini lavoratori.
Lei è stata nell’Udc.
Anche in questo non ho apprezzato affatto l’atteggiamento dei grillini.
E che c’entrano ora i grillini?
Denigrare e diffamare l’Unione Popolare è stato un passo falso da parte loro.
Ma a cosa si riferisce?
Hanno detto cose non vere. Ci hanno accusato di essere dei “trombati” della Dc e dell’Udc.
Sì, ma lei nell’Udc ci è stata.
Ma nessuno di noi ha avuto un incarico elettivo nel partito. Me compresa.
I casiniani non hanno un gran ricordo di lei.
Ho avuto un ruolo tecnico per due anni, dal 2008 al 2010, come responsabile del dipartimento del merito. Poi ne sono uscita perché... diciamo così, non eravamo sulla stessa linea.
In che senso?
Il Paese ha bisogno di valori, dobbiamo riconquistare una certa etica legata alla meritocrazia.
Giusto. Infatti poi si è avvicinata a Saverio Romano.
Noi vogliamo recuperare i valori di Don Sturzo. Guardiamo al Partito Popolare. Ma siamo stati esclusi dall’Udc prima del Congresso. Davamo fastidio.
Quindi si è buttata sul referendum.
Abbiamo accanto a noi dodici, tredici esperti di diritto che ci appoggiano.
Valerio Onida afferma che le firme sono inutili.
Ma noi sapevamo sin dall’inizio che il referendum si sarebbe votato nel 2014.
Ma non l’avete detto. Quindi dà ragione a chi vi accusa di aver raccolto le firme solo per creare un network utile alle elezioni.
Non abbiamo preso alcun rimborso. Abbiamo fatto tutto di tasca nostra. E abbiamo speso circa 15mila euro.
Ma lei si candiderà?
Unione Popolare sarà presente: non è un delitto voler fare qualcosa perché questo Paese cambi.
Compreso un referendum inutile?
E che dovevamo fare, restare fermi? Restare zitti e buoni? Noi siamo per il merito. E difenderemo il milione e trecentomila persone (più cinque) per quella che noi definiamo “rivoluzione gentile”.
Alessandro Ferrucci - 23 agosto 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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