martedì 12 giugno 2012

VERTICI RAI, L’OMBRA DEL COMMISSARIO

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La guerra dei partiti blocca l’ok a Tarantola e Gubitosi Il governo pensa al blitz. Pressing del Colle sul Pd

Il governo ha sbrigato la pratica Rai, cioè ha spedito un pacchetto già pronto con i nomi di Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi, ora può soltanto pregare che arrivi a destinazione. Perché tocca ai partiti. Come se fosse un evento straordinario, un’eclissi lunare totale. Ci
sono abituati, eppure si agitano dentro e fuori. Finita la sceneggiata per difendere a oltranza il direttore generale Lorenza Lei, i berlusconiani aprono il taccuino e segnano i consiglieri che vogliono eleggere (presto e tanti) in commissione di Vigilanza Rai.

Oggi la bicamerale, su convocazione di Sergio Zavoli, riunisce l’ufficio di presidenza per indire il seggio elettorale che deve esprimere sette consiglieri per viale Mazzini: occorre un preavviso di 48 ore; giovedì è il primo giorno utile, ma non è escluso un rinvio di una settimana. L’ex ministro Paolo Romani (Pdl) non vuole ritardare: “Il governo non ha rispettato le regole e le procedure anticipando l’indicazione del direttore generale - dice l’ex ministro - adesso noi vogliamo scegliere i nostri rappresentanti in Cda. Lo prescrive la legge, perché il Pd s’astiene?”. Più che astenersi, il Partito democratico implode silenziosamente. Il segretario Pier Luigi Bersani non “vuole scendere dal pero”, per usare un’immagine che va di moda fra i moderati-cattolici-popolari del partito: guai a cercare un compromesso, perde la pazienza.

Il segretario ordina ai suoi parlamentari di non andare in aula, tranne che per votare Tarantola presidente. Peccato che la questione più scottante (e imminente) sia il Cda. Il Partito democratico è diviso fra chi non vuole sporcarsi le mani con la legge Gasparri e chi vuole primarie, sondaggi, assemblee per mandare in Cda “la società civile”: “Che può dire tutto e niente”, dice un democratico avvilito per la spartizione Pdl-Pd-Udc con i commissari Agcom e Privacy. Bersani è fermo a un incrocio all’ora di punta: deve subire le scissioni di partito, le pressioni del Quirinale e del governo. A palazzo Chigi s’aspettano un aiutino da parte di Bersani. Il segretario è immobile, però, perché vuole dimostrare che la Rai ha bisogno di un commissario speciale e di una gestione senza la legge Gasparri. Sentite che rispondono Vincenzo Vita (Pd) e Beppe Giulietti (Articolo 21), in sintonia con Bersani e in contrasto con quel gruppo di parlamentari che implora Mario Monti di suggerire ai partiti i consiglieri da votare in Vigilanza: “Se davvero si vuole arrivare a una sorta di commissariamento mascherato della Rai, come alcuni sembrano auspicare: meglio, molto meglio, chiedere a Monti di farlo in modo esplicito”. Niente mezze decisioni. A Palazzo Chigi sorridono per il nervosismo: “Il presidente ha fatto quel che poteva. Non interveniamo nel campo dei partiti. Per noi - dice la fonte del governo - il presidente sarà la Tarantola e il direttore generale sarà Gubitosi. Se non riusciremo a farli insediare, si devono scordare le proroghe di questo Cda con due posti mancanti (Rizzo Nervo si è dimesso, Bianchi Clerici è andata alla Privacy, ndr). L’unica soluzione sarebbe commissariare l’azienda, però noi vogliamo evitare rotture”. Ma i berlusconiani rincorrono lo scontro. Daniela Santanché elogia addirittura Michele Santoro: “Monti deve darsi una calmata. Io a Gubitosi e alla Tarantola avrei preferito Santoro, che almeno la televisione la sa fare”. Il Cavaliere non ha mai adorato Lorenza Lei, che ha il Vaticano e Agostino Saccà fra i suoi grandi elettori, Maurizio Gasparri e Paolo Romani fra i suoi interlocutori principali.

Berlusconi ha spiegato al partito come cuocere il governo a fuoco lento, tenere alta la tensione senza creare incidenti seri: non conosce la Tarantola, mentre Gianni Letta gli ha parlato bene di Gubitosi. Il Pdl ha un colpo in canna, può servire soltanto per impedire l’investitura di Tarantola in Vigilanza (non quella di Gubitosi in Cda), che poi sarebbe la donna con le chiavi di un forziere sino a 10 milioni di euro per appalti e contratti. Disarcionata la Tarantola, in Cda potrebbe regnare il consigliere più anziano, il 66enne Antonio Verro sarebbe perfetto. L’amico di B. ed ex deputato di Forza Italia sarà certamente riconfermato. Se il Pd non partecipa, i berlusconiani potrebbero arraffarsi 4 dei 7 posti: in corsa c’è sempre Rubens Esposito, già responsabile ufficio legale di Viale Mazzini, corrente Gasparri. I leghisti non hanno varietà di scelta, oltre Gloria Tessarolo, Cda di Rai Cinema, vicina a Luca Zaia. L’Udc darà un secondo mandato a Rodolfo De Laurentiis. Mentre il Pd riflette, gli altri fanno i conti.

Carlo Tecce - 12 giugno 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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