domenica 10 giugno 2012

Scelta del candidato, il circo Barnum Pdl

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I duellanti Alfano-Santanchè

Una nemesi disperata e un po’ malinconica, per il solingo Cavaliere non più premier e retrocesso ad ambiguo allenatore nel pallone del Pdl e delle liste civiche movimentiste. Ossia copiare la sinistra per sopravvivere. Non solo per le “primarie nel Pdl” che ieri
campeggiavano a caratteri cubitali sul “Giornale” di Alessandro Sallusti (poco amato ultimamente da Palazzo Grazioli), agganciate a un solenne: “La svolta di Berlusconi”. Vaticina Gianfranco Rotondi, ex ministro: “Faremo le primarie aperte come il Pd. Cioè vota il primo che passa. Io appoggerò Alfano che è un democristiano come me, ma stimo anche la Santanchè che è stata un mio sottosegretario”. All’Attuazione del programma, per la precisione. Copiare la sinistra non solo per le primarie, dicevamo. Ma anche per l’ossessione
dell’unità, aggravata dal progressivo spavento per i sondaggi. Ecco che cosa scrive il Mattinale di B., che dà la Linea a parlamentari ed esponenti di partito: “Preziosa e irrinunciabile è l’unità del partito. Bisogna ricordare che il vecchio Pci è riuscito a superare la crisi del comunismo, tangentopoli, le cocenti sconfitte subite ad opera di Berlusconi, il sostegno all’attuale governo tecnico, proprio facendo ricorso all’unità del partito. Anche il Pdl può sperare di uscire dalle attuali difficoltà se non smarrirà la bussola della propria unità”. Un esempio di contemporaneo centralismo democratico. Commovente. E surreale, vista la grottesca cornice da Circo Barnum costruita all’ultimo ufficio di presidenza del Pdl.

Ai punti, seppur di pochissimo, ha vinto la nomenklatura-zavorra di Alfano (e Cicchitto, Gasparri, La Russa ecc.) contro le liste civiche similgrilline ma adesso l’attenzione è tutta spostata sulla novità delle primarie per scegliere il candidato-premier dell’ignoto centrodestra del futuro. Per capirlo basta guardare Daniela Santanchè, campione di quel “marketing elettorale” coniato da Gaetano Quagliariello sul “Foglio”. Fino all’altro ieri il tormentone erano le liste civiche dell’aspirante Marine Le Pen italica. Da ieri, invece, la Santanchè è indicata come la competitor più pericolosa di Alfano alle primarie previste per settembre. Il segretario del Pdl sarà infatti il candidato ufficiale del partito, sostenuto soprattutto dagli ex An di La Russa e Gasparri.

La “svolta” è stata salutata con spirito guerriero ed epico dal “Secolo d’Italia” di Marcello de Angelis, che da un po’ di giorni cullava il sogno di una nuova destra staccata dal Pdl: “Abbiamo oltrepassato le colonne d’Ercole. Itaca può attendere ancora un po’”. Itaca, appunto, era rifare An. Da ieri c’è la retromarcia. Todos caballeros con il neoulisside Alfano versus la sirena Santanchè e chissà il “Giornale” di Omero-Sallusti come racconterà questa imperdibile Odissea. A patto però che siano primarie vere ed aperte e non di apparato per celebrare nei gazebo l’investitura del segretario ritornato delfino a furor di oligarchia. Questa condizione non vale solo per l’aspirante pasionaria nera (che continua a lavorare sul fronte delle civiche) ma anche per un altro ex falco berlusconiano che vuole candidarsi: Giorgio Stracquadanio. Dice: “Mi candido? Dipende dalle regole. Io e il mio gruppo ‘Altra Italia’ proporremo primarie all’americana, cioè aperte e sequenziali. Nel senso che si possono tenere regione per regione e durare per cinque mesi. Infine si celebra la convention nazionale. Questo Circo Barnum sarebbe la campagna elettorale ideale per le politiche. Se invece saranno primarie di partito non mi interessano. Una partecipazione del genere serve solo a intestarsi una minoranza negoziale” . In via dell’Umiltà, però, la sensazione è che si vada proprio a primarie doppiamente aperte. Aperte alla coalizione. Aperte a tutti. Lo schema di Alfano punta a mettere spalle al muro il tatticismo moderato di Casini e Montezemolo e a stanare la Lega di Maroni. Se poi il disegno riuscirà, questa è un’altra storia.

Per il momento la griglia dei candidati alle primarie prevede Alfano, la Santanchè, Stracquadanio, qualche rottamatore alla Renzi, forse Sgarbi (sempre in cerca di visibilità). Renata Polverini, governatore del Lazio, ha annunciato invece che non ci sarà. Un autorevole parlamentare vicino al Capo azzarda una “sorpresa impensabile” che potrebbe ridare entusiasmo allo stesso Cavaliere. Perché questo è il vero problema della destra oggi, carente del carisma e dei voti di un Berlusconi ormai al tramonto una volta per tutte. Spiega un attento deputato che ha partecipato all’ufficio di presidenza: “Il presidente non ha voglia, questo è sempre più evidente. A meno che le primarie non producano una novità”. Appunto. Nel frattempo l’ossessione comunista per l’unità del partito è il nuovo imperativo insieme con le primarie copiate dal centrosinistra. Che nemesi per il berlusconismo.

Fabrizio d’Esposito - 10 giugno 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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