sabato 2 giugno 2012

Rodotà: Lista Scalfari? No grazie!

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ALL’INVITO DI SCALFARI A CANDIDARSI COL “PARTITO” REPUBBLICA DICE: NO GRAZIE
Le liste civiche non mi convincono

Entusiasta no. Tiepido. Anzi perplesso, nonostante la lusinga dell’autorevole outing. Stefano Rodotà – con garbo e altrettanta usuale fermezza – respinge l’ipotesi, avanzata da Eugenio Scalfari in persona in un’intervista al Fatto, di una sua candidatura alle prossime elezioni
politiche. La “Lista Saviano” suggerita dal fondatore di Repubblica pare non decollare: il medesimo Saviano smentisce sull’Espresso in edicola ieri una sua candidatura diretta. Pur non escludendo l’ipotesi di un “patrocinio” (magari bisognerebbe trovare un’altra espressione però: questa fa un po’ presidente della Repubblica). Scalfari aveva detto a Luca Telese: “Escludo in maniera pressoché certa che Rodotà potrebbe accettare di correre sotto il simbolo del Pd”. Ma che forse come “fiancheggiatore”, avrebbe detto di sì. Invece la risposta del professore è un cortese “no, grazie”. Ecco perché.

Professor Rodotà che ne pensa di quest’ipotesi di laici per il Pd, lanciata da Scalfari?
Facciamo un passo indietro. Feci questa scelta in anni lontani, alla fine degli anni 70, quando fui eletto come indipendente nelle liste del Pci. Fu una scelta difficile allora: c’era il Pci e c’erano molte resistenze.
Eravate veramente indipendenti?
Eccome. Faccio solo due esempi: al tempo dei decreti Cossiga, nel pieno degli anni di piombo, il Pci votò a favore della fiducia. Alcuni di noi, tra i quali io, votammo contro. E poi il Concordato di Craxi: anche qui il Pci si pronunciò favorevolmente, la sinistra indipendente alla Camera votò compatta contro. L’indipendenza c’era, ed era la condizione che consentiva di lavorare in Parlamento.
E ora? È un modello riproponibile?
Può darsi che queste liste siano utili, ma a me non piacciono. Francamente non mi entusiasmano.
Perché questa perplessità?
Sono ipotesi un po’ campate in aria o che danno per scontato il fatto che la legge elettorale non si cambia. Non riesco a capire bene quest’operazione, devo essere sincero. Ogni valutazione, meditata fino in fondo, esigerebbe una premessa: qual è la legge elettorale con cui si va alle urne? Il punto è importantissimo. Se si andasse a votare con un sistema a due turni alla francese, molte cose cambierebbero.
Quindi?
Trovo questo un esercizio che tutti possono fare e va bene fare, però insomma... Io mi fermo qui.
Fassina e Civati, dall’interno, obiettano che chi è vicino al Pd si può candidare nel Pd...
Stando nel Pd è un punto di vista rispettabile.
Che pensa della battuta di Civati, sul fatto che il Pd diventerebbe una bad company?
La battuta non piace a Scalfari, ma il rischio c’è: “Io non mi mescolo con i partiti”.
Starà mica dicendo che si vuol candidare con il Pd?
No: né con il Pd né con una lista esterna. Sono grato a Scalfari perché fa dichiarazioni molto lusinghiere nei mei confronti: voglio dire per chiarire che io non trovo quest’intervista un’aggressione o un’indebita interferenza. Anzi un atto di grande considerazione.
Scalfari parla del suo “spirito di servizio” come motore di una possibile candidatura.
Posso dire? Credo di averne dimostrato, di spirito di servizio: ho fatto per 15 anni il parlamentare, per otto il presidente di un’Authority. Poi ho deciso che il mio spirito di servizio andasse esercitato in altro modo.
Aventiniano!
Ma no, mica mi sono ritirato sotto una tenda a fare il giurista formalista. Oppure mi sono buttato a fare soldi con la professione di avvocato. Ho lasciato il Parlamento dal 1994: se qualcuno pensa che io possa avere ancora un ruolo politico significativo è perché in questi anni il mio lavoro non è stato politicamente indifferente.
Ha ricevuto offerte anche dopo però...
Sì, per il Parlamento europeo. Ma ho rifiutato, e non per spocchia ma perché credo che il miglior lavoro politico sia quello di essere presente nella discussione, anche con i miei malumori polemici. E richiamando l’attenzione sui problemi reali.
E la sua adesione al movimento battezzato da Paul Ginsborg, “Alba”?
Ho dato la disponibilità per una discussione. Se si dovesse andare verso ipotesi più o meno elettorali, non starei in una lista di Alba. La mia scelta è questa. E guardi che non è un lavoro che non ha risvolti politici. Ho partecipato molto attivamente al referendum sull’acqua, a cominciare dalla preparazione dei quesiti.
A un certo punto Scalfari spiega: “Io credo per esempio che in un paese come questo una lista che affermi il valore della legalità sarebbe un punto di forza”. Non è come dire che il Pd da solo sui temi della legalità è meno autorevole?
Appunto. Appunto. Penso che di garanti per la legalità non ne servano, ma sarebbe il caso che il Pd fosse consapevole che sul tema della legalità deve farcela con le sue gambe.
Ultima: il suo nome si fa anche per un ruolo assai prestigioso, la Presidenza della Repubblica.
(Ride molto di gusto) Se ne dicono tante...

Silvia Truzzi - 02 giugno 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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