domenica 3 giugno 2012

I terremotati a Napolitano: “Venga, ma niente passerelle”

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L’EMILIA FERITA: NON CHIEDIAMO L’ELEMOSINA
“Napolitano in visita il 7 giugno? Venga a vedere come viviamo”

Figurarsi se possono porsi il problema del 2 giugno. Qui, nell'Emilia ferita a morte, televisori non ce ne sono molti a disposizione per seguire la parata romana. Tra qualche giorno
mancherà pure l'acqua potabile. “Viene in visita Giorgio Napolitano? Bene, ma evitiamo la passerella, abbiamo bisogno di altro. Venga a vedere come viviamo, in quali letti la sera tocca coricarci, di quali servizi non igienici usufruiamo”.

È l'Emilia che lo stesso presidente ha descritto nei giorni scorsi, una terra che si aggrappa coi denti all'orgoglio, ma non si rassegna a voler chinare il capo. Le visite ufficiali e ufficiose non toccano nessuno, non aspettano gli aiuti dal cielo: tra qualche giorno passerà l'attenzione mediatica e, loro lo sanno, resteranno soli, dovranno rimboccarsi le maniche e ricostruire. Fa quasi paura quanto niente chiedano. Il pensiero è tornare a lavorare, non aspettano le casette promesse da Berlusconi a L'Aquila. Il presidente della Regione Vasco Errani, che di questa gente sembra il fratello maggiore per linguaggio e modi bruschi, ha promesso che non ci saranno baracche, ma case sfitte dove sistemare le persone. L'aiuto può arrivare solo con la promessa di rimettere in moto l'economia. E ripartiranno dove erano rimasti più mezzo secolo fa, prima dell'industrializzazione e del boom: dall'agricoltura.

“Non posso che fare appello al carattere della nostra gente, dei nostri lavoratori e dei nostri imprenditori”, ha dichiarato Gaetano Maccaferri, braccio destro del neo-presidente nazionale di Confindustria, Giorgio Squinzi, ed ex presidente degli industriali emiliano romagnoli. “L’importante è non perdersi in sterili polemiche e concentrare le energie sul come fare ripartire la nostra economia, che in questa fase vuol dire agricoltura e che tradotto significa acquistare frutta, formaggi (parmigiano reggiano e grana padano, ndr) e generi alimentari (aceto balsamico) in genere prodotti in Emilia”.

Già,  il possibile risparmio e riutilizzo di denaro con la cancellazione della parata del 2 giugno, tra gli amministratori e gli industriali emiliani non è stato un tema preso in gran considerazione. “Qui nelle zone terremotate c’è già l’Italia che sta lavorando per la ricostruzione, contribuendo attraverso le strutture sul campo della protezione civile”, spiega l’assessore regionale alle attività produttive, Giancarlo Muzzarelli. “L’Emilia Romagna ha bisogno del-l’Italia, ma attenzione: l’Italia ha bisogno dell’Emilia Romagna. Il tessuto economico-industriale di queste zone è il 2% del Pil nazionale, qualcosa come 30 miliardi di euro. Se stiamo in piedi noi, sta in piedi l’intero Paese”. La strada da seguire Errani l'ha indicata: “Occuperemo gli immobili sfitti, ce ne sono tanti”. Le fabbriche? “Fondo di rotazione a tasso zero per investimenti immediati a riattivare, ristrutturare o ricostruire il proprio impianto”. E per chi vuole delocalizzare, niente appelli a Roma o a Bruxelles: “Lavoreremo perché quelle imprese che hanno bisogno di fare produzione subito si possano spostare con un accordo tra sindacati e imprenditori e non perdere il cliente e nello stesso tempo ristrutturare”. Tempi per i pagamenti da parte della pubblica amministrazione? “Dieci giorni”.
Il 7 giugno arriverà Napolitano. Errani ha incontrato il presidente più di una volta, ma di programmi ufficiali non ce ne sono. La strada scelta è quella del basso profilo.

Cecilia Veronesi da Mirandola, una delle tante donne rimaste senza niente e in attesa di entrare in zona rossa coi vigili del fuoco per recuperare alcune cose dalla sua casa, dice che la questione non la tocca. “Noi siamo fuori da casa e dal lavoro. Napolitano è un problema che è molto lontano. Sento molto di più la perdita di quella che era la mia vita. Non mi consola il fatto che Napolitano possa venire anche se per un buon motivo. Non mi consola né mi interessa”.

In queste parole c'è tutto. È il pensiero comune. Puoi chiedere a dieci, cento, mille persone. Risponderanno tutti allo stesso modo. “Se viene per vedere come stiamo, bene. Altrimenti non ha importanza. Come non ha importanza il 2 giugno”.

Sul fronte dell'inchiesta, i magistrati hanno deciso di non fermarsi per il weekend. Nei prossimi giorni verranno iscritti nel registro degli indagati costruttori, progettisti e proprietari delle aziende dove ci sono stati i crolli. Poi toccherà a tutti gli altri, a quelli che hanno tirato in piedi case in fretta e furia, senza porsi troppi problemi sulla tenuta antisismica. Era un problema lontano, il terremoto, prima che bussasse alla porta di casa.

Emiliano Liuzzi - 03 giugno 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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