mercoledì 23 maggio 2012

L’angoscia democratica si chiama “Grillo”

IL COMICO DÀ A BERSANI DELLO ZOMBIE MA IL SEGRETARIO PD HA PROBLEMI IN CASA

"Non facciamoci mettere nel mucchio di tutti gli altri partiti. Dobbiamo riconoscere che il fenomeno da cui nascono i grillini è la grande rabbia che attraversa il paese. E dunque,
comprendere le loro ragioni e interpretarle”. Pier Luigi Bersani nella segreteria convocata all’indomani del voto, che ha visto i grillini trionfare a Parma e sparigliare tutte le carte e il Pd vincere ovunque, ma perdere non solo una città che considerava già sua, ma soprattutto la partita rispetto all’astensionismo (i democratici sono stimati al 25,4% su base nazionale), mantiene una linea morbida. Nessun anatema, nessuno sdegno, ma un atteggiamento di fondo dialogante con il Movimento 5 Stelle. D’altra parte, l’aveva già detto lunedì, a risultato conclamato: “Adesso sono un partito. Ci facciano vedere qual è la loro proposta”.
Illustraz. di Emanuele Fucecchi
Una sfida, ma anche un’apertura di credito. Che non può che suonare vagamente autolesionista mentre dall’altra parte Beppe Grillo lo insulta “senza se e senza ma”: “Il non morto (ma quasi) di un partito mai nato Bersani ha detto di aver ‘non vinto’ a Parma, Comacchio e Mira. Chiamate un’ambulanza per un TSO”. E mentre lo definisce “il pollo che si crede un’aquila” attacca a man bassa: “Bersani è affranto: non potrà più costruire l’ennesimo inceneritore nella sua Emilia, a Parma non ci sarà un tumorificio come in altre città governate dal Pdmenoelle come con l’ebetino a Firenze (Matteo Renzi, ndr)”. Per essere più chiaro pubblica la definizione di “morto vivente” (“creatura mostruosa generata dalla resurrezione di un cadavere”) e dice che si può riferire “a vari tipi di creature fantastiche, come ad esempio zombie, vampiri, mummie, o pdmenoellini”. Uno sbeffeggiamento dopo l’altro, mentre invita ad “accompagnare alla prima panchina con un sacchetto di becchime per i piccioni”.

Rispetto a cotanta energia, la risposta pacata del segretario Democratico non può che suonare sotto tono: “Grillo stai sereno. Ormai sei un capo partito, devi dimostrare cosa sai fare”. Insomma, la risposta di chi ancora una volta invece di andare all’attacco frontale, sceglie di portare la croce della comprensiva “responsabilità”. Nella segreteria della mattina questa posizione era stata netta. Anche rispetto a richieste d’altro tipo. Esordiva Davide Zoggia, responsabile Enti Locali, analizzando i risultati del voto: “Abbiamo vinto ovunque, tranne a Palermo, dove avevamo una candidata fortissima alle primarie (la Borsellino)” che avrebbe perso per mala gestione. E a Parma, dove “Grillo ha intercettato i voti del Pdl”. Ma sono i 5 Stelle al centro del dibattito democratico. La posizione dura e pura la incarna Matteo Orfini: “Abbiamo vinto, ma a Parma abbiamo combinato un casino. Non dobbiamo andare dietro all’agenda di Grillo e inseguirlo sul terreno dell’antipolitica, altrimenti non otteniamo altro che legittimarlo e far lievitare i suoi consensi”. Non solo, non va sopravvalutato : “Grillo ha vinto solo al Centro Nord”. Morbida appunto la risposta di Bersani. Anche sulla valutazione geografica: “Grillo vince al Nord, perché al Nord si sente di più la crisi”.

Se in segreteria altri giovani come Matteo Mauri ed Ettore Martinelli prendono la palla al balzo: “Serve rinnovamento, i 5 stelle vincono se noi siamo gli stessi da decenni”, senza pietà anche il responsabile Economico, Stefano Fassina (Grillo e i suoi vanno prosciugati). Nel resto del partito il dibattito è aperto. Anzi, divaricato. C’è chi come Pippo Civati da anni sostiene che “bisogna occuparsene”, perché “non si può far finta che non ci siano degli argomenti alla base di quel movimento”. E gli emiliani, “freschi” della sconfitta parmense mediano: “La politica è di per sé competitiva e quelli che non sono alleati, sono avversari”, dice Raffaele Donini. Ma con i distinguo tende una mano: “Loro che ormai sono una forza politica matura dovrebbero dissociarsi dal modo di fare politica del loro guru”. In Emilia, il Pd da una parte aspetta i grillini al varco, dall’altra ha un atteggiamento di chi sa di incarnare il potere costituito. Posizione quanto mai scomoda in questa fase. Molto più passionale era stata Rosy Bindi: "Anche Berlusconi ha cominciato con i voti antisistema e ora con Grillo siamo al completamento dell'antisistema”. E se Veltroni è silente, ma chi lo conosce racconta che reputa sbagliata la lettura antipolitica del grillismo, Beppe Fioroni insospettabile: “Loro hanno trovato un nome, 5 stelle, che evoca un albergo di qualità. A me piacciono le novità e con i grillini che ho incontrato io discuto simpaticamente. Su Grillo no comment”. Chissà se alla luce di quel che sta accadendo qualcuno tra i Democratici si sta pentendo del fatto che nel 2009 a Grillo, che voleva iscriversi al partito e poi partecipare alle primarie, fu negata la tessera per “mancanza di requisiti”.

Wanda Marra - 23 maggio 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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