lunedì 7 maggio 2012

Ci vorrebbero le parole giuste (di Rita Pani)

Così a volte si ha la sensazione d’aver perso le parole, davanti alla vita che ti viene proposta come fosse un film, persino da chi la vive; in modo che non ci faccia troppo male, in modo che la si possa sopportare.

Resti a guardarla senza riuscire a urlare, senza reagire. La guardi scorrere accanto, sperando che come un fiume in piena non ti porti via, come un ruscello ingrossato non ti bagni i piedi e un poco più su.

Pure la morte scansiamo, che grazie a Dio è altrui. La si ripone da parte accompagnandola con un sospiro: “Poveretto!” E il giorno dopo un’altra ancora ben ripiegata come gli strofinacci nei cassetti della cucina, uno sopra l’altro, fino a quando son troppe e allora si spinge il cassetto un poco di più.
Arriverà il giorno in cui quelle morti saranno così tante da non saperle più dimenticare? Forse no, forse saremo così bravi da trovare posto in un’altra scansia.

Muore l’imprenditore, l’impiegato e l’operaio cassintegrato. Muore il disoccupato, e tutti noi senza lavoro ci sentiamo fortunati. Perché noi almeno siamo vivi. Tristi, persi, che ci riconosciamo dal sorriso che non ci illumina lo sguardo, dal passo stanco che non sa dove andare; ma siamo vivi, o almeno così sembra di noi.

Si è sparato, si è impiccato, si è gettato giù dal ponte, dicono le cronache accalorate che parlano un linguaggio astruso, di quelli inventati per edulcorare la realtà che si tende a non sopportare: “Poveretto!” rispondiamo noi - che siamo ancora vivi – come l’Amen al termine di una litania, che rende forza a non so quale preghiera.

Poi ci incontriamo la mattina per strada o dentro un autobus affollato, che puzza di varie e differenti umanità, e parliamo di Borse, di Spread, di Rating e di Economia. Bestemmiamo le tasse e i governi, malediciamo il passato e il destino. Ma dei morti no, non riusciamo a parlare, perché in fondo temiamo che possa diventare un’epidemia, e che un giorno l’idea possa sfiorare anche noi, quando la vita reale presenterà il conto di bollette da pagare, di figli da vestire e da calzare, da crescere ed attrezzare per guadare quella vita che potrebbe bagnarli oltre le scarpe e ancora più su.

Ce la faremo! Lo dicono tutti in giro: “Hai visto in Francia? Ha vinto Hollande!” E provo a far memoria per ricordare dove ho messo le parole che non mi vengono per urlare.
“Ragiona!” mi esortano. “In fondo la storia del trota che si laurea a Tirana è talmente idiota che sembra un complotto.”
Non mi ricordo più dove ho messo le parole, quelle più care che suonano come parolacce.
“Populista sarai tu, perché Grillo è un ex comico, e tu sei invidiosa.” (Giuro che me lo hanno scritto)

Non mi ricordo dove ho posato le parole, ne avevo delle belle. C’erano quelle che pressappoco dicevano così: “Vaffanculo a tutto il mondo!”
Se solo la trovassi, ora, ci starebbe a pennello.

Rita Pani (APOLIDE)
R-ESISTENZA-INFINITA
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