BOSSI FIRMA IL SUO ADDIO E LASCIA LA LEGA A MARONI
Per il bene del movimento ho firmato questo documento: è giusta la candidatura unitaria, quindi, io sosterrò Roberto Maroni”. Poche parole espresse al termine della segreteria federale riunita ieri in via Bellerio per lasciare definitivamente e ufficialmente la sua creatura. Umberto Bossi ha parlato appena due minuti. E Maroni è stato il primo a ringraziarlo. “Rimarrai sempre il faro illuminante del movimento, il padre nobile, la guida. E avrai il ruolo a vita di presidente fondatore onorario”, ha detto l’ex titolare del Viminale al vecchio Capo, ma il partito non sarà più quello di prima.
In tre ore di riunione, ieri sono state gettate le basi della nuova Lega: lo Statuto del partito sarà rivisto e quasi totalmente cambiato. In gran parte tenendo proprio conto degli errori del passato che hanno condotto al potere il Cerchio Magico dopo l’ictus che ha colpito Bossi nel 2004. Il nuovo organico prevede infatti che il segretario federale nomini tre vice di cui uno vicario che “ne fa le veci in caso di impedimenti temporali di salute” e ha il potere di convocare i congressi se necessario. Non è un caso che l’ultimo federale, quello che elesse Bossi segretario, si è celebrato dieci anni fa. Inoltre, si prevede di cancellare la carica di presidente federale e sarà creata ad hoc proprio per il Senatur quella di presidente fondatore onorario con poteri uguali quasi allo zero. Rivisti, inoltre, gli equilibri di potere tra le regioni che nel vocabolario leghista sono nazioni: Veneto, Piemonte e Lombardia avranno maggior rappresentanza rispetto a Umbria, Liguria, Emilia e Romagna (nella geografia leghista due nazioni distinte). Ma quella di ieri è stata solo la prima tappa che porterà alla nuova Lega anche se, come fa notare uno dei segretari con diritto di voto al federale, “la strada è ancora lunga: dobbiamo arrivare al 30 giugno; per oggi abbiamo vinto il primo tempo, sicuramente arriveremo ai supplementari e anche ai rigori”.
Il 2 e 3 giugno si celebreranno i congressi nazionali in Veneto e Lombardia. Se la nomina di Flavio Tosi è certa, nel cuore della Padania i giochi sono ancora tutti da decidere. La base vorrebbe Matteo Salvini, ma l’eurodeputato dovrebbe essere indicato da Maroni tra i suoi vice e al suo posto come segretario nazionale potrebbe andare il deputato bergamasco Giacomo Stucchi, che ha già dovuto rinunciare al ruolo di capogruppo alla Camera. Nominati i segretari nazionali si andrà il 30 giugno al congresso federale per eleggere Maroni che, a questo punto, sarà il candidato unico.
Per convincere Bossi a fare un passo indietro l’ex ministro dell’Interno ha usato tutte le sue doti diplomatiche: due incontri la settimana scorsa e il documento firmato venerdì con il quale il Senatur si impegnava a rinunciare alla sua candidatura. Documento portato oggi davanti al massimo organo esecutivo del Carroccio. “Gliel’ha fatto firmare venerdì perché c’era il timore che nel fine settimana qualcuno a casa potesse fargli cambiare idea”, suggeriscono due deputati leghisti riferendosi alla moglie Manuela Marrone e all’ormai ex badante, Rosi Mauro che comunque ancora frequenta casa Bossi a Gemonio. Ma il Capo vive con difficoltà queste settimane, preoccupato dalle inchieste giudiziarie che coinvolgono la sua famiglia. Il lavoro delle procure sulla gestione allegra dei fondi da parte dell’ex tesoriere Francesco Belsito non è ancora terminato. Meglio un passo indietro dunque e restare a guardare “senza esporre ancora la Lega”, ha detto lui stesso. Quindi: viva Maroni. E la Padania oggi in edicola titola: “Uniti intorno a Maroni”.
“Tutti i militanti, e anche chi non è leghista, speravano in questa soluzione”, ha commentato Tosi a Telepadania. “Bossi è colui che ha creato la Lega e tutti gli riconoscono, dentro e fuori la Lega, questo ruolo di padre nobile” tuttavia “serve un segretario federale che dia una svolta al movimento” e che sappia “attrarre consenso nella Lega e fuori dalla Lega”: secondo il sindaco di Verona “Maroni ha queste caratteristiche”.
Tosi avrà un ruolo di rilievo nel Carroccio dei Barbari Sognanti: sarà segretario nazionale del Veneto, colui che ha potere decisionale sulle liste. Veneto sarà anche il vicario di Maroni: il nome dato quasi per certo è Luca Zaia, che sarà affiancato come detto da Salvini per la Lombardia e da un esponente piemontese che deve essere ancora individuato: in molti indicano Cota, ma lo Statuto non consente al presidente di una Regione di avere un altro incarico. “Una cosa alla volta”, dicono da via Bellerio. “Godiamoci questa vittoria”. Ma certo è solo il primo tempo.
Davide Vecchi - 15 maggio 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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