IL FACCENDIERE AMMETTE DI AVER CHIESTO A B. 5 MILIONI DI EURO: “MA ERA SOLO UN PRESTITO”
I 70 diamanti di Lavitola e quei rapporti con Masi
Lavitola-Martinelli-Berlusconi |
E il tutto girava intorno alla gestione del suo quotidiano: l’Avanti! Partiamo dalle pietre preziose. Parliamo di ben 600 mila euro in brillanti, finiti anch’essi in un fascicolo d’indagine sulle ruberie ai fondi pubblici, quello dell’inchiesta napoletana, che vede, tra gli indagati, anche il senatore Sergio De Gregorio. La scrittura privata, dell’8 luglio 2009, è negli atti dell’indagine – condotta dai pm Francesco Curcio, Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli – sulle provviste destinate a l’Avanti!. Il sospetto è che i diamanti siano stati “girati”, sotto la parvenza del pagamento di un debito, tra due società riconducibili allo stesso Lavitola: la SSP commercio e la International Press. E il dettaglio non è da poco. Secondo la scrittura privata, infatti, nel 2009 la SSP Commercio risulta “creditrice, nei confronti della società International Press Soc.Coop., della somma di 825.150 euro”. È la International press di cui Lavitola è socio e che, a suo tempo, era gestita dal senatore De Gregorio, è l’editrice dell’Avanti!. Per saldare una parte del debito, le due società, si accordano in questo modo: “Il dott. Valter Lavitola, socio dell'International Press, ha intenzione di effettuare un'anticipazione, con la quale si propone di pagare il debito dell'International Press, nei confronti della SSP Commercio, con sede nello Zambia, mediante cessione di propri preziosi”. La SSP Commercio accetta l’offerta e valuta le pietre: “Determina per i preziosi il valore di circa 700 mila euro. Accetta tale forma di pagamento (…), il valore concordato in modo transattivo è di 600 mila euro”.
E soprattutto: “La SSP Commercio rinuncia al diritto di pretendere il rimanente importo di 225 mila euro”. Se l’ipotesi dell’accusa fosse vera, Lavitola si sarebbe pagato da solo, facendosi anche uno sconto di 225 mila euro, e rigirandosi, per di più, tre lotti di diamanti. Primo lotto: 13 taglio brillante, da 0,90 a 1,50 carati, del valore di 3000 dollari per carato. Secondo lotto: 3 diamanti taglio, da 4.50 a 5.50 carati totali. Terzo lotto: 44 diamanti taglio brillante, da 1.50 a 2.50 carati, pietre per valore di 9.000 dollari per carato. L’8 luglio 2009 Lavitola consegna il pacchetto al signor Mark Balducci e il gioco sembra fatto. Oggi però, su questa storia, indagano i pm e Lavitola, interrogato, ha negato che l’operazione sia servita per nascondere i soldi dei finanziamenti all’editoria, come ha negato di aver provato a estorcere, all’ex premier Silvio Berlusconi, ben 5 milioni di euro. “Avevo solo intenzione di chiedergli un prestito”, ha spiegato ai pm, respingendo l’accusa del ricatto, ventilato nell’interrogatorio di sua sorella Maria.
Nel frattempo, da Panama, è arrivata una delegazione mista di giudici e ministri: mentre il ministro dell’Interno, José Raul Mulino, era atteso a Roma, a Napoli è giunta la pm panamense Lizzett Marie Chevalier Ríos, che indaga nel paese centroamericano, ed è stata ricevuta dai suoi colleghi napoletani, per un primo scambio di informazioni tra le due autorità giudiziarie. E dagli atti dell’indagine si scopre che la ragnatela, tessuta da Lavitola, aveva raggiunto anche Masi. A spiegarlo è Vincenzo Ghionni che, nel 2007, era presidente della Fiped, la federazione dei piccoli editori. Interrogato dai pm napoletani spiega che tra Masi e Lavitola i rapporti erano davvero molto stretti: “Lavitola con Masi aveva un rapporto privilegiato – racconta – tant’è vero che, in occasione della campagna giornalistica sulla compravendita dei parlamentari, tra i quali si parlava di Dini, Lavitola mi riferì che sia lui, sia Masi, ne sarebbero usciti più forti, accennando che avrebbe avuto un ministero”. I rapporti più importanti, però, riguardano proprio gli accessi ai fondi pubblici per l’editoria. “Nel 2000 Lavitola - continua - diventa presidente della Fidep e rafforza i suoi rapporti con Masi. Li ho visti in circostanze ufficiali in atteggiamenti molto amichevoli”. E ancora: “Era Lavitola a procurarmi incontri con Masi”. Ma soprattutto: “Ricordo che la International press, in via autonoma rispetto al nostro studio, riusciva a ottenere documenti e attestazioni al contributo prima delle altre imprese aventi diritto”.
Marco Lillo e Antonio Massari - 20 aprile 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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