giovedì 19 aprile 2012

Monti ai partiti: “Il programma ve lo do io”

IL PROF: LA RIFORMA DELLA POLITICA SERVE A RIDARE CREDIBILITÀ AL PAESE

Se il giorno in cui il governo approva un fondamentale Documento di Economia e Finanza, Mario Monti sente ancora il bisogno di bacchettare i partiti che lo sostengono, vuol dire che la situazione è seria. Il premier, al termine della riunione che ha dato il via libera al testo da consegnare alla Commissione europea, ha detto di aver evitato “uno shock distruttivo”. Se l'Italia non è la Grecia, spiega Monti, è merito dei “tecnici” anche se ora è giunto il momento di attivare politiche per la “crescita”, parola magica diffusamente evocata quanto poco spiegata. Il rebus che il premier non è però riuscito
a risolvere è quello dei numeri. Il Def, infatti, prevede che le misure adottate portino a un aumento del Pil, fino al 5 per cento nel 2020. Ma è anche vero che la prospettiva del pareggio di bilancio, ormai inserito in Costituzione, è garantita da una previsione del Pil in discesa dell'1,2 per cento nel 2012 e in salita dello 0,5 per cento nel 2013.

Numeri ottimistici a confronto delle stime internazionali. Forse anche per questo, Monti ha deciso di dare ancora un avvertimento ai partiti ricordando che anche la loro “credibilità” è decisiva ai fini dello spread. E quindi, sibila, è bene che la politica si riformi per migliorare l’immagine internazionale dell’Italia e renderla più attrattiva per gli investimenti stranieri. Insomma, sembra dire Monti ai riottosi leader dell’ampia maggioranza che lo sostiene, l’antipolitica non ha tutti i torti, e voi dovreste fare di corsa la riforma del finanziamento. Non solo, ma vista la necessità di varare riforme a lungo termine e vista la brevità dell'attuale governo, servirebbe che i partiti “facessero proprio il programma del governo, almeno in parte” per garantire una durata all'azione di risanamento. Se non un commissariamento, la richiesta di una cambiale in bianco.

Ce n'è abbastanza per spiegare l'aria infastidita con cui Bersani ha tenuto la sua conferenza stampa e in cui non ha certo fatto salti di gioia: “Passi positivi ma ancora molto deve essere fatto”. Un Bersani poco impressionato dalle numerose pagine di schemi, numeri e slides che il ministro Passera ha illustrato ai suoi azionisti politici, la scorsa notte, in un campionario di parole, immagini e impegni nei quali hanno fatto molta fatica a distinguere la sostanza dalla retorica.

Anche perché Corrado Passera è uno che si esprime così: “La Crescita si riattiva se tutti i “motori” della crescita funzionano adeguatamente e se tutti spingono nella stessa direzione”... E come si fa? Deve aver pensato il pragmatico Bersani. “Con dinamismo, competitività di sistema, competitività delle imprese”, la risposta del ministro dello Sviluppo. In realtà Passera ha presentato un mix di cose già fatte – Decreto Salva Italia, Liberalizzazioni, riforma del mercato del Lavoro – un po' di retorica di impresa - “miglioramento della bancabilità dei progetti”, project financing, - e un recupero di idee berlusconiane un po' meglio condite. Torna il “piano casa” e il “piano scuola” arricchiti però da 76 milioni per il patrimonio culturale tanto per non avallare l'idea tremontiana che “con la cultura non si mangia”. Scorre un'altra slide e passano l'Ace, la Sace e l'Ice – ma con cabina di regia di Mise e Mae – roba forte anche per Alfano. Bersani in conferenza stampa il sassolino dalle scarpe se l'è tolto: “Non dico crescita, che è parola grossa, ma un po' di soldi ai Comuni per creare lavoro si potrebbero dare”.

Nelle slides viste la sera prima i soldi, tanti, vorticosi forse sempre gli stessi, Passera li ha stanziati per porti, aeroporti e infrastrutture a cura del Cipe, sostanzialmente gli stessi che vantava Berlusconi. Il quale poi, a capo del Cipe, ci metteva Micciché e non succedeva nulla. Passera, invece, confida in 22 miliardi da sbloccare, 180 mila posti di lavoro diretti e 110 mila indiretti.

Il ministro si spinge a offrire un grande accordo con le banche per un'effettivo sblocco del credito di circa 30 miliardi – l'incontro con l'Abi si terrà oggi – mentre torna il pallino energetico con lo scorporo di Eni e Snam – ma non era stato già annunciato? - la nascita dell'Hub del Gas – copyright Prodi e poi Berlusconi – e l'immancabile elenco di come reperire risorse: evasione fiscale, spending review, valorizzazione di attivi pubblici, attrazione capitali privati, miglior utilizzo dei fondi europei. “L'ideona” di cui ha parlato nei giorni scorsi lo stesso Passera non c'è e per nasconderne la mancanza il ministro ha dovuto far scorrere decine di slides su uno schermo bianco. Un po' troppo per Alfano, Casini e Bersani che usciti da Palazzo Chigi hanno ripreso a camminare per la loro strada. Non proprio coincidente con quella del governo.

Salvatore Cannavò - 19 aprile 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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