giovedì 21 febbraio 2013

Quindici marzo, fine immunità, terrore fra i "trombati"


SCADE A METÀ DEL PROSSIMO MESE LA GARANZIA PARLAMENTARE: CINQUE EX PARLAMENTARI, NON PIÙ CANDIDATI, RISCHIANO L’ARRESTO A BREVE

Il 16 marzo, quest’anno, cade di sabato. Forse il giorno più brutto per andare in galera, quando inizia il fine settimana. Ma la giustizia è giustizia e sabato 16 marzo, all’indomani dell’insediamento delle nuove Camere, il senatore del Pdl Sergio De Gregorio, non ricandidato, prenderà atto che la sua immunità è finita: “La mia ordinanza di custodia
cautelare diventerà esecutiva e io andrò in carcere il 16 marzo. Sono tranquillo e ai miei avvocati ho chiesto di non presentare la revoca degli arresti. In queste settimane sono stato interrogato più volte dai pm e io non mi oppongo a nulla, spero di aver fatto chiarezza su tutti i fatti che mi contestano. Un’epoca è cambiata e il carcere è la medicina da bere, ho cercato di farlo capire anche a Berlusconi e Alfano, non serve a nulla rifugiarsi in Parlamento. Ho scritto una lettera a loro a settembre, ma è stato inutile”.

Il riferimento è agli impresentabili comunque ricandidati dal Pdl, che nella nuova legislatura si confermerà il Pdlp, il Popolo della libertà provvisoria. Conclude De Gregorio: “Verdini, Cesaro e altri si rifugiano in Parlamento ma sarà inutile perché si aprirà un’intensa stagione di ordinanze di custodia cautelare e il Pdl non sarà più maggioranza. Berranno anche loro la medicina che il 16 marzo toccherà a me”. Giornalista di 52 anni, già dipietrista e tante altre cose, più volte indagato, De Gregorio è inseguito dalle manette dall’aprile del 2012 per l’inchiesta dei pm napoletani Piscitelli e Woodcock sui finanziamenti pubblici al quotidiano socialista L’Ava n t i  del faccendiere Valter Lavitola. Un affare da oltre 23 milioni di euro. Le accuse per De Gregorio, socio di Lavitola: truffa e false fatturazioni. Un mese dopo, a maggio, la giunta per le autorizzazioni del Senato si pronuncia a favore dell’arresto ma l’aula di Palazzo Madama ribalta il pronostico della vigilia: De Gregorio si salva grazie al voto segreto e una cinquantina di franchi tiratori di Lega, Udc e Pd, ufficialmente per il sì alle manette.

De Gregorio aspetta il 16 marzo, ma il suo corregionale Nicola Cosentino potrebbe anticiparlo di due giorni e consegnarsi il 14 marzo. La parabola del Casalese del Pdl alias Nick‘o mericano ha avuto un incredibile epilogo nel giorno della presentazione delle liste, quando Berlusconi gli comunicò la decisione di non candidarlo, in quanto impresentabile come Dell’Utri e Scajola. Cosentino, furioso, fuggì con le liste già compilate e gettò nel terrore i vertici del partito, costretti a inseguirlo. Sull’ex sottosegretario di Tremonti e padre padrone del Pdl in Campania, insieme con il sodale Luigi Cesaro inteso come Giggino ‘a purpetta, pendono due ordinanze di custodia cautelare per concorso esterno ai clan della camorra casalese. Da quando non è stato ricandidato, Cosentino sta tenendo sotto pressione i suoi avvocati, che già hanno chiesto la revoca dei provvedimenti e, in subordine, la concessione degli arresti domiciliari. Una carta su cui punta è quella di non fare più politica, al punto che in campagna elettorale non si è mai fatto vedere. Il motivo è contenuto nell’ultima ordinanza, quella dell’inchiesta definita “Il Principe e la (scheda) Ballerina” (che mette insieme la realizzazione di un centro commerciale e alcuni brogli elettorali), in cui Cosentino viene indicato come il “referente politico nazionale dei Casalesi” in virtù del suo ruolo nel Pdl e nelle istituzioni. Non facendo più politica, quindi, i legali sperano almeno la concessione dei domiciliari. In caso contrario, Nick ‘o mericano avrebbe deciso di non aspettare i carabinieri a casa: si consegnerà lui a partire dal 14 marzo. Ha già messo nel conto di farsi una “ventina di giorni in carcere” e poi di uscire. Sempre che non vengano fuori altre inchieste sul suo conto.

De Gregorio e Cosentino: entrambi del Pdl, entrambi campani. Ma la regione che tanto ha dato a Berlusconi, compresa una fidanzata, vanta altri due campioni dell’ordinanza di custodia cautelare. Il terzo ancora in libertà provvisoria è Marco Milanese per il reato di corruzione, accusato da Paolo Viscione. Il deputato un tempo vicinissimo a Giulio Tremonti sarebbe però sicuro di avere gli arresti domiciliari. Situazione più pesante e difficile, invece, per il senatore Vincenzo Nespoli, sindaco di Afragola: indagato per truffa, riciclaggio, voto di scambio, bancarotta fraudolenta. Un quinto campano è il napoletano Alfonso Papa, sotto processo per la P4, che tra l’altro vuole ritornare a fare il magistrato. La Camera votò per il suo arresto e quindi la sua ordinanza è stata già eseguita. Papa finì in manette a luglio 2011: nello stesso giorno, al Senato, fu respinta l’autorizzazione per l’ex dalemiano del Pd Alberto Tedesco: associazione per delinquere e corruzione da assessore regionale alla Sanità in Puglia. Da metà marzo, anche per lui l’ordinanza non è più sospesa.

Fabrizio d'Esposito - 21 febbraio 2013 -
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