venerdì 19 ottobre 2012

Severino Salvatutti (di Marco Travaglio)


La legge anticorruzione approvata dal Senato è così anti che manderà in prescrizione un bel po’ di processi di concussione: quelli al pubblico ufficiale che chiede tangenti senza violenza o minaccia, ma “per induzione”, cioè con le buone maniere (“se non paghi, ti rovino”). Proprio ciò che sono accusati di aver fatto B., Penati,
Tedesco e tanti altri politici che non hanno bisogno di puntare la pistola alla tempia di nessuno. Dei 36 processi pendenti in Cassazione per questo reato, con la nuova prescrizione ridotta da 15 a 10 anni, ben 17 si estingueranno entro aprile 2013. E con la prescrizione anche il mostro di Marcinelle diventa un giglio di campo. Ora però la ministra Severino del “governo degli onesti” annuncia: “Subito l’incandidabilità dei condannati”. Subito si fa per dire:
è una legge delega al governo, che però ha solo 6 mesi di vita, poi ad aprile si vota. E per di più sarà in Gazzetta Ufficiale chissà quando, visto che governo e partiti vogliono emendare la legge appena varata in Senato, così dopo la Camera tornerà a Palazzo Madama. Ma, anche se si facesse in tempo con i decreti delegati, sarebbero incandidabili solo “i condannati definitivi a pene superiori ai 2 anni per reati contro la Pubblica amministrazione o di grave allarme sociale”, tipo mafia e terrorismo. Esclusi dunque finanziamento illecito, reati finanziari e fiscali. Ed escluso pure chi ha patteggiato (il patteggiamento non è equiparato alla condanna). Nel 2008, quando fu eletto l’attuale Parlamento, i pregiudicati erano 22. Uno è morto: Giampiero Cantoni (Pdl, 2 anni per bancarotta e corruzione). Se fosse sopravvissuto avrebbe potuto ricandidarsi: aveva patteggiato e la pena non superava i 2 anni. Vediamo i superstiti, escludendo gli ex radicali Rita Bernardini e Benedetto Della Vedova (cessione di hashish in campagne di disobbedienza civile) e Giancarlo Lehner (diffamazione), non certo indegni di sedere nelle istituzioni. Le maglie della Severino sono talmente larghe che non lascebbero a casa quasi nessuno: o perché la pena non supera i 2 anni, o perché il reato non rientra fra quelli previsti per l’ineleggibilità. Non sarebbe incandidabile Massimo Maria Berruti (Pdl, 8 mesi: favoreggiamento). Non Umberto Bossi (Ln, 8 mesi finanziamento illecito, 1 anno istigazione a delinquere, 16 mesi indultati oltraggio alla bandiera). Non Aldo Brancher (Pdl, 2 anni: ricettazione e appropriazione indebita). Non Giulio Camber (Pdl, 8 mesi: millantato credito). Non Enzo Carra (Udc, 16 mesi: false dichiarazioni al pm). Non Marcello de Angelis (Pdl, 5 anni: associazione sovversiva e banda armata, ma è roba vecchia ed estinta). Non Marcello Dell’Utri (Pdl, 2 anni e mezzo patteggiati: false fatture e falso in bilancio). Non Antonio Del Pennino (Pdl, 2 anni: finanziamento illecito). Non Renato Farina (Pdl, 6 mesi patteggiati: favoreggiamento in sequestro di persona). Non Giorgio La Malfa (6 mesi: finanziamento illecito). Non Roberto Maroni (Ln, 4 mesi: resistenza a pubblico ufficiale). Non Domenico Nania (Pdl, 7 mesi: lesioni). Non Domenico Naro (Udc, 6 mesi: abuso d’ufficio). Non Domenico Papania (Pd, 2 mesi: abuso d’ufficio). Resterebbe fuori Giuseppe Drago (Udc poi Pdl, 3 anni: appropriazione indebita e peculato), ma s’è già dovuto dimettere da deputato perché interdetto dai pubblici uffici. Alla fine la mannaia del “governo degli onesti” si abbatterebbe su tre soli senatori, ovviamente Pdl: Giuseppe Ciarrapico (7 anni e mezzo: ricettazione fallimentare e bancarotta fraudolenta), Salvatore Sciascia (2 anni e mezzo: corruzione) e Antonio Tomassini (3 anni: falso). Con tutto quel che si vede in giro, fanno quasi tenerezza: diamogli la grazia.

Marco Travaglio - 19 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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