venerdì 19 ottobre 2012

Il piano acchiappa voti al nord: “Diamo l’assedio a Formigoni” (di Davide Vecchi)


LA MOSSA DEL SINDACO

Milano
All’ombra della Madonnina Matteo Renzi deve aver trovato proprio un buon clima mercoledì sera. Tanto che ha deciso di tornare a Milano il 29 ottobre per un evento pubblico al teatro dal Verme, lo stesso da dove partì la campagna elettorale per le primarie di Giuliano Pisapia.
Non solo, il sindaco di Firenze potrebbe nei prossimi giorni palesarsi ai piedi del Pirellone per invitare l’autorottamato Roberto Formigoni a lasciare la Regione. È ancora tutto da definire, ma l’idea a Renzi è piaciuta: sarebbe il primo aspirante leader del centrosinistra a intervenire sulla crisi del Celeste. L’intuizione è attribuita ad Alessandro Alfieri, consigliere regionale del
Pd sin da subito schieratosi al fianco di Renzi di cui oggi è referente politico al Nord. Alfieri ne ha parlato con Giorgio Gori e stanno decidendo il giorno e il modo in cui entrare nella polemica che anima il Pirellone da due settimane e dalla quale i partiti di opposizione sono rimasti marginali, lasciando il campo esclusivamente alla Lega Nord. Il Pd lombardo ha sì chiesto le dimissioni del Governatore e ha minacciato di lasciare il consiglio regionale, ma nei fatti le manifestazioni organizzate e le battaglie portate avanti non hanno trovato una eco rilevante. Anzi. La manifestazione di pochi giorni fa è stata un flop totale. Tutte cose che Alfieri ha visto, vissuto e conosce bene. Cresciuto politicamente a Varese, culla del Carroccio, non apprezza il protagonismo leghista in Regione, così vuole portare Renzi dove nessuno del Pd nazionale ha ancora messo piede, forse perché imbarazzati dalle vicende che hanno coinvolto il loro candidato Governatore, Filippo Penati.

L’idea Alfieri l’ha avuta mercoledì notte, dopo la serata di fund raising organizzata alla fondazione Metropolitan da Giorgio Gori e Davide Serra del fondo Algebris. Una serata che ha confermato allo staff renziano l’esistenza di un terreno fertile a Milano. Non solo per l’alta partecipazione da parte di finanzieri ed economisti di assoluto primo piano - da Marco De Benedetti a Benito Benedini, da Stefano Preda a Umberto Paolucci - ma anche per l’interesse mostrato da alcuni degli uomini chiave della vittoria di Pisapia alle comunali del 2011 contro Letizia Moratti.

Alla serata, infatti, ha preso parte anche l’attuale Capo di Gabinetto del primo cittadino milanese, quel Maurizio Baruffi che ha gestito la comunicazione di tutta la campagna di Pisapia e lo ha assistito come “consigliori” da subito. Uno di quelli che suggerì il colore arancione per connotare il movimento (insieme al regista politico della rivoluzione pisapiana, l’ex senatore del Prc, Gianni Confalonieri) , L’ideatore della strategia della “non risposta”: quando ad attaccare l’allora candidato sindaco del centrosinistra erano personaggi di secondo piano a ribattere doveva essere la seconda linea. Renzi a Milano pesca a piene mani negli ambienti pisapiani mentre il Partito Democratico locale è sdraiato quasi completamente su Pierluigi Bersani. Del resto qui il Pd è reduce dall’egemonia di Filippo Penati e quindi nelle istituzioni sono distribuiti gli uomini dell’ex segretario politico di Bersani. Il Comune e la giunta di Pisapia rappresentano dunque il nuovo in grado di ascoltare e assecondare Renzi. Tra gli assessori nessuno si sbilancia, tanto meno il sindaco prende posizioni. Garantisce che parteciperà “agli eventi pubblici di ciascun candidato”. E sicuramente il 29 sarà ad ascoltare Renzi, al dal Verme. Lui riempì il teatro e la strada di fronte. Sarà questo il paragone per Renzi. E l’assedio a Formigoni nei prossimi giorni, potrebbe essere un buon trampolino.

Davide Vecchi - 19 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
.

0 commenti:

Posta un commento