Di monito in monito, dove si arriva? Marco Revelli – politologo, professore all'Università del Piemonte Orientale – trova gli interventi del Colle decisamente “irrituali”: “Da qualche tempo vedo un protagonismo del Quirinale che va oltre i rigorosi confini attribuiti, in un sistema
parlamentare, alla Presidenza della Repubblica”.
Professor Revelli, siamo diventati un po’ presidenzialisti?
Queste forme di intervento, addirittura in un campo tanto delicato come l'orientamento elettorale, pongono un problema. Voglio essere chiaro: non penso che il presidente abbia violato in modo formale la Costituzione. C'è però una trasformazione della nostra Costituzione materiale, di una pratica consolidata, in un ruolo che a me sembra più simile al semi-presidenzialismo. Oggi la situazione italiana lungo l'asse Palazzo Chigi-Quirinale mi sembra più simile, nella pratica, al modello francese.
Marco Revelli |
È stato evidentissimo nella genesi del governo Monti. Da allora questo interventismo si è accentuato. Ciò di cui discutiamo oggi è perfettamente in linea con il ruolo che ebbe allora Napolitano: un ruolo da potere sovrano. Carl Schmitt, alla domanda su chi fosse il sovrano nella Repubblica di Weimar, rispose: “Chi decide nello stato d'eccezione?”. Ecco, lo scorso anno Napolitano esercitò il potere sovrano.
Nel passaggio tra Berlusconi e Monti crede ci sia stato uno spostamento di baricentro tra i poteri?
Indubbiamente, con un indebolimento della sovranità del Parlamento. Anche se l'intervento di Napolitano probabilmente fu salvifico, non lo nego. Il Colle, bisogna dirlo, si mosse in un contesto in cui i partiti avevano fallito: di fronte a un rischio reale di default del nostro Paese i partiti erano impotenti. E si fecero ben volentieri da parte, rimettendo la patata bollente nelle mani del Quirinale. Ho l'impressione che quella situazione di fallimento dei partiti si prolunghi.
Infatti non protestano. Anzi...
Perché sono paralizzati dalle loro contraddizioni interne. Tutto questo impone un severo esame di coscienza alla presidenza della Repubblica, ma anche alle forze politiche e anche a noi che ne siamo i critici.
Ci sono dei rischi?
Vedo dei rischi nella liquefazione del sistema politico e nella supplenza sempre più intensa della presidenza della Repubblica, di fronte alla crisi della rappresentanza politica.
Un atteggiamento de-responsabilizzante per il Parlamento.
Certo, ma non dimentichiamo che l'elettorato sarà chiamato a giudicare. E io credo che il corpo elettorale punirà severamente questi partiti che hanno abdicato al compito di far funzionare un potere sovrano come il Parlamento. L’hanno riempito di inquisiti e pregiudicati e svuotato di responsabilità. Gli appelli al voto premiale rispetto alle politiche del governo Monti, appartengono alle retoriche di rassicurazione: non credo però che troveranno sostegno. Il buon lavoro svolto dal governo Napolitano...
...il governo Napolitano?
Che lapsus! Volevo dire Monti. Ma forse non è così sbagliato chiamarlo Monti-Napolitano, visto com’è nato. Comunque quel lavoro ha dato buoni frutti nel campo della finanza pubblica e di quella privata che se è giovata. Ma è stato pagato duramente nel mondo del lavoro, nel mondo dei bisogni e dei servizi: penso alla sanità e allo stato sociale. Ogni volta che ascoltiamo un'esternazione di questi ministri, quello che scandalizza è la radicale insensibilità sociale. Alcune ministre ricordano la Maria Antonietta delle brioches, con una assoluta cecità nei confronti della parte sofferente del Paese. Non so se apprezzeranno il lavoro dei tecnici gli esodati, i giovani che si sono sentiti dare degli schizzinosi o i cittadini di Taranto che si sono sorbiti le esternazioni del ministro Clini: non s'è mai visto un ministro dell'Ambiente così ostile all'ambiente e così legato alla proprietà.
Silvia Truzzi - 25 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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