NAPOLITANO CHIEDE AGLI ELETTORI DI RICORDARSI DELL’ESPERIENZA “IMPORTANTISSIMA” DEI PROFESSORI QUANDO ANDRANNO A VOTARE
Napolitano fa campagna elettorale per Monti Monito ai partiti e ai cittadini: “Ad aprile tenete conto di lui”
Le elezioni politiche del 2013 preoccupano, anzi spaventano sempre di più il capo dello Stato. Ieri all’Aja Giorgio Napolitano ha esternato il suo risultato ideale delle urne. Ancora una
volta, il feroce interventismo del Quirinale tratteggia il profilo di una Grande Coalizione alias Monti-bis contro l’ipotesi di una vittoria del centrosinistra di Bersani, Vendola, il socialista Nencini e forse anche Di Pietro. Queste le parole di Napolitano: “Ho fiducia nei cittadini per un governo non diviso, non fragile ma stabile: di questa consapevolezza diano prova gli italiani quando si voterà in aprile. Il resto dipenderà dai partiti ma in Italia è salutare e inevitabile tenere conto dell’importantissima esperienza del governo Monti”. L’ennesimo endorsement del Lord Protettore del Professore non nasconde i suoi timori anche per la pasticciata riforma elettorale in corso, se mai riuscirà a essere approvata.
L’ossessione è sempre quella del prosieguo dell’agenda Monti: “Anche la migliore legge elettorale non può garantire automaticamente la soluzione di un governo stabile, che è il risultato di scelte e accordi politici”.
A Montecitorio, il “monito” del Colle dai Paesi Bassi ha l’effetto di un cazzotto in faccia per i bersaniani del Pd. Ecco la traduzione che ne fa, a taccuino chiuso, un autorevolissimo deputato vicino al segretario: “Napolitano adesso sta esagerando, sta andando sopra le righe”. Il segretario, reduce da un incontro con Monti sulla legge di stabilità, è consapevole che la partita con il Colle sta giungendo a uno snodo decisivo. Una partita anche personale tra due ex comunisti che hanno visioni differenti sul futuro del Paese. Qui è Rodi e qui bisogna saltare.
Il Pd di Bersani è per un ridimensionamento del montismo e saldare così un’alleanza che potrebbe allargarsi di nuovo a Di Pietro. Al contrario, Napolitano sarebbe convinto che lo schema dell’aspirante candidato-premier democratico non porterebbe da alcuna parte, destinato a sbattere sugli scogli degli impegni e dei vincoli europei. Nelle conversazioni private del capo dello Stato, tutte politiche e ispirate da uno schietto realismo, sarebbe addirittura spuntato un paragone tra Bersani e l’ultimo Craxi, quello che voleva unire la sinistra dopo la caduta del Muro di Berlino. A unire i due la stessa cieca ostinazione. Il leader del Psi s’infilò in un vicolo cieco, senza risultati. E adesso il segretario del Pd ripeterebbe lo stesso errore, illudendosi di governare il dopo-Monti con Vendola. Con una differenza però, come qualcuno avrebbe obiettato a Napolitano: Craxi tentò l’operazione da una posizione di minoranza, Bersani invece è a capo di una forza politica che nei sondaggi sfiora il trenta per cento.
Nel duello con il Quirinale, il segretario del Pd ha tentato una ripartenza per spiazzare il disegno della Grande Coalizione. E cioè riconoscere un “ruolo da protagonista” a Monti anche in futuro, con l’investitura per la successione a Napolitano. Un ticket che i bersaniani più ortodossi danno per certo in caso di vittoria alle politiche del 2013: Bersani a Palazzo Chigi, Monti al Colle come nuovo presidente della Repubblica. Una griglia che ha già registrato due effetti collaterali: l’allontanamento dell’Udc di Pier Ferdinando Casini dal centrosinistra e la delusione di Romano Prodi, che nella contesa delle primarie sta evitando accuratamente di pronunciarsi a favore dell’ex “amico Pier Luigi”. Casini e Prodi, ossia altri due autorevoli candidati per il Quirinale, che sarebbero bruciati dal Professore della sobrietà. Nei piani di Napolitano, invece, Monti dovrebbe rimanere a Palazzo Chigi con un vasto e consapevole accordo tra le forze responsabili dopo le elezioni. I maligni individuano in questo schema, con Monti ancora premier, le speranze di “Re Giorgio” di un mandato-bis, mai accaduto nella storia della Repubblica. Lui ha già smentito pubblicamente ma le indiscrezioni non si sono fermate proprio alla luce dello scontro con Bersani. Una guerra in cui, ancora uno volta, potrebbe avere un peso decisivo Massimo D’Alema. Nel suo campo, il presidente del Copasir ha sempre scavato la fossa a premier (Prodi) e aspiranti premier (Veltroni). Adesso, nonostante il sostegno alle primarie, potrebbe essere il turno di Bersani. Non a caso, dalemiani di rango riferiscono di un piano coincidente con il Quirinale: Monti a Palazzo Chigi anche dopo il 2013, almeno per un biennio. E l’asse Napolitano-D’Alema potrebbe risultare fatale a Bersani. La scommessa è questa, Renzi permettendo.
Fabrizio d’Esposito - 25 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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