Qualche giorno fa ho assistito, grazie a un telegiornale, a un intervento del presidente del Consiglio
Mario Monti. Parlava in una sala gremita di sindaci. Tutti erano molto irritati con il governo per i programmi delle imposte drastiche di cui erano bersaglio. Ciò che in particolare mi colpì fu la risposta del presidente. Egli disse:
“Purtroppo,
devo ammettere che per quanto riguarda le tasse imposte nell’ultima legge emanata, ci siamo comportati con brutalità”. Avevo senz’altro frainteso. Una brutalità prodotta da persona così a modo, discreta, imparziale ed equilibrata era impossibile! Ma qualche minuto dopo, ascoltando un altro telegiornale, mi resi conto che quella “brutalità ” l’aveva pronunciata proprio lui, col suo classico aplomb di statista educato e civile. Mi sono chiesto: possibile che l’ex Rettore dell’Università Bocconi abbia frainteso il valore di quel termine, tanto da farne uso con tanta leggerezza? Sul dizionario Sansoni, alla voce brutale leggiamo: aggettivo. Da bruto, bestiale, feroce, pesante; malvagità: circostanza aggravante dell’omicidio. Sostantivo: brutalità. Avverbio: brutalmente.
Il termine nasce dal lessico latino del V secolo a.C. diretto al comportamento di
Bruto Lucio Giugno, fondatore della Repubblica Romana che mise a morte i propri figli che avevano cospirato per il ritorno dei Tarquini. La miseria! È detto brutale colui che manda a morte i propri figli. Proprio feroce e malvagio, circostanza aggravante dell’omicidio ! Un po’ pesante come svarione lessicale. E subito ci viene in mente l’espressione di Dante: “
Nati non fummo a viver come bruti, ma per seguir virtude e canoscenza”. Quindi non è per virtù che il nostro Monti ha brutalizzato i sudditi, pardon, i cittadini della nostra patria. Bè, non esageriamo con la ferocia delle tasse: prima di tutto il prof. Monti non ha usato su tutti l’atto violento, ma solo verso coloro che non avrebbero potuto reagire adeguatamente se il massimo responsabile del governo ammettesse di essersi scagliato brutalmente su un’enorme quantità di inermi! Avrei voluto vedere io se qualcuno avesse brutalizzato altri cittadini di maggior livello tipo i notai, farmacisti, dentisti, assicuratori, prestatori a strozzo e banchieri... avremmo visto saltare in aria città intere! Dice Queneau, il filosofo:
“Ognuno soffre di un duro trattamento solo in conseguenza della sua collocazione nella società e in seguito alla probabile reazione adeguata che esprime davanti a ciò che considera sopruso”. Quindi è una costante matematica: la violenza del potere si proietta dal basso verso l’alto in rapporto alla potenza economica di cui il colpito dispone. D’altra parte Mario Monti e il suo gruppo di tecnici sono stati chiamati al governo per risolvere il problema della nostra disastrata economia.
E qualcuno dovrà pur pagare. La situazione drammatica in cui viviamo la si può capovolgere solo se ogni cittadino partecipa al salvataggio. Se poi, in seguito alla reazione di alcuni gruppi economici, chiamiamole lobby, il governo è costretto a ritirare le proposte che imporrebbero a costoro di versare il dovuto, non facciamone una tragedia, spingiamo un po’ di più l’acceleratore su coloro che non possiedono né mezzi, né santi in paradiso o deputati in Parlamento a proprio comando. Saranno loro a pagare anche per quelli che avrebbero i mezzi per risolvere democraticamente ed egalitariamente il loro compito civile. A proposito di brutalità non ricordiamo però un medesimo aplomb dimostrato verso i cosiddetti esodati: una valanga di cittadini che ha dovuto subire una beffa a dir poco crudele. Essi, all’istante, si sono ritrovati licenziati e totalmente privi di pensione. L’ingiustizia ha creato scandalo e il governo ha promesso che sarebbe corso subito ai ripari, ma ancora non si vede spuntare alcun atto risolutivo. Tanto esodato fa rima con diseredato. Quindi tranquilli e avanti così. Parallela è la notizia apparsa lunedì 22 ottobre su Il Fatto Quotidiano a proposito dell’imperversare di centinaia di migliaia di slot machine nei bar e nelle sale giochi d’Italia. Il governo Monti ha concesso il diritto al gioco d’azzardo pubblico, si può ben dire totale. Il Fatto ci ricorda che fu Berlusconi, nel suo secondo mandato, a legalizzare le macchine chiamate scannagonzi. La maggiore azienda che gestiva queste trappole oscene intascò in un solo anno più di 7 miliardi di euro.
Ma quella pacchia da gangster non poteva durare, infatti ecco che all’apparire del governo di tecnici i nuovi ministri propongono una legge che impone norme severe contro ogni gioco d’azzardo. E così, finalmente, esattamente una settimana fa ecco che il ministero dell’Economia mette nero su bianco una controlegge che dichiara che il gioco d’azzardo pubblico non si tocca. Come mai un vergognoso ribaltone del genere? Per il semplice fatto che lo Stato, il governo, hanno bisogno di quei soldi. Come?! Hanno bisogno di denaro sottratto a cittadini irretiti da una mania dal nome tanto spietato come ludopatia? In particolare, giacché tutta o quasi l’équipe che dirige questo governo è composta da
uomini e donne di estrazione cattolica, addirittura provenienti da un’
Università che si chiama Cattolica, come riescono a declinare la loro fede e nello stesso tempo accettare di vestire la giubba del biscazziere quello sì, davvero brutale e indegno? Forse state per rispondermi che purtroppo la nostra società è schiava del denaro e spararci la triviale banalità della moneta senza odore? No signori e signore la moneta ha odore, anzi puzza, soprattutto di ipocrisia e di cinismo. Vi saluto con tutto il rispetto e la sobrietà possibile.
Dario Fo - 24 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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