mercoledì 24 ottobre 2012

Imparate a comunicare oppure state zitti (di Oliviero Beha)


Sembra proprio che non imparino mai. A far che? A comunicare, il Moloch della vita pubblica e privata contemporanee. E ogni giorno ne arriva una conferma. Prima di buttarci sulla Fornero, in questo senso una specie di “Apriti Sesamo”, vorrei riferire di una breve
notizia data ieri pomeriggio da un giornale radio. Della Rai. Veniva intervistato un esperto di comunicazione che aveva analizzato i linguaggi di Obama e di Romney nell’ultimo “duello” in tv. L’esperto citava i termini usati più spesso per rilevare che il primo aveva parlato meno dello sfidante. Chi intervistava ha formulato il domandone, qualcosa come “dunque l’efficacia della comunicazione non dipende da quanto si parla?”, cui il sagace ha risposto “no, è la dimostrazione che si può comunicare peggio parlando di meno”, cioè esattamente il contrario di ciò che voleva dire. E quello era soi disant un esperto.

Pensate alla Fornero, con quel fardello di questioni sulle spalle e le lacrime del suo debutto, che continua a sfidare tricoteuses mediatiche, politiche e sociali rilasciando dichiarazioni scivolose. Adesso c’è quella dei “giovani schizzinosi”, cui consiglia di afferrare al volo il primo lavoro, qualunque esso sia. I numeri della mostruosa disoccupazione giovanile nostrana sembrerebbero darle ragione, quindi il ministro si è un po’ sorpresa e un po’ adontata per le reazioni scatenate. È evidente che né lei né il suo staff hanno la più pallida idea di che cosa significhi e di quanto conti “parlare bene”. I “bamboccioni ” di Padoa-Schioppa non devono aver insegnato nulla, quindi delle due l’una: o si considera la comunicazione come una variabile insignificante e irrelata dai contenuti, oppure la si interpreta nel modo peggiore con il grande risultato di rovesciare priorità e sensibilità come un guanto. Detto altrimenti, nei fatti l’atteggiamento da tenere nei confronti del mercato del lavoro di cui parla il ministro è sacrosanto. Ma né il termine “schizzinoso” né il contesto lasciato così sospeso contribuiscono ad avvalorare la posizione e il giudizio di fronte alla prima occupazione.

Come si può pretendere che un giovane cornuto e mazziato dai Padri, di cui fa parte esemplarmente anche la Fornero, accetti questo formulario se prima i Padri non hanno ammesso le loro colpe? È presumibile che non vi sia alcuna comprensione per chi manifesta un magistero retto sulle nequizie passate, come se la crisi fosse nata sotto un cavolo. E nel comunicarlo, per di più assume quella scoria di burbanza e maternalismo che altrove e in altri tempi sarebbe magari sembrata ragionevole. Forse c’è un equivoco: qualunque presa di posizione pubblica che abbia risonanza mediatica va oltre la giustezza della medesima. Non è importante ciò che dici ma che tu ti assicuri venga ascoltato, digerito e magari espulso organicamente. Il merito, il valore, il segno più o meno sono scomparsi. E intorno a “schizzinosi” deflagra un dibattito che occulta la questione. È un precipizio inarrestabile?

Oliviero Beha - 24 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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