Sembra proprio che non imparino mai. A far che? A comunicare, il Moloch della vita pubblica e privata contemporanee. E ogni giorno ne arriva una conferma. Prima di buttarci sulla Fornero, in questo senso una specie di “Apriti Sesamo”, vorrei riferire di una breve
notizia data ieri pomeriggio da un giornale radio. Della Rai. Veniva intervistato un esperto di comunicazione che aveva analizzato i linguaggi di Obama e di Romney nell’ultimo “duello” in tv. L’esperto citava i termini usati più spesso per rilevare che il primo aveva parlato meno dello sfidante. Chi intervistava ha formulato il domandone, qualcosa come “dunque l’efficacia della comunicazione non dipende da quanto si parla?”, cui il sagace ha risposto “no, è la dimostrazione che si può comunicare peggio parlando di meno”, cioè esattamente il contrario di ciò che voleva dire. E quello era soi disant un esperto.
Come si può pretendere che un giovane cornuto e mazziato dai Padri, di cui fa parte esemplarmente anche la Fornero, accetti questo formulario se prima i Padri non hanno ammesso le loro colpe? È presumibile che non vi sia alcuna comprensione per chi manifesta un magistero retto sulle nequizie passate, come se la crisi fosse nata sotto un cavolo. E nel comunicarlo, per di più assume quella scoria di burbanza e maternalismo che altrove e in altri tempi sarebbe magari sembrata ragionevole. Forse c’è un equivoco: qualunque presa di posizione pubblica che abbia risonanza mediatica va oltre la giustezza della medesima. Non è importante ciò che dici ma che tu ti assicuri venga ascoltato, digerito e magari espulso organicamente. Il merito, il valore, il segno più o meno sono scomparsi. E intorno a “schizzinosi” deflagra un dibattito che occulta la questione. È un precipizio inarrestabile?
Oliviero Beha - 24 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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