martedì 23 ottobre 2012

I pozzi senza fondo di Asl e Regioni (di Eduardo Di Blasi)


NEI NUMERI DELLA COMMISSIONE TUTTE LE CRITICITÀ DEL NOSTRO SISTEMA

La pagella europea è questa: “La corruzione è profondamente radicata in diverse aree della pubblica amministrazione, nella società civile, così come nel settore privato. Il pagamento delle tangenti sembra pratica comune per ottenere licenze e permessi,
contratti pubblici, finanziamenti, per superare gli esami universitari, esercitare la professione medica, stringere accordi nel mondo calcistico, ecc. (…) La corruzione in Italia è un fenomeno pervasivo e sistemico che influenza la società nel suo complesso”. Questo è
(da IL Fatto Quotidiano - Clic per ingrandire)
scritto nel Rapporto di valutazione sull’Italia adottato nel 2011 dal Greco, il Gruppo di Stati contro la Corruzione istituito nel ‘99 dal Consiglio d’Europa (l’Italia vi partecipa attivamente solo dal 2007) e fatto proprio dalla Commissione per lo studio e l’elaborazione di proposte in tema di trasparenza e prevenzione della corruzione nella pubblica amministrazione, istituita dal ministro Filippo Patroni Griffi.

Il punto di partenza è dunque questo, e i 60 miliardi stimati dalla Corte dei Conti come danno netto che annualmente la corruzione produce in Italia. Un dato generale dentro cui si nascondono dinamiche più complesse. Vediamone alcune.

FRENO ALLE IMPRESE
Uno studio della Banca Mondiale, ripreso dal rapporto, ci informa che “le imprese costrette a fronteggiare una pubblica amministrazione corrotta e che devono pagare tangenti crescono in media quasi del 25% di meno di imprese che non fronteggiano tale problema”. Le più colpite sono le più piccole, che in media crescono il 40% in meno. Il punto è che, visto dalla parte dell’impresa, la tangente può diventare un costo calcolato a fronte di un beneficio più o meno evidente (e di una punizione sempre più irrilevante).
È però, con ogni evidenza, il settore pubblico lo snodo principale della corruzione, soprattutto quando c’è di mezzo una ingente mole di spesa pubblica e forme di controllo blande.

LA SANITÀ
Le criticità nella spesa sanitaria nazionale (112 miliardi di euro l’anno) è ricercata in due fattori di rischio: l’enorme mole dei finanziamenti e la discrezionalità con cui questa spesa viene gestita da direttori generali delle Asl spesso di diretta emanazione politica e da istituzioni e da “decisioni amministrative, che si rinnovano frequentemente, perciò esposte ai tentativi di condizionamento illecito, che possono assumere varie forme: spese inutili, contratti conclusi senza gara, gare svolte in modo illegale, assunzioni e inquadramenti illegittimi, falsità e irregolarità nella prescrizione di farmaci e simili, inadempimenti e irregolarità nell’esecuzione dei lavori e nella fornitura di beni”.

APPALTI PUBBLICI
Anche qui la torta è appetitosa: 106 miliardi di euro l’anno (il 31% per lavori, il 41% per servizi, il 28% per forniture, si specifica). Questi soldi sono spesi da un numero impressionante di “stazioni appaltanti” (circa 30 mila) che contribuiscono a costituire 60 mila “centri di costo”. Ancora una volta sotto l’occhio di chi conosce leggi e procedure vanno a finire le leggi speciali: quelle per le emergenza di Bertolasiana memoria e gli appalti secretati, propri di una certa parte della pubblica amministrazione (già peraltro condannati da una lunga relazione della Corte dei Conti). Ancora, poi, sul banco degli imputati finisce la “variante in corso d’opera”, che fa lievitare il costo dell’appalto a cifre fuori mercato. Ciò è dovuto anche alla scarsa capacità di controllo delle tante stazioni appaltanti. Di più: “L’impresa corruttrice, informata dell’intenzione della stazione appaltante di cambiare o integrare il progetto originario, può arrivare a calibrare adeguatamente la propria offerta nella fase di aggiudicazione, coprendo i costi delle tangenti con i futuri guadagni supplementari”.

ENTI LOCALI
È l’altro punto dolente. Qui, un passaggio interessante è quello sui segretari generali dei comuni: “Il principale aspetto critico nel ruolo attualmente assegnato ai segretari comunali è che attualmente essi sono soggetti ancora al sistema dello spoils system. Il Sindaco infatti, in caso di mancata conferma non ha alcun obbligo di motivazione di tale atto. Ciò ovviamente espone tali figure a subire le scelte dell’organo monocratico (sindaco) che potrebbe decidere di non confermare l’incarico anche in quei casi in cui il Segretario comunale abbia svolto con scrupolo il proprio ruolo, rilevando le illegittimità degli atti amministrativi adottati dall’organo che ha il potere di confermarne la nomina”. Seguono le proposte e l’epitaffio del rapporto del Greco: “L’Italia non ha un programma anticorruzione coordinato. Nessuna metodologia è al momento in vigore per stimare l’efficienza delle misure anticorruzione specificamente indirizzate alla pubblica amministrazione”.

Eduardo Di Blasi - 23 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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