venerdì 14 settembre 2012

Renzi si lancia: “Voglio i voti di Berlusconi” (di Fabrizio d’Esposito)


IL CAMPER DI RENZI È PARTITO DESTINAZIONE: GLI ELETTORI DEL PDL
Da Verona l’assalto alle primarie: “Prendiamo i berlusconiani”

Verona
Ma di quale partito è Matteo Renzi, se il segretario del Pdl Alfano dice: “Se perdi, vota noi”? Il sindaco di Firenze appare alle 11 e 47 e alle sue spalle non c’è il simbolo del Pd. Solo nome, cognome e l’abusato slogan “Adesso” che per sua stessa ammissione fa tanto Eros Ramazzotti, “e ci sei, adesso tu”. Renzi si candida ufficialmente alle primarie democrat e alla
guida del Paese con una macedonia che mischia tantissime cose. Parla per un’ora precisa e sembra di ascoltare un Frankenstein tra Veltroni e Berlusconi. Le emozioni, innanzitutto, anche se da Ramazzotti a Lucio Battisti il passo è davvero lungo: “Buongiorno a tutti, essere qui e adesso è un’emozione. La politica deve regalare un’emozione ed è un’emozione cominciare questo viaggio”. Chiamale se vuoi emozioni, appunto. Ma ci sono anche “un orizzonte per allargare il respiro”, la fortuna di “cogliere il momento opportuno”, parafrasando
Joseph Conrad, e la scoperta che “oltre la politica ci sono la vita e i sentimenti”. È l’ultima frontiera del buonismo, che passa da una generazione all’altra. Renzi comincia la sua avventura da Verona, nell’auditorium di piazza Brà, perché vuole imitare il suo corregionale Dante Alighieri. Il Sommo Poeta venne qui in esilio e nel 1315 rifiutò un compromesso, anzi “un baratto”, per ritornare a Firenze. Il Sommo Rottamatore, invece, dice no a un altro baratto: quello di “stare fermo in un angolo e aspettare il proprio turno”. Davanti a un migliaio di persone, il Matteo Renzi show prende di petto tutto e tutti. Una sua vittoria sarebbe una mutazione genetica più che generazionale del principale partito della sinistra. Contro l’articolo 18, i sindacati, Vendola e Di Pietro: “Al Palazzaccio, per la consegna dei referendum contro la Fornero, sono riusciti a fare una foto persino più brutta di quella di Vasto. La foto del Palazzaccio è la foto della sinistra che non governerà mai”. Contro i lavoratori del Sulcis e dell’Alcoa, “il carbone non rende e basta con le multinazionali che prendono solo soldi”. Renzi vuole scrivere la storia italiana dei prossimi 25 anni, fino al 2037, e le emozioni servono fino a un certo punto. Spazio quindi alle metafore calcistiche: “Se non ci chiudiamo in difesa e rifiutiamo la logica del catenaccio, il centrosinistra rischia di vincere le elezioni e di stupire”.

Poi altra suggestione o citazione canora per enfatizzare l’impegno da rottamatore: “Il rischio non è tirare il calcio di rigore, ma rimanere in panchina”. Stavolta è il De Gregori della leva calcistica del ’68. A proposito, un altro comandamento renziano è quello di spazzare via la “subalternità” culturale al sessantottismo e ai sessantottini. Via tutto. La crisi è un’opportunità per cambiare e trasformare la società italiana, non si potrà mai più tornare alle certezze di prima. Renzi attacca. Il verbo più usato è giocare. Vale per un calciatore ma anche per un bambino. Attacca e infila le linee avversarie. Qui si arriva al cuore del comizio, apertura di una campagna che lo porterà nelle 108 province del Paese: “Cari amici che avete votato Berlusconi, non abbiamo paura di venirvi a stanare nelle vostre delusioni, voi che volevate un milione di posti lavoro e vi ritrovate un figlio precario”. Così qualche maligno ricorda la sua vittoria alle primarie per concorrere alle elezione a sindaco di Firenze. In quell’occasione alcuni voti dei simpatizzanti pidielle pare siano arrivati. Eccome. Ma la morale è: “Vogliamo venirvi a prendere”. È un’altra citazione, dal cinema questa volta: Rambo. Renzi Rambo e Rottamatore vuole andare a prendere tutti i delusi berlusconiani e leghisti. Un’impresa da rivoluzionario. Lui la chiama rivoluzione della speranza. Qualcuno prima di lui la definì rivoluzione liberale. Sì, Renzi scimmottia un po’ di tutto: Veltroni (nel racconto di ieri tante le storie di persone normali citate per nome) ma anche il Cavaliere e perfino Grillo, quando se la prende con chi va a fare le immersioni (Fini) o la spesa (Anna Finocchiaro) accompagnato dalla scorta. Con il suo programma a tre punte (Europa, futuro, merito), il sindaco trentasettenne di Firenze vuole ribaltare un paese in cui la classe media non guadagna più da classe media. La borghesia era il 72% nel 2001, con la crisi è scesa al 35. Per questo Renzi si converte al berlusconismo più spinto con il solenne impegno di abbassare le tasse, annunciando l’ennesima lotta all’evasione fiscale. La dichiarazione più attesa arriva alle 12 e 20. Poggia le mani sul podio, imposta il tono della voce e proclama: “Annuncio ufficialmente la mia e la nostra candidatura a guidare l’Italia nei prossimi cinque anni”.

Con le emozioni c’è “la lista della spesa” del programma, compresa la civil partnership per quanto riguarda i diritti civili. Renzi punta Bersani e le primarie, ringrazia il segretario ma le primarie non sono una concessione, bensì un elemento costitutivo del Pd. Il Rottamatore vuol vincere senza parlare male degli avversari e degli amici. E guai a sottovalutarlo: “La burocrazia forte e autorevole del nostro partito ha la certezza di avere già vinto, ma abbiamo già avuto altre gioiose macchine da guerra che hanno perso”. Forse l’eco di tali parole è arrivato a D’Alema, che immediatamente ha profetizzato: “Secondo un sondaggio il 55% vuole Bersani, il 22-23% Renzi”. Intanto il “secondo”, qualora dovesse vincere, rassicura subito i poteri forti: “Monti ha dato l’idea di fare le cose e non rinviarle. Farò lo stesso”. Si chiama continuità. Veltroniano, berlusconiano, montiano.Unamacedonia,appunto.Il governo tecnico però è l’occasione per un altro schiaffo agli oligarchi del partito: “È l'umiliazione di un gruppo dirigente che, quando il governo dell'altra parte va a casa perché ha fallito, non riesce a trovare una proposta e un'alternativa credibili tanto da costringere il capo dello Stato a una soluzione tecnica”. E se perde, invece, il Renzi rossoblu modello States? Finalino buonista: “Non faremo l’ennesimo partitino, ma saremo in prima fila a dare una mano a Bersani”. Alle 12 e 50 è tutto finito. Il camper di Renzi è partito. Il piatto forte della ditta è la macedonia.

Fabrizio d’Esposito - 14 settembre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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