domenica 16 settembre 2012

Professore, cosa farà da grande? (di Rita Pani)


Illustre Professor Monti,
l’altro giorno ho letto della sua indecisione per ciò che concerne il suo futuro, e ho pensato di scriverle per ringraziarla, come sento di dover fare ogni volta che ogni illustrissima et onorevolissima figura istituzionale, dona una perla di speranza al cittadino.

Saperla indecisa del suo futuro, immaginarla seduto in ciabatte sulla sua poltrona a guardar
fuori dalla finestra, domandandosi: “Cosa farò da grande?” aiuta anche chi come me, si sente ormai fuori da qualunque gioco, e cancellato da ogni possibile disegno del futuro. Sto per compiere quarantotto anni, e già che lei si avvicina alla soglia dei settanta, è lecito sperare.

Tornerà ad insegnare alle giovani menti italiche devastate, o preferisce un futuro nell’italica politica, forte dell’esperienza maturata in questi anni, in compagnia della combriccola da lei radunata per infliggere il colpo finale, dopo l’erosione lenta e sistematica dell’ultimo ventennio? È un bel dilemma, lo comprendo, e nemmeno vale la regola del mal comune mezzo gaudio, perché a ognuno il suo, a ognuno la sua croce.

Il suo tormento guardando al domani, Professore, la rende simile ad ognuno di noi, ed anche per questa sua umanizzazione, la ringrazio. Per me era diverso fino a qualche giorno fa, perché perso l’ultimo lavoro mi ero arresa. Persi quei 352 euro mensili che guadagnavo e che almeno mi consentivano di pagarmi l’unico vizio rimastomi, senza dover chiedere al mio compagno di comprarmi il tabacco, mortificandomi ogni volta, avevo smesso di sperare dedicandomi più concretamente a disperarmi per la mia figlia minore, che a differenza della sorella, ancora non si è risolta ad emigrare, lontano da questa landa desolata che abbiamo pesantemente contribuito a disboscare, lasciandovi liberi di pensare al vostro futuro. Soltanto al vostro.

La ringrazio col cuore in mano, Professore, per avermi esentato dal dover essere rispettosa delle leggi, delle istituzioni, e dei diversi. E i diversi, per me, son quelli come lei e come la schiera ormai troppo lunga di parassiti dello stato, attaccati alla nostra vita come gli acari in un tappeto. La ringrazio per la sua diversità. Per la capacità che ha di farmi sentire migliore di lei, legata ancora alla civiltà che porta rispetto per l’altrui, e che mi rende capace di essere sensibile all’altrui.

Ci faccia sapere al più presto, Professore, quando avrà deciso cosa vuol fare da grande, così che finalmente anche noi si possa prendere la nostra decisione sul futuro. Ci dica se tornerà ad insegnare per tirar fuori dalle università un nuovo esercito di parassiti del capitale collettivo, o se invece lo governerà sputando in faccia alla fatica della sopravvivenza. La prego, ci dica ancora che lo statuto dei lavoratori ci impedisce di lavorare. Ci dica che lo sciopero va abolito, e ci spieghi ancora che solo con la produttività di un popolo di schiavi, si potranno risollevare le sorti di questo paese.

È davvero molto probabile, che se insiste ancora un po’, finalmente apprenderemo la lezione e lavoreremo – davvero – per il nostro futuro senza catene.

Rita Pani (APOLIDE) - 15 settembre 2012 -
R-ESISTENZA-INFINITA
.

0 commenti:

Posta un commento