mercoledì 19 settembre 2012

Non ci resta che il fuorionda (di Nanni Delbecchi)


Benvenuti nell’era fuorionda. Perché non ci sono dubbi, ormai è questa l’ultima frontiera della lotta politica e quindi delle strategie mediatiche (qualcuno vede la differenza?). Ancora non ci siamo ripresi dal fuorionda a cinque stelle, con annessa imboscata televisiva, che ha avuto per protagonista Giovanni Favia, ed eccone uno nuovo di zecca, in grado di far girare la testa
al mondo intero. Bastano pochi secondi fuorionda per polverizzare mesi di campagna elettorale, ci dimostra il candidato repubblicano Mitt Romney, intercettato da una cronista del Mother Jones nel corso di una riunione con i donatori di fondi. Ebbene, in quella manciata di secondi Romney è riuscito a dire (traduciamo in parole povere): primo, che non si sente né 
si sentirà mai il presidente di tutti gli americani; secondo, che per quanto lo riguarda la metà più povera del Paese può anche andare a ramengo; terzo, che è sceso in politica soltanto per fare gli interessi suoi e di chi lo finanzia. Chiaro, no? Tutto il contrario dei fiammeggianti vaniloqui, dei severi moniti e delle fumose retoriche che non solo Romney, ma tutti i suoi colleghi sfornano a getto continuo quando invece sono in favore di telecamera. Un tempo si sarebbe detto: viva la faccia. Oggi diciamo viva il fuorionda, perché non ci resta nient’altro. È questo il solo momento in cui, se non possiamo vedere i politici negli occhi, possiamo però vedere la caduta delle maschere.

Da quando i media, e in particolare la tv, sono diventati il centro di gravità del potere siamo circondati da politici-ballerini. Come scrive Milan Kundera nella Lentezza ,“al giorno d'oggi, gli uomini politici sono tutti un po' ballerini, e tutti i ballerini si occupano di politica”. Negli ultimi trent’anni le televisioni hanno fatto proprio questo, gli hanno cucito il tutù su misura, li hanno assecondati nei loro passi a due e nei loro volteggi sulle punte. Bruno Vespa potrà lasciare perplessi come giornalista; ma come coreografo è meglio di Don Lurio. Interviste, smentite, salotti, serate d’onore. Ogni mossa è preparata e costruita dagli spin doctor, ogni reazione è passata al setaccio dai sondaggisti. Solo l’arrivo di un fuorionda, come una sassata, può spaccare la vetrina. Allora il volto sorridente si mostra all’improvviso senza cerone, con la tintura che cola lungo le rughe: una visione orribile, ma al tempo stesso liberatoria. Un momento di verità, ma soprattutto un attimo di tregua dal presepe di plastica che dalle tv prosegue nella rete, tra tweet paraculi e post fighetti.

E allora, non ci resta che il fuorionda? Piano a cantare vittoria, perché si può costruire il fango come l’incenso, e i fuorionda sono un’arma troppo potente perché a qualcuno non venga in mente di manipolarla (nel suo piccolo, ce l’aveva già insegnato Emilio Fede a Striscia la notizia). Il vero fuori onda è come la Settimana enigmistica, conta infiniti tentativi di imitazione, e se andiamo avanti così bisognerà imparare a riconoscere gli originali. La vita quotidiana, d’altra parte, è un buon allenamento. È vero che, come dice Cioran, “se ci vedessimo con gli occhi degli altri scompariremmo all’istante”; ciò nonostante, quanto di noi mostriamo al prossimo non è poi così genuino. Per fortuna di Mitt Romney ce n’è uno solo; ma chi è senza fuorionda scagli la prima pietra.

Nanni Delbecchi - 19 settembre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
.

0 commenti:

Posta un commento