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Cosa si potrebbe aggiungere sul caso polverini, che già non ci abbia disgustato, fatto ridere o incazzare? Tutte le battute – anche le più esilaranti – sono già state scritte o dette. E tutte le minacciose indignazioni vomitate da ieri, in ogni angolo del Web
dopo la pubblicazione delle immagini della festa grecoromana, con la governatrice sorridente in mezzo a porci e mignottone. Il popolo si unisce al grido di: “In galera!”
Macché galera! Gentaglia così anche in galera avrebbe una vita differente; troverebbe il secondino idiota, pronto a riverire. Ci sarebbe quello che una mano la dà, ma in cambio di danaro. Le celle non sarebbero quelle riservate agli ultimi, stracolme di vita umana e odore di umanità. Avrebbero le celle protette dallo sguardo accusatore di chi la galera, magari, la sta facendo da innocente.
Gente così dovrebbe davvero essere condannata, alla normalità delle condizioni di vita che loro stessi, con la loro condotta disonesta hanno creato per noi, ultimi e dimenticati. Dovrebbero essere condannati a una condizione tale che insegni anche a loro, come ha insegnato a molti di noi cosa significhi la mortificazione di non poter provvedere a sé stessi, e peggio ancora alle loro famigli. Nemmeno la fatica del lavoro, ma la mortificazione della disoccupazione.
Il terrore di non riuscire a trovare i soldi per curare i loro cancri, l’umiliazione di giacere su una barella nel corridoio di un ospedale al quale hanno sottratto i fondi per finanziare le loro feste eleganti e signorili; senza la carta igienica e senza l’acqua – tolti dal budget dei reparti ospedalieri, affinché loro travestiti da maiali potessero far scorrere fiumi di champagne.
A loro dovrebbero essere espropriate le case acquistate con i soldi rubati alla collettività, e condannati a vivere nei quartieri popolari fatiscenti, costruiti in cartongesso, con la muffa che avvolge ogni cosa, compresi i polmoni di chi ci vive dentro.
Non può esservi galera peggiore per questa feccia, se un drammatico e repentino risveglio che li riconduca nel mondo che hanno creato.
Demagogico e populista? Può essere, ma c’è un ma. C’è il popolo italiano che comunque continua a leggere le “riviste patinate” alla ricerca delle notizie e delle fotografie di queste facce di merda, che continua a guardare a loro come un credente guarda l’immagine della Madonna, che tutto sommato ancora sogna, un domani, di affrancarsi dalla povertà per vivere finalmente nello stesso mondo dorato, fatto di lusso pacchiano, opulenza e sazietà.
E, non scordiamoci quale trattamento, lo stesso popolo riservo al povero Marrazzo, reo d’essere stato solo un po’ cretino e di aver prestato fede al capo dei capi, il capostipite della peggior feccia italiana, quella che promette di dimettersi ma non lo farà mai, certa proprio che nessuno domani mattina, andrà a cacciarli forcone alla mano.
Rita Pani (APOLIDE) - 20 settembre 2012 -
R-ESISTENZA-INFINITA
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