venerdì 21 settembre 2012

Ilva, boom dei tumori “Il governo sapeva tutto”


Il gip inviò lo studio al ministero. Bocciato il piano dell’azienda

Le carte che spiegano la drammaticità della situazione di Taranto e la reticenza del governo erano lì, sotto gli occhi di tutti. Già nel Decreto di sequestro preventivo dello scorso luglio si leggeva una frase che oggi inchioda il ministro della Sanità, ma anche quello dell'Ambiente e
il governo tutto, alle proprie responsabilità. Il Gip, infatti, scrive che già nel marzo del 2012 era acquisita agli atti del procedimento “una nota elaborata congiuntamente dall'Ufficio di Statistica e dal Reparto di Epidemiologia Ambientale dell'Istituto Superiore di Sanità relativa ai dati aggiornati agli anni 2003 e 2006/2008 della mortalità a Taranto”. Si tratta, aggiunge il Gip, di “atti pubblici – trasmessi in data 8 marzo 2012 dal predetto Istituto al Ministero della Sanità – sulla cui piena utilizzabilità non può sussistere dubbio alcuno”.

I dati e i suggerimenti relativi alla mortalità a Taranto per malattie gravissime – vedremo più avanti che si tratta di quasi tutte le patologie tumorali – erano noti da tempo, giunti sui tavoli giusti ma momentaneamente accantonati. Non erano ancora definitivi, si è giustificato il ministro Balduzzi mentre l'Isituto Superiore di Sanità ha precisato di attendere la loro pubblicazione sulla rivista scientifica. “O forse erano solo in attesa dell'Autorizzazione integrata ambientale” provoca invece Angelo Bonelli, presidente dei Verdi che di questa vicenda è uno dei protagonisti.

E' stato Bonelli a rendere pubblici i dati dello sperimentato progetto “Sentieri” (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento): dati sconvolgenti. La mortalità generale a Taranto, non solo fino al 2002, come era noto finora, ma anche negli anni 2003, 2006/2008 è del 10% più alta rispetto a quella attesa (sono i Rapporti Standardizzati di Mortalità, Smr, cioè l'eccesso o il difetto in percentuale del numero di morti della popolazione in studio rapportata a quella di riferimento, la Puglia in questo caso). La mortalità relativa ai tumori lo è del 12%, dei tumori al fegato del 24, fino ad arrivare a un più 306% per il mesotelioma alla pleura, il tumore provocato dall'amianto. Ma ci sono dati fuori controllo anche per le demenze (+25%), la sclerosi multipla (+28%), le malattie dell'apparato digerente (+34%) o le malattie respiratorie acute (+36%). Dopo le rivelazioni del presidente dei Verdi, il ministro Clini ha minacciato querela per diffusione di allarmismo. E ieri, a Radio Anch’io, ha ribadito che sui dati sanitari di Taranto "non c'è nulla di segreto, nulla di nascosto.

L'unica cosa evidente è che si stanno manipolando con grande spregiudicatezza dati incompleti". Sempre ieri Bonelli ha annunciato la contro-querela al ministro Clini presentandosi in conferenza stampa con i documenti comprovanti la sua denuncia e spiegando che intende ottenere dal ministro un milione di euro da devolvere alle vittime dei fumi di Taranto. In ogni caso la sostanza è che i dati esistono, documentati, dal marzo scorso. Il governo li conosceva e ha fatto finta che non ci fossero. Mentre il Tribunale di Taranto, dopo averli consultati, li ha ritenuti così rilevanti da inserirli nel Decreto di sequestro. La gravità si evince anche dagli effetti sui bambini e sulle donne, non solo sui lavoratori esposti alla fabbrica. “Nello studio di aggiornamento la mortalità per tutte le cause nel primo anno di vita risulta significativamente in eccesso” con un incremento della mortalità del 35%. E sempre in “eccesso” è la mortalità “per tutti i tumori in età pediatrica (0-14 anni)”. Per quanto riguarda le donne, poi, la mortalità per tumori è più alta del 15% e quella del mesotelioma del 140%.

In questo quadro non stupisce che la Procura di Taranto si prepari a bocciare il piano di risanamento presentato dall'azienda. Secondo le prime indiscrezioni, infatti, la valutazione dei custodi giudiziari sugli investimenti per risanare gli impianti sarebbe negativa.

Va in tal senso la relazione presentata alla Procura in cui si sospetta che l'Ilva voglia fermarsi alle promesse senza passare ai fatti. Basti pensare all'ipotesi di copertura dei parchi minerari delegata al gruppo Wurth che ha preso 15 mesi di tempo per realizzare il progetto. Nessuno assicura che alla fine la copertura si faccia. Lo scorso 26 luglio il procuratore Sebastio aveva detto che la Procura avrebbe valutato un piano Ilva in linea con le prescrizioni della magistratura. Da questo punto di vista il piano dell'Ilva è inadeguato rispetto all'obiettivo dell'azzeramento delle emissioni inquinanti. “Aspettiamo che sia il procuratore della Repubblica di Taranto a pronunciarsi - dicono dall'Ilva - e a formalizzare la sua decisione. Per noi conta questo pronunciamento”. La decisione potrebbe essere presa già oggi.

Salvatore Cannavò - 21 settembre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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