giovedì 30 agosto 2012

Intercettazioni - L’avevamo detto


All’inizio di luglio, quando Panorama rivelò che sull’utenza di Nicola Mancino i pm di Palermo avevano involontariamente intercettato due telefonate con Giorgio Napolitano, scrivemmo che sarebbe stato nell’interesse stesso del Capo dello Stato
fare in modo che quelle conversazioni fossero rese pubbliche. E, a maggior ragione, dopo che il presidente aveva ribadito di non avere nulla da nascondere.

Purtroppo per lui, Napolitano fece l’opposto: sostenne che quelle intercettazioni andavano distrutte direttamente dai pm e, poiché quelli risposero di non poterlo fare a norma di legge, li trascinò dinanzi alla Consulta con un devastante conflitto di attribuzioni. Ora si verifica ciò che era prevedibile fin dal primo giorno con il presidente coinvolto in una manovra targata Berlusconi & C.: l’uso cioè delle sue telefonate allo scopo di propiziare l’agognato (da lorsignori) bavaglio contro le intercettazioni e la loro pubblicazione.

È infatti sempre Panorama (della famiglia di B.) a sparare un’altra notizia segreta: il presunto contenuto delle conversazioni, con i supposti insulti dell’inquilino del Quirinale contro i pm di Palermo, l’ex premier Berlusconi e Di Pietro. Il titolo è tutto un programma: “Ricatto a Napolitano”. Quasi che fossero i pm a ricattare il Presidente e non il settimanale con una tecnica che ricorda molto il “lanciare la pietra e nascondere la mano”. Intendiamoci: se un giornale ha una notizia di interesse pubblico, ancorché coperta da segreto, è suo dovere pubblicarla.

Semmai stupisce il modo scelto da Panorama per farlo: attribuirla non a sue proprie fonti, ma a un insieme indistinto di indiscrezioni che sarebbero confermate da articoli di Ezio Mauro, Adriano Sofri e MarcoTravaglio, che invece mai si erano addentrati nel contenuto di quelle intercettazioni, tuttora ben custodite nella cassaforte della Procura di Palermo. Ma ora la frittata è fatta e nessuno saprà mai se le illazioni di Panorama siano fondate o meno. A meno che, si capisce, quelle telefonate non vengano pubblicate (cosa impossibile, visto che sono segrete e, fino alla pronuncia della Consulta, nessun magistrato può deciderne la sorte). O a meno che, come gli abbiamo già chiesto, Napolitano non si decida a renderne noto il testo integrale.
Ma forse nell’Italia dei segreti e dei veleni, chiediamo troppo.


30 agosto 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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