giovedì 30 agosto 2012

Il musicista Paolo Fresu “Bersani e Vendola, andate anche voi là sotto”


Gonnesa (Carbonia-Iglesias)
Appello ai dirigenti della sinistra Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola: venite in Sardegna, non potete lasciare tutta la scena al deputato Mauro Pili del Pdl, scendete a vivere con i lavoratori
che occupano la miniera di carbone”. Prima che altri tirino fuori lame, prima che qualcuno pensi di utilizzare nel modo sbagliato l’esplosivo.

Paolo Fresu, uno dei sardi più famosi al mondo, in questi giorni impegnato dall’altra parte dell’isola nei seminari di Nuoro Jazz, non vuole rassegnarsi a una sinistra morta nel difendere i lavoratori.

Paolo Fresu
La giornata è cominciata con il sindacalista Stefano Meletti che si procura un taglio al braccio con un coltello.
Provo grande sofferenza. Ho suonato lo scorso anno nella miniera di Serbariu, diventata un museo della memoria. Mi colpì la frase fatta scrivere da Mussolini all’ingresso: “Coloro che io preferisco sono coloro che lavorano duro, secco, in obbedienza e possibilmente in silenzio”.

Adesso il silenzio sarebbe gradito anche da chi il lavoro deve perderlo.
Invece bisogna alzare la voce. Nel 1871 erano attive 467 miniere e le condizioni di lavoro erano indescrivibili. Lo sciopero del 1949 a Boggerru fu l’inizio di una rivoluzione che fece conquistare progresso. Bisogna fare altrettanto.

In Sardegna spariscono 57 posti di lavoro al giorno. In un solo anno sono rimaste a casa 22mila persone. Il governatore Ugo Cappellacci dice di avere la coscienza a posto.
Nessuno ha responsabilità? Il governo non si pone il problema di un’isola che affonda. Su Cappellacci non ho parole, imbarazzante. Hanno dilaniato questa terra. E loro sono solo gli ultimi interpreti di una storia di investimenti sbagliati: Ottana, Portovesme, Porto Torres. Anni e anni di scelte sciagurate, che ora pagano
tutti.

E tutto pare crollare. Dall’industria ai mestieri più antichi: la pastorizia è in ginocchio, altre diecimila persone in enorme difficoltà. 
Il prezzo del latte non vale nulla e poi assistiamo anche alle scene dei pastori che prendono le botte a Roma perché sono andati a manifestare la loro disperazione. Tutto questo non è più tollerabile.

Che cos’è rimasto della Sardegna? La disoccupazione al 16%, quella giovanile al 45, il pil a -1,3. 
A volte pare che la sardità sia solo pecorino, formaggio marcio e porceddu. Non è così. Dobbiamo ritrovare la profondità dei nostri pensieri, ben rappresentata dalla profondità delle grotte di una miniera, e tradurla in azioni. Questo deve essere l’inizio della protesta di tutto il popolo sardo. Non possiamo lasciare il Sulcis a combattere da solo. Le scelte politiche degli ultimi sessant’anni sono tutte sbagliate. Qualcuno dovrà rendere conto dei disastri sociali e ambientali. Vogliamo parlare dei poligoni di Quirra e delle leucemie in quella zona? Possibile che tutti abbiano la coscienza a posto e che non paghino mai? Eppure non si può
pensare di far vivere quest’isola del solo turismo della Costa Smeralda.

Ha un pessimo rapporto con la politica. O sbaglio?
Sbaglia, caso mai sono i politici che deludono. Io mi spesi per Renato Soru, ero il suo testimonial, come volle direttamente Walter Veltroni. Presi le distanze quando vennero compilate le liste per le primarie. Perché anche in quell’occasione che doveva portare aria nuova, furono usati i soliti meccanismi. E, anche qui in Sardegna, ci ritroviamo a sinistra la solita gente aggrappata alla poltrona ormai da anni. Poi le elezioni le vinse Cappellacci, appunto, quello con la coscienza a posto. E adesso l’onorevole Pili si può prendere la scena, con intelligenza, facendoci bella figura, magari per motivi elettorali, ma intanto ottenendo il risultato di essere al fianco dei minatori che occupano. Sarebbe bello se andassero là sotto i dirigenti della sinistra, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani e il leader di Sel Nichi Vendola.

Lei si candiderebbe? Se glielo chiedessero?
Non posso fare bene il musicista e il politico. Un parlamentare non dovrebbe avere un minuto libero. Ma sono impegnato in prima fila e il mio discorso politico lo voglio fare attraverso la mia musica. So di essere un sardo molto conosciuto e sento la responsabilità di dover essere al fianco della mia gente, oggi con i minatori del Sulcis e con tutti i lavoratori il cui futuro è a rischio in Sardegna.

Giampiero Calapà  - 30 agosto 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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2 commenti:

giobus ha detto...

Grande Paolo
come si fa a non condividere queste parole
Giovanni

Unknown ha detto...

non deludi mai, gli operatori, i ragazzi disabili e i giovani di sconfinart della coop chv sono con te e con la sardegna, con tutte le persone fragili che pagano sulla loro pelle una cultura economica e sociale miope ed egoista.
anch'io s(u)ono così!!!
cayo

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