mercoledì 29 agosto 2012

DEMOCRATICI MA SENZA GLI OPERAI (di Wanda Marra)


Alle feste di Reggio Emilia, Torino e Bologna non c’è la Fiom. 
Ci sono però Maroni e Sallusti

Reggio Emilia
La verità è che a questa festa i dibattiti non ci sono. Ci sono degli incontri, senza domande”. Mentre mette a posto i gadget del suo stand, quello della Cgil, Vittorio, pensionato in forza
alla Spi, con tono sommesso, senza polemica fa una fotografia tanto precisa quanto impietosa dell’andamento di questi primi giorni della Festa democratica di Reggio Emilia. Pochissima gente agli incontri, sia quelli politici sia quelli di presentazioni dei libri, e pure piuttosto disinteressata. L’area dibattiti principale, non solo è piccola, ma per la metà pure assolata: non proprio il massimo per accogliere le folle. “Siamo venuti per mangiare”, confessa candidamente un’anziana signora, che si studia i menu fin dalle sei del pomeriggio. E in effetti la sera Campovolo si anima. Se per caso qualcuno fosse interessato davvero al confronto politico duro e puro, il programma ha fatto il resto. “Sallusti? Io non c’ero qui quel giorno e comunque non ci sarei andato. Secondo me dovevano invitare tutti, anche la Fiom, anche Di Pietro, anche Grillo”, commenta Francesco, volontario, mentre racconta che lui ha contribuito “a mettere su la baracca”.

Povera "Sinistra" italiana, in che mani siamo - (illustr.E.Fucecchi)
Passaggio trionfale l’altroieri per il direttore del Giornale, esclusione netta per gli operai. Non male per quella che fu la festa dell’Unità. La Fiom è esclusa non solo a Reggio Emilia, ma anche a Bologna dove ci sono undici dibattiti sul lavoro. E a Torino, la città della Fiat. “Ero un simbolo e non mi hanno invitato a casa mia”, si è sfogato sul Giornale, Antonio Boccuzzi, operaio della Thyssen-Krupp portato in Parlamento da Veltroni.

“La Fiom bisognava invitarla”, dice Ugo, perentorio, mentre aspetta la presentazione di “Falce e tortello” nello spazio dove l’altroieri era Sallusti. E in effetti, l’esclusione è di quelle che anche per i più fedeli alla linea è difficile da difendere. Così lo sconcerto è tanto: chiacchierando qua e là tra la gente, in molti neanche vogliono rispondere. L’imbarazzo è palpabile. Siamo in Emilia, vecchia terra comunista. Il partito si ama e si segue, mica si discute. “Sì, però, invece di dire fascista a Grillo e Di Pietro, Bersani poteva invitarli”, dice uno dei visitatori. “Chi porta più valore al Pd, la Fiom o Sallusti? Secondo me la Fiom”, afferma rabbiosa una signora, pensionata, mentre ascolta l’incontro dei sindaci, De Magistris, Zedda, Fassino e Merola. “Hanno sbagliato, dovevano invitare tutti”, nello stesso pubblico ha le idee chiare una ragazza. Ma c’è anche chi taglia più netto. Come Simone: “Sallusti è stato un errore. Io infatti non ci sarei andato a sentirlo”. Con lui c’è un’anziana signora, arrivata da Milano direttamente per sentire Fassino: “Questi qui dovevano dare più battaglia. Sono arrabbiata, mica lo so se li voto più”. Mentre il più realista del re, Maurizio, aria torva e cipiglio: “Invitare Landini? E perché, c’è la Camusso”. “Dovevano portare qui uno di quei 400 che adesso sono sotto terra nel Sulcis. Questo sì che da parte di Bersani sarebbe stato un segnale forte”, dice Gilberto, uno che a 60 anni si definisce “esodato atipico”. Nel senso che l’hanno licenziato a 57 e da allora lavora a partita Iva, “ovvero guadagno dei soldi, pago le tasse e poi non mi rimane più niente”, spiega non senza ironia.

“Certo la Fornero qui sarebbe stata un’interlocutrice, come ministro del Lavoro”. Sì, in effetti non hanno invitato neanche lei. Nonostante le pressioni dei liberal del partito. E dopo le spiegazioni tentennanti dell’organizzazione, la motivazione politica l’ha fornita da par suo il responsabile economico, Stefano Fassina: “Sugli esodati è mancato il dialogo”. Alla faccia del confronto democratico, evocato da tutti, in primis dal responsabile della Festa, Lino Paganelli per spiegare la presenza di Sallusti. Di certo la stessa che motiva la presenza di Roberto Maroni, segretario della Lega, in arrivo il 4. Giochi di equilibrio. “Per me un dibattito deve avere un contraddittorio”, dice un’insegnante 43enne, una delle venti che sono sedute ad ascoltare il sottosegretario Marco Rossi Doria nell’incontro delle 18. Ma per trovarlo il dibattito bisogna sedersi a un tavolino, vicino al palco principale, dove due vecchi amici discutono animatamente del segretario della Fiom, Maurizio Landini. Uno è il “Ferretti”, ex metalmeccanico, ex vicesindaco di Reggio, ex segretario della Camera territoriale di Reggio Emilia, ora in forze a Sel. “Landini dovevano invitarlo: per i valori che rappresenta e per il peso politico che ha. La motivazione che hanno dato, che c’è la Cgil, non mi sembra credibile. C’è pure un incontro dove si parla di Marchionne: lì ci sarebbe stato bene”. “Landini non è un operaista, è un estremista”, ribatte l’amico. Ma poi: “Veramente è venuto Sallusti? Il Giornale fa dei titoli talmente tanto volgari che io non riesco neanche a toccarlo”.

Wanda Marra - 29 agosto 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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