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L’ultimo grido della moda politico-elettorale sono dunque le liste civiche, immediatamente e facilmente ribattezzate ciniche, o liste civetta magari destinate a diventare fin da subito liste cilecca. Si parla di gran “trasfusione di sangue civico”
nei partiti (cfr. Eugenio Scalfari ma in nutrita compagnia) e la confusione è grande sotto un cielo minaccioso, sia a destra (!!!) che a sinistra (!!!). Se tuona e diluvia, diluvia per tutti. Ma all’ombra di tutto questo “civismo elettoralistico”, che secondo lorsignori dovrebbe turare almeno in parte la falla della politica tradizionale che imbarca acqua e fango, posano una serie di paradossi, uno dentro l’altro, come una matrioska che sarebbe perfino un po’ ridicola se non fosse estremamente preoccupante nel deserto delle idee. Provo a metterne a fuoco un paio. Il primo riguarda appunto la politica com’è, e lo chiameremo “Paradosso degli scheletri”, il secondo la politica come potrebbe e/o dovrebbe essere, e lo chiameremo
“Paradosso Saviano”, dal suo eponimo più illustre. Come risulta evidente, ciò che inseguono tutti è il cosiddetto “modello Grillo”. Ma da che punto di vista? Solo da quello del successo elettorale recente e prevedibilmente prossimo futuro del comico-giullare-ideologo-tribuno, che nessuno della vecchia guardia manda giù. Questi numeri del Movimento 5 Stelle piacciono a tutti. Il resto, il lavoro “grillino” sul territorio, anni di catalizzazione del dissenso, una presa di distanza da nequizie, reati, contraddizioni ecc. della “politica tradizionale”, pare non freghi niente a nessuno. Altrimenti avrebbero avuto, appunto, anni di tempo per apprendere delle lezioni dalla realtà urlante che ci circondava. Sì, tutti bravi a dire che “non ci sono proposte né programmi”, oppure che “la Giunta a Parma tarda troppo” ecc., ossia osservazioni magari vere in toto o in parte e comunque degne di analisi e discussione. Ma, e qui siamo al paradosso di cui sopra, così si aggira la domandona centrale: di chi è la responsabilità e di conseguenza la colpa di un Paese mandato al macero? Di Beppe Grillo e dei suoi? Questo nessuno lo può sostenere, e infatti non lo si legge da nessuna parte. Semplicemente, si tace sul “pregresso”. Ma è qui la vera forza di Grillo e dei suoi, nel non avere (almeno per ora) quei cadaveri che affollano gli armadi della vecchia politica. La quale se ne vorrebbe liberare, certo, per apparire vergine e razionale e cogitante sul futuro e farsi votare ancora. Ma non può farlo, presa com’è in un gioco di ricatti incrociati in senso metaforico e temo non solo, e quindi cerca dei “prestanome” senza armadi. Non so se questa operazione andrà in porto. Spero di no, anche solo perché sarebbe un’offesa alla logica: una classe dirigente colpevole che senza neppure dichiararsi tale, meglio se in tv a reti unificate, trova “linfa civica” a sua disposizione senza alcun merito e invece con tutte le colpe. Se qualcuno accetta questo gioco, deve evidentemente essere come loro o volerlo diventare: e saremmo punto e daccapo. Ma nella corrente del “nuovo che avanza” come dicevo ci sono anche figure assai interessanti, quale è Roberto Saviano (che peraltro ha smentito una “scesa in campo” diretta, ed è uomo d’onore). Oramai da tempo è passato da circoscritto simbolo di coraggio, denuncia e lotta alla criminalità a merce diffusa in fase di avanzato smaltimento. Sono processi che dipendono solo in parte dal singolo soggetto/oggetto di essi, essendo improbabile che un Saviano si opponga dicendo “No, pietà, non mi trasformate in una moda di consumo o in un sudario politico, voglio restare Saviano”, essendo soltanto un ingranaggio in un sistema produttivo che tutto ingloba. Lui mi piace tantissimo (senza ironia) nella sua veste lucido-tenebrosa di “anticamorrista omeopatico” (è perfetto nel ruolo, provate a immaginare un Oscar Giannino al suo posto...) e meno quando querela giornali da posizioni mediatiche di forza chiedendo risarcimenti milionari. Ma il suo paradosso è appunto questo: lo vorrebbero utilizzare simbolicamente per quello che era ben sapendo che oggi arriva massivamente piuttosto per quello in cui lo hanno trasformato nel processo merceologico lineare di cui sopra. Ma questo è esattamente il processo che sta inaridendo i pozzi della politica, tutta immagine e denaro, da cui beviamo acqua inquinata. Urge depuratore. Ma anche questi impianti sono ancora nelle mani di quelli di prima.
Oliviero Beha - 06 giugno 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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