mercoledì 6 giugno 2012

Le paure del Pd: il voto e l’Opa di “Repubblica”

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LA GRANDE PAURA DI BERSANI: IL PAPA STRANIERO
Voto in autunno? D’Alema scomunica Fassina: “Una sciocchezza politica”

Sarà anche una ennesima leggenda metropolitana, ma un dirigente che ci ha parlato pochi giorni fa racconta una ennesima, sublime (e terrificante) battuta di Massimo D’Alema.
Un’altra perla nel filone inaugurato fastosamente con l’aforisma disincantato: “La sinistra è un male. Solo l’esistenza della destra rende questo male tollerabile”. Un filone poi arricchito con quell’altra sentenza distillata a Gargonza (il direttore di Left, Giommaria Monti le chiama Massimae D’Alemae) che nel 1997 fece indignare Umberto Eco: “Vedo che discutete con molta passione della vittoria della sinistra. Ma forse non avete notato che nel 1996 la Destra ha vinto. Vi siete accorti che Casa delle libertà Ccd e Lega, anche se divisi, hanno la maggioranza dei voti”.

Ieri, fedele alla linea, ha definito “sciocchezza politica” l’idea di andare al voto a ottobre. Il pensiero meridiano e l’esprit de paradoxe dell’ex premier raccontano il grande caos dentro il Pd. E anche il problema delle alleanze, la sfiducia atavica nella foto di Vasto, il bisogno continuo di corteggiare Pierferdinando Casini e il tentativo di puntellarsi con delle protesi elettorali. Il primo problema si è aperto quando il Corriere della sera (ed stato un terremoto) ha bruciato a Pierluigi Bersani la mossa a sorpresa: annunciare solennemente l’intenzione di candidarsi alle primarie, e bilanciare il suo cipiglio di apparatnick emiliano con la proposta di una “lista Saviano”, in cui il Pd cede parte della sua sovranità e del suo peso elettorale per eleggere intellettuali ed esponenti della società civile. Un passo a lungo ponderato. Per un anno Bersani ha fuggito le primarie temendo che gli precludessero le possibilità di alleanza con Casini. Adesso Casini sposta la sua vela a destra, forse pensando di raccogliere le spoglie del Pdl, persino Luchino Cordero di Montezemolo cambia l’asse della sua fondazione Futura pensando di entrare in quell’area, e allora Bersani capisce che deve muoversi, per essere pronto a tutto se i tecnici dovessero collassare prima del tempo. Ieri il segretario del Pd ribadiva: “Il nostro impegno è sostenere il governo fino alla fine della legislatura”. Mentre si prepara ad annunciare le primarie e la sua candidatura, probabilmente per il 13 e 14 ottobre. Ma ciò che gonfia le vele dei giovani cyberlaburisti Fassina e Orfini è un malessere sempre più diffuso: sindaci, amministratori, presidenti di regione, dirigenti intermedi non ne possono più degli strafalcioni dei tecnici. Persino un deputato come Beppe Fioroni ieri alla Camera si sfogava con Agazio Loiero: “Questi sono pazzi . Profumo si inventa questa cazzata della riforma meritocratica, e poi fa sparire tutti i soldi per la formazione. Lo dicano che vogliono smantellare quello che ho fatto e costruire la scuola pubblica dei morti di fame”. Lo scoop della Meli, che rivela la disponibilità di Bersani all’apparentamento con una lista civica espone questa proposta al fuoco amico dei dirigenti imbufaliti, e a due giorni dalla direzione il primo (e più delicato annuncio) viene intaccato dalla dichiarazione di Ezio Mauro a Otto e mezzo: “Non faccio operazioni di lobby, ma se il Pd vuole diventare forte deve rendersi scalabile e contendibile”. Il che come minimo è una dichiarazione di sfiducia. Ma a qualcuno la cosa non va giù. E ieri Francesco Boccia sfoderava il suo sarcasmo: “Non vedo l’ora di vederla all’opera in mezzo alle masse questa lista così civile della De Gregorio e del professor Zagrebelsky, non vedo l’ora di vederli a raccattare voti nei mercati discettando sulle riforme costituzionali…”. Intorno a Boccia si fa subito capannello: “Io, al contrario di questi editorialisti, da 23 anni in poi ho presentato 18 dichiarazioni dei redditi, altro che Casta! Davvero – conclude il deputato lettiano – qualcuno crede che i radical chic e gli intellettuali del gruppo Espresso faranno sfracelli?”. Schizzi di umore nero, che molti condividono.

A questo quadro va aggiunto tutto quello che si mormora in queste ore nel Palazzo. Ad esempio che Giorgio Napolitano vedrebbe con molto piacere un ruolo di primo piano per Fabrizio Barca, ministro con il cuore a sinistra (e anche l’araldo familiare). Solo chiacchiere? L’idea di un papa straniero aleggia da molto tempo nell’aria. E quindi, alla luce di quello che si muove, la sortita di Mauro fa preoccupare alcuni dirigenti del Pd molto più di quella di Scalfari. Perché se ciò che scrive Scalfari è un discorso che rafforza la leadership di Bersani, o almeno la sua proposta, quello che dice Mauro alla Gruber, mette in dubbio la conduzione del partito. Venerdì Bersani dovrà combattere con le sue correnti. E con tutti i fantasmi che popolano le sue (possibili) liste.

Luca Telese - 06 giugno 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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