venerdì 8 giugno 2012

Incredibile, Schifani sogna il Quirinale

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LE DIVISIONI DEL PDL SUL “GRILLISMO” IL PRESIDENTE DEL SENATO SI LANCIA

Vieni avanti Renatino. La casta del Pdl che resiste alle elezioni anticipate e all’imitazione del grillismo travestito da liste civiche da due giorni si aggrappa alla grave e solenne lettera scritta dal presidente del Senato Renato Schifani, anticipata mercoledì dalle agenzie di
stampa e pubblicata ieri dal Foglio di Giuliano Ferrara, unico direttore di destra rimasto a difendere Monti. E a rispondere a Schifani, dietro al quale si scorgono i profili di Giorgio Napolitano (cui interessa salvare il governo) e di Angelino Alfano (che pensa alla sopravvivenza sua e del Pdl), sarà la bestia nera numero uno della nomenklatura berlusconiana: Daniela Santanchè, che con Guido Bertolaso e Michela Vittoria Brambilla guida la rete di liste civiche destinate a svuotare il Pdl e a trasformarlo in una bad company.

Oggi infatti, giorno in cui si terrà anche l’ufficio di presidenza dell’ex partito dell’amore, sempre il Foglio metterà in pagina un articolo vergato dalla Santanchè contro Schifani, accusato di non stare con “il popolo” e di essere fuori dalla realtà. Nella lettera della pasionaria similgrillina, anti-Imu e anti-euro, ci sono tre righe che allargano il perimetro del caos e dell’anarchia in cui versa il Pdl, che nei sondaggi è diventato terzo partito dopo Pd e Movimento 5 Stelle: la battaglia a destra per la presidenza della Repubblica. Berlusconi non è l’unico a sognare il Quirinale, anche con l’elezione diretta se dovesse passare la “novità epocale” del semipresidenzialismo alla francese (i più ottimisti la danno per approvata al Senato entro la fine di giugno). L’uscita di Schifani è inquadrata dalla Santanchè nelle “manovre” già partite per la successione a Napolitano. A questo punto la rosa è di tre nomi: il Cavaliere, l’onnipresente Gianni Letta amico di cricche e P4, il neocoraggioso Renato Schifani, che da due anni è indagato a Palermo per concorso esterno alla mafia. Il presidente del Senato, seconda carica dello Stato, avanza la sua candidatura puntando sul rilancio del suo partito, “dove il grado incertezza è diventato così alto da penalizzare gli slanci più sinceri, le passioni più genuine, le storie più belle, le energie più costruttive, i suoi uomini migliori”. In fondo, da Previti a Dell’Utri, da Cosentino a Verdini, dalle ministre e dalle deputate di Forza Gnocca agli ex piduisti c’è solo imbarazzo a scegliere “le passioni più genuine” o “le storie più belle”. Quella di Schifani è però una mossa di apparato da contrapporre al presunto movimentismo dello stesso Berlusconi, che solo oggi scioglierà la riserva sull’aut aut posto da Alfano e i suoi sulle civiche della Santanchè. La nomenklatura chiederà la sua testa ma è probabile che il Cavaliere tenti di uscire dall’angolo cancellando l’aut aut con un et et. Cioè una convivenza tra Pdl (e confederazione dei moderati) e liste di movimenti in vista delle elezioni anticipate a ottobre, considerate sempre più vicine.

Basterà questo compromesso, magari puntellato dall’ipotesi di primarie per la leadership a settembre come chiede l’iperattivo Giuliano Ferrara? Con Schifani si è schierato un po’tutto il Pdl, riuscendo a mettere insieme anche interessi diversi. Per esempio il filomontismo di Alfano e Lupi con i falchi anti-premier: Cicchitto e il grosso degli ex An. Uniti in difesa del partito. Non solo. La lettera del presidente del Senato ha causato un’improvvisa apertura dei finiani di Futuro e libertà, esultanti per il centrodestra responsabile e deberlusconizzato delineato da Schifani. Chiosa un ex ministro del Pdl, andando al sodo: “Fini sta scomparendo e non vede l’ora di ritornare”. E questa potrebbe essere la miccia per far esplodere definitivamente l’universo postmissino ancora con Berlusconi. Da giorni, tra La Russa e Gasparri, tra la Meloni e Matteoli tiene banco l’idea di Marcello Veneziani di fare una nuova destra, riabbracciando Storace. Nemmeno i naufraghi aspiranti montezemoliani, tipo Stracquadanio, nutrono grandi aspettative per la riunione di oggi, che potrebbe trasformarsi in un processo alla Santanchè grillina. Qualsiasi compromesso prometterà B. sarà difficile trovare una tregua duratura tra moderati pro-Monti e nomenklatura di partito, da un lato, e crociati anti-Imu e anti-euro, dall’altro. Tutto e il contrario di tutto.

Fabrizio d’Esposito - 08 giugno 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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