giovedì 7 giugno 2012

Ecco chi può “rubare” a Bersani la candidatura a premier

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LEADER SCALABILE GLI SFIDANTI DI BERSANI

Sosteniamo il governo Monti fino al 2013”, ha detto (e ribadito) Pier Luigi Bersani smentendo seccamente il suo responsabile economico, Stefano Fassina, che aveva rotto il tabù del voto anticipato. Sostenuto da Massimo D’Alema che liquidava come una
“sciocchezza” l’uscita di Fassina, ma anche di Matteo Orfini, nella fattispecie il figlioccio politico del Lìder Maximo. Eppure al segretario potrebbe personalmente convenire il voto a ottobre. Sì, perché lui, con l’etica della responsabilità che tira fuori in ogni situazione è pronto a presentarsi di nuovo davanti al giudizio degli elettori e sottoporsi a primarie per scegliere il candidato premier.

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Una mossa a due facce: da una parte Bersani potrebbe ottenere una blindatura vera, certamente maggiore di quella di ora, dall’altra le primarie, se sono aperte (e così le ha presentate il leader Pd) possono sempre riservare qualche sorpresa. Quel che è certo è che gli incubi di Bersani sono molteplici: tra le fronde e le provocazioni interne, gli aspiranti leader in casa, i nomi “nuovi” pronti a venir fuori, siano essi tecnici o amici di Repubblica e il fattore Grillo che erode dall’esterno non c’è certo da dormire sogni tranquilli. E dunque, partendo dalle primarie. Pronto a sfidare Bersani è il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che sono mesi e mesi che (cerca) di porsi come leader alternativo. L’avvento di Monti l’ha un po’ rimandato nell’ombra, ma sono settimane che lui ha rimesso in piedi una campagna politica e di comunicazione in grande stile. Tra i candidati a sorpresa ci potrebbe essere Rosy Bindi: non sarebbe neanche la prima volta: nel 2007 sfidò Veltroni. Espressione di un’area più cattolica dei Democratici, è la presidente del partito, ma è anche un volto (e una politica) che ha da sempre un seguito e degli estimatori. E che non esita neanche a porsi criticamente rispetto alla linea della segreteria. Poi, tra minoranze, giovani scalpitanti, montiani convinti, vuoi che non esca qualche altro nome dal cilindro?

Se le primarie dovessero essere di coalizione, poi, la candidatura di Nichi Vendola è già annunciata. Ma la leadership di Bersani non se la deve vedere “solo” con questi contendenti più o meno scontati. L’altroieri Ezio Mauro ha detto che il Pd dev’essere “un partito scalabile”. Cosa diversa dalla lista civica, targata Repubblica e Saviano, che Bersani sarebbe stato pronto anche ad appoggiare, a patto, però, che non venisse messa in discussione la sua leadership. E dunque, scalabile da chi? Saviano (per ora) ha escluso di candidarsi, ma ha assicurato il suo patrocinio. Netto diniego da Stefano Rodotà, il giurista tirato in ballo da Eugenio Scalfari. Tra i “papabili” rimangono il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky e Concita De Gregorio. Ma i possibili aspiranti non finiscono qui: tra i tecnici ritorna il nome di Fabrizio Barca, economista e ministro molto vicino a Napolitano, che ha mangiato a casa pane e politica per una vita (il padre Luciano è stato, deputato e poi senatore del Partito comunista italiano, e direttore dell’Unità). Il 23 maggio scorso Barca ha confessato a “Un giorno da pecora” che alle ultime elezioni ha votato " a sinistra del Pd". E a Silvio Berlusconi dichiarò che “essere comunisti è una malattia di famiglia, una malattia incurabile”. La voce è arrivata anche in tv allo stesso Bersani, che a Porta a Porta a una domanda su un’eventuale premiership di Barca aveva risposto: “Lo stimo tantissimo, gli voglio molto bene”.

Wanda Marra - 07 giugno 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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