domenica 13 maggio 2012

Portateci alla guerra (di Rita Pani)

Non hanno imparato nemmeno il coraggio di dichiararci la guerra. Questo stato si tiene pronto per spararci addosso, e lo fa sempre alla stessa maniera: rispolverando pezzi di storia mai dimenticata, o inventandone delle nuove, magari più adatte al tempo che si è evoluto.

Lo fanno sempre, ogni volta che si spingono oltre il limite della decenza, per potersi spingere più in là oltrepassando la democrazia, che in vero, da tempo non esiste più. A questo serve la riesumazione delle Brigate Rosse, o la nascita di nuove e improbabili single di terroristi dell’ultima ora: “Gli anarchici informali.”

Mi sembra di vederli, ragazzetti con i jeans firmati, l’iPhone nella tasca, la bomba in mano che se ti parlano ti danno del tu, anche se hai i capelli bianchi. Gli anarchici formali, forse, hanno la cravatta e ti stringono la mano mentre dichiarano le proprie generalità, prima di piantarti un coltello tra le costole.

Che brutto copione questa storia in cui vogliono gettarci; così vecchia e troppo vissuta da annoiarci ancor prima di essere letta. Rivendicazioni e vecchie fotografie iniziano a riempire i nostri monitor, ed ogni volta mi sembra di sentire il rumore del ciclostile, di vedere la manovella girare e i fogli uscire da sotto la macchina, come la sfoglia di pasta per le lasagne che faccio di inverno quando mi va.

Suvvia, abbiate il coraggio di dirci che la guerra è iniziata, che non c’è più spazio per tutti, che il petrolio sta finendo, che i soldi ve li state spartendo e che non vi bastano più a garantire le poche ricchezze che vi siete votati a proteggere. Diteci che avete bisogno di coloro che potranno restare in piedi nonostante voi, quelli che potranno continuare a favorire la vostra economia. Quel popolo nato e marchiato dal codice a barre, che non è più uomo o persona, ma solo un numero o un consumatore.

Basta con la farsa delle gambizzazioni e poi perché? Per una teoria pro nucleare archiviata tempo fa non tanto per volontà dei cittadini, ma perché è caduto il governo del Ponte sullo stretto di Messina, la più grande farsa del secolo, o meglio: il colpo del secolo dei soliti noti.

È comprensibile che non si sappia come uscire da questa cosa che vi ostinate a chiamare crisi e che crisi non è, ma il frutto di un ventennio si furti, ruberie e speculazioni, ma noi siamo un po’ più intelligenti di quel che pensate. Non si può nemmeno credere che ci sia una volontà politica di migliorare le sorti di questo paese miserabile, dato che la politica la fanno gli antipolitici, comici volontari o a loro insaputa, puttane e debosciati, mafiosi o criminali.

Diteci che è giunta l’ora dello sterminio di massa e noi comprenderemo. La verità, anche quella più devastante è sempre meglio della menzogna. La santanché candidata premier, Renzi che sfida Bersani, l’economia della signora Concetta, i leghisti e il complottiamo, i fascisti libertari, gli anarchici informali e le BR.

Ma chi ve li scrive i testi, Moccia?

Rita Pani (APOLIDE)- 11 maggio 2012 -
R-ESISTENZA-INFINITA
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