giovedì 17 maggio 2012

L’ira del ministro su Lady Vespa

Talpe e correnti  Le “cordate” di via Arenula

Ennò, la colpa proprio non è mia...”. Gli si leggeva ancora in faccia lo sconcerto, ieri pomeriggio, a Salvatore Mazzamuto, tecnicissimo sottosegretario alla
Giustizia del governo dei tecnici montiani, tradito in commissione alla Camera dal suo fiuto di giurista e finito in un “trappolone fenomenale – l'immagine plastica la firma Antonio Di Pietro – ordito dalla solita talpa di via Arenula” che ha fatto fare una figuraccia colossale al governo sul ddl corruzione e sul ripristino del falso in bilancio. “Ma lo volete capire – s'indignava ancora Mazzamuto – che nel parere che mi ha dato il nostro ufficio legislativo sugli emendamenti
Augusta Iannini in Vespa
non c'era alcun effetto soppressivo del reato? Perché non se ne erano accorti?”. Ecco, bisogna dirlo: Mazzamuto ha avuto un po' di sfortuna. Al suo posto ci doveva essere Andrea Zoppini, l'altro sottosegretario che si è dimesso ieri perché colpito da avviso di garanzia, che la materia la mastica certamente di più. “Ma anche lui – giura Federico Palomba dell'Idv, in commissione Giustizia – sarebbe caduto nella trappola; l'aveva scritta davvero bene la signora...”.

La signora? Ieri il ministro Paola Severino non c'era, ma pare che le sue urla via cavo siano risuonate molto forti nell'ufficio legislativo di via Arenula, poltrona di proprietà di Augusta Iannini, potenza personale e politica del dicastero della Giustizia. La Iannini è la legittima consorte di Bruno Vespa, ma l'appellativo di “moglie di” le è sempre rimasto indigesto. E, tuttavia, è stato anche grazie agli ottimi uffici del marito presso Palazzo Grazioli che in passato la signora ha goduto di particolare libertà di movimento dentro il ministero; ai tempi della gestione Alfano, sembra abbia più volte bypassato il ministro per rivolgersi direttamente al “principale” cavalier Berlusconi, che la stima moltissimo. Ecco, quella “talpa” di cui ha parlato Di Pietro ieri e che avrebbe confezionato “il trappolone” agli ingenui tecnici del governo tecnico impersonato da Mazzamuto, sarebbe stata proprio lei, depositaria della responsabilità apicale dell'ufficio. L'accusa è forte, ma alcuni componenti della commissione Giustizia sostengono che il documento stilato con i pareri del governo sugli emendamenti al ddl anticorruzione “era evidentemente scritto in modo nebuloso e ambiguo, tale da indurre chiunque nell'errore, anche il più attento conoscitore della materia”.

Eppure la ministra Severino aveva lasciato direttive molto chiare e pare che le abbia ribadite, nella medesima telefonata di fuoco, proprio con la stessa Iannini che, ovviamente, ha declinato ogni responsabilità. “Ma come potete pretendere – chiosava ieri Di Pietro – che una persona che è schierata in un certo modo poi cambi idea solo perché lavora per un governo tecnico?”. Già, perché in fondo non sembra che poi in via Arenula sia cambiato molto dai tempi (non remoti) in cui al governo c'era il Cavaliere. Certo, Paola Severino qualche scossone forte all'organigramma lo ha dato, proprio a partire dalla poltrona della Iannini che essendo amica della ministra da vent'anni avrebbe ambito di fare il capo di gabinetto ma è rimasta al palo. La Guardasigilli, che è sempre stata un'ottima navigatrice anche nelle acque tempestose delle correnti della magistratura, ha preferito dare i due posti chiave del ministero in mano a esponenti di Magistratura democratica. E così, come capo gabinetto, ha incoronato Filippo Grisolia, ex presidente della Corte d'appello di Milano, e come capo degli ispettori Maria Stefania De Tommasi, consigliere di Cassazione, che ha preso il posto dello storico Alcibaldo Miller, finito invischiato dell'affaire P3. Poi un altro nome, quello dell'ex capo degli affari legali di Confindustria Marcella Panucci, che la ministra ha voluto al suo fianco come capo della segreteria e consulente economico e finanziario. La Panucci avrebbe materialmente scritto una parte della legge sulle liberalizzazioni, quella che ha fatto maggiormente arrabbiare gli avvocati , che hanno accusato la Severino di essere “eterodiretta” da Confindustria. Insomma, cambiano i ministri, ma a gestire il ministero di via Arenula restano sempre i tecnici. Che, però, poi troppo tecnici non sono e la loro parte politica di riferimento la sanno gestire sempre in modo “tecnicamente” infallibile.

Sara Nicoli - 17 maggio 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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