giovedì 17 maggio 2012

B. pretende da Monti giustizia ad personam

LACRIME DI CAIMANO GIUSTIZIA O MORTE
Berlusconi non molla dopo le 3 ore di vertice, Monti lo accoglie con un dossier sugli attacchi ricevuti

Il lungo pranzo degli sfoghi. Tre ore a tavola, chez Monti a Palazzo Chigi. Con il premier e il suo predecessore Silvio Berlusconi anche altri tre commensali: l’onnipresente Gianni Letta (che sulla carta non ha alcun incarico istituzionale, né di partito), il mesto segretario del Pdl Angelino Alfano e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà (finito al governo per il veto del Pd su Gianni Letta).
La sintesi delle tre ore di discussione è nella scena finale: il Cavaliere va via da Palazzo Chigi ed entra alla Camera. C’è il voto di fiducia sul decreto per le commissioni bancarie e Berlusconi non fa mancare il suo sì al provvedimento dei tecnici. Traduzione a uso e consumo dei falchi malpancisti del suo partito: il sostegno al governo, seppur condizionato dall’esame di ogni singolo provvedimento, continua. Per il momento. In ogni caso, l’incontro tra Monti e Berlusconi, arrivato dopo rinvii e rifiuti, segna la fine dei vertici a tre ABC, cioè Alfano Bersani e Casini e consegna alla maggioranza un Pdl sempre più diviso e lacerato.

A cominciare le lamentazioni è stato il sobrio premier che ha rinfacciato a Berlusconi e anche ad Alfano, vista la sua presenza da comprimario, gli attacchi di parecchi esponenti dell’ex partito dell’amore. A partire da quelli ricevuti dagli ex An, che guidano con Daniela Santanché il fronte dei malpancisti anti-montiani. Addirittura, il Professore, avrebbe esibito una cartellina zeppa di dispacci di agenzie di stampa. Compresa l’ultima di Ignazio La Russa, triumviro del Pdl, che l’altro giorno ha consigliato a B. di non andare da Monti alla vigilia dei ballottaggi. Ma il primato della più citata va propria alla Santanchè, pasionaria nera che l’ex premier vorrebbe trasformare in una grillina della destra. Il Cavaliere ha incassato lo sfogo ma poi ha ammesso facendo finta di essere sconsolato : “Caro Presidente, io i miei non riesco più a tenerli, mi comprenda. La questione fiscale e l’Imu sono una botta al nostro partito. E la riforma del lavoro va a rilento”. Poi è partito lui, con lo sfogo. Soprattutto sulle materie che gli stanno più a cuore, le due madri di tutti i conflitti d’interesse: giustizia e tv. Sulla prima, Berlusconi ha buttato sul tavolo il mancato rispetto degli accordi ABC, quando i tre segretari vennero fotografati insieme a Monti a Palazzo Chigi. Cioè: ddl anti-corruzione senza danni per B. (incluso il traffico d’influenze), legge sulle intercettazioni, responsabilità civile dei magistrati. Dopo “l’incidente”, così definito dallo stesso Monti, sul falso in bilancio, il premier ha denunciato “lo sfilacciamento” che subiscono i provvedimenti una volta arrivati in Parlamento. Come a dire: non è colpa mia, non rivolgerti a me.

Ed è proprio sulla giustizia che poi, a distanza di qualche ora, i falchi berlusconiani hanno mandato un segnale inequivocabile al governo. Per i sei deputati del Pdl che fanno parte della commissione Giustizia la fiducia sul provvedimento bancario è stata infatti il pretesto per astenersi e manifestare pubblicamente il loro disagio. Tra i sei, molti gli esperti di leggi ad personam: Enrico Costa, Maurizio Paniz, Francesco Paolo Sisto, Luigi Vitali. Vari anche i no del Pdl al decreto per le commissioni bancarie, tra cui quelli di Guido Crosetto e Alessandra Mussolini.

Sulle tv ha tenuto banco il tormentone della Rai. Monti avrebbe rilanciato il nome di Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera per la presidenza e indicato una rosa di di tre per il posto del dg Lorenza Lei (Scaglia, Caio, Sabelli). Per tutta risposta, il Cavaliere avrebbe tenuto duro sulla Lei. Su un punto però, Monti e Berlusconi, avrebbero concordato. Meglio: il premier avrebbe dato ragione a B. sulla mossa di Corrado Passera, il banchiere diventato ministro dello Sviluppo economico, di fare l’asta per le frequenze tv. Da giorni si parlava di un dissenso montiano all’operazione (concordata forse da Passera con Casini) e ieri sarebbe arrivata la conferma. Queste le parole di Monti al Cavaliere: “Io non ne sapevo nulla”.

Una volta alla Camera, Berlusconi avrebbe riassunto in termini più politici l’esito “franco e schietto” del pranzo: “A Monti ho detto quello che dovevo dire su tasse e lavoro ma non possiamo permetterci di far cadere il governo in questa fase di crisi. Non stacco la spina la gente non capirebbe. Sia chiaro però che voteremo provvedimento per provvedimento, senza accettare più nulla a scatola chiusa”. La questione cruciale però è una sola: il chiarimento allontana o no la tentazione delle elezioni anticipate a ottobre? In tarda serata, sempre ieri, la Santanchè ha scritto questo twitt: “Berlusconi ha votato la fiducia ma a volte l’apparenza inganna”. Nello stesso momento, il Cavaliere ha riunito i vertici del Pdl. Il progetto sarebbe quello di una confederazione dei moderati antisinistra, da Montezemolo a Passera e Casini. Ma per capirci qualcosa, tra piani moderati e ambizioni dei falchi (Santanché grillina), bisognerà per forza aspettare i ballottaggi. Solo allora B., sempre e solo lui, sceglierà come far morire il Pdl.

Fabrizio d’Esposito - 17 maggio 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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