«Le conseguenze umane» della crisi «dovrebbero far riflettere chi ha portato l'economia in questo stato e non chi da quello stato sta cercando di farla uscire».
Si vergogni Professore. So che dopo ha provato a correggere il tiro, nella migliore tradizione italiana, con la quale si sputa in faccia al cittadino e alla sua dignità, da pusillanimi arroganti gonfi del potere che vi ubriaca, quali siete; ma le parole restano, e pesano. Purtroppo solo sulle nostre coscienze non ancora del tutto sopite. «Non parlavo di suicidi, ma di conseguenze umane».
Ci spieghi meglio, Professore, quali sarebbero le conseguenze umane della crisi? La difficoltà di sopravvivere? Di campare una famiglia? Di passare una giornata di riposo dopo una settimana di lavoro? L’impossibilità di innamorarsi, metter su casa, fare figli? La tragedia di non poter curare una malattia, rinunciare alle medicine, ai dentisti, agli oculisti. Le proibizioni che dobbiamo imporre ai nostri figli, compresa quella di poter studiare?
La conseguenza umana della crisi – abbia coraggio – la chiami MORTE. Sterminio o strage. Non ci sono eufemismi che tengano, non ci sono dolcificanti o deodoranti che possano rendere meno orribile la realtà.
È vero, bisognerebbe trovare i responsabili e costringerli a pagare. Io so, lei sa e tutti sappiamo chi sono i responsabili del disastro. Sono i capitalisti, i padroni, le banche, i “poteri forti”, altro eufemismo che rende tutti colpevoli e nessuno colpevole.
Noi siamo gente semplice, Professore, tecnici ormai della sopravvivenza spicciola, luminari dell’arrangiarsi. Noi eravamo anche quelli che gridavano: “Noi la crisi non la paghiamo”, perché forse non avevamo capito che Noi, la crisi, l’avremmo pagata con la vita. Noi siamo quelli che “le conseguenze umane” della crisi ce l’hanno stampata in faccia ogni giorno che ci avviciniamo ad uno scaffale del supermercato, che decidiamo se comprare o no un paio di scarpe o che impariamo a tagliarci i capelli in casa. Che abbiamo imparato a rammendare, a vestirci con abiti usati, a leggere libri con le pagine ingiallite, ad ascoltare la musica di un concerto da lontano. E noi, siamo quelli più fortunati, perché ancora a morire per la fame non ci pensiamo.
Poi ci siete voi, ed anche voi con le vostre conseguenze: dovete studiare un modo giusto per risparmiare i nostri soldi. Dovete discutere sei mesi per capire se sia possibile ridurre i vostri emolumenti. Dovete studiare e studiare per comprendere se sia possibile smettere di finanziare il ladrocinio di stato. Dovete essere prudenti per non urtare le suscettibilità dei padroni con i quali fate affari – con i nostri soldi – dovete tagliare le spese sulle nostre vite, che le vostre son preziose. Dovete favorire i criminali che, appunto, queste conseguenze le hanno create. La disperazione e la morte, la strage che resterà impunita.
Forse non siete stati voi, è vero, ma ora almeno siete complici dello sterminio.
Ieri una bambina di 15 anni ha tenuto le gambe del padre che si era impiccato, ed è stata così fino a quando la madre e la nonna sono arrivate ad aiutarla a salvare la vita a suo padre. Così c’era scritto sul giornale, senza indugiare sullo strazio delle urla, sulla disperazione che io ho potuto immaginare, di quegli attimi concitati e terribili, che la morte te la fanno vivere sulla pelle, con un brivido che non cessa mai.
Qualche giorno fa, il figlio di un tizio imprenditore e malfattore criminale, erotomane e maniaco sessuale, colpito dalla crisi della sua azienda Mediaset, ha lasciato la presidenza per andare ad occupare una sedia in Mediobanca.
Professore, ci venga a spiegare quali sono le conseguenze umane della crisi, perché forse non abbiamo ancora compreso, nella nostra volgare semplicità.
Ascolti le urla di quella bambina, e poi la prego, ce lo venga a ridire che non parlava di strage, e che il suo è l’unico modo possibile per tornare a respirare.
Rita Pani (APOLIDE)- 09 maggio 2012 -
R-ESISTENZA-INFINITA
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