C’era una volta un grande partito, caro Compagno, e oggi non c’è più. Lo so, i tempi son cambiati e il muro è crollato, infatti siamo tutti qua, sotto le macerie sfiniti e impolverati.
Ti ho seguito ieri sera durante il tuo discorso di ringraziamento, per il risultato inatteso così grande, e a tratti ho persino sorriso. Mi stai simpatico, l’ho sempre ammesso, e in alcuni
casi posso anche avere stima di te, se non altro per la tua intelligenza, ma no, tranquillo: non ti voterò. Ho una coerenza da rispettare prima di tutto, per poter esigere di cambiare davvero questo paese devastato.
C’era una volta un paese, caro Compagno, che oggi non c’è più e anche quel che ne resta traballa pericolosamente, o frana, o si sommerge, o si uccide, o crolla e resta a pezzi, o non mangia, o non lavora, o non studia, o non cura le malattie.
Niente favole mi dici, ed è un bel principiare. La verità innanzi tutto da dire a chiare lettere a questo popolo – ti dico già – non vorrà ascoltare. La verità è coraggiosa in un periodo in cui la
codardia fa salvezza. In un periodo in cui è una favola persino la terra che calpestiamo.
C’era una volta la verità, caro Compagno, ma poi anch’essa divenne una bugia.
“Dare occasione alle nuove generazioni”, per esempio, è la bugia più veritiera che ci sia. Una volta, quelli che le bugie le sapevano dire, si limitavano a gridare: “Largo ai giovani!” e abbiamo visto quale uso se ne fece delle giovani. “Giovani” divenne un capo buono per tutte le stagioni, abusato per indurre speranza, quella che c’è solo nelle favole.
Sei stato bravo, in effetti, nuove generazioni è un modo nuovo per raccontare sempre la solita verità, quella che non si sa bene dove inizi la bugia.
La verità sarebbe stata quella di dire che si daranno occasioni alle persone, tutte le persone, perché il grado di rovina di questo paese ormai non distingue più tra chi si possa salvare e chi no. Tutti stiamo in pericolo, chi è vecchio e malato e non si può curare, chi è giovane e non può mangiare, chi è di mezza età e non può far più né l’una, né l’altra cosa.
Le nuove generazioni e la politica? Sembra una favola anche questa, a sentire come si esprimono in tal senso le nuove generazioni, create dai mille revisionismi storici, che non sanno nulla del recente passato perché tutto sommato ha fatto comodo a tutti lasciarli crescere all’oscuro del sapere. Ma certo, era di questo che parlavi! Delle facce fresche da portare in parlamento a sostituire quelle ormai noiose che non fanno più audience, che anzi un po’ ci fanno incazzare. Eppure anche questa favola è già stata raccontata e proprio da voi con le candidature dell’ultima campagna: la Madia, per esempio, e mi perdonerai se non ho notizia delle giovanilistiche migliorie apportate da lei e dal suo contributo. Perdonami sì, perché probabilmente la mia è solo ignoranza. Magari ha fatto qualcosa, e io ero distratta. Magari …
C’era una volta la politica, caro Compagno, e so che tu lo sai. Ci vuole il coraggio della verità per governare, è vero. Un concetto che ho spesso ribadito e che mi ha fatto avere stima di te. Solo che poi arriva il momento di sfoderare le palle, di mettersi di fronte al paese e dirgliela questa verità. Quella che tra noi ci diciamo sottovoce, in maniera quasi carbonara, stando attenti che nessuno ci senta. Noi che nella verità stiamo immersi fino al collo e un poco di più.
C’era una volta un partito che non aveva bisogno di rendersi americano per vivere di partecipazione. Un partito di massa che con gli operai ci stava fuori dai cancelli. C’era una volta un partito che esigeva diritti e rispettava i doveri. C’erano una volta dei leader che non ebbero bisogno di ringraziare i nemici per aver fatto sembrare vera una disputa che vera non era.
Così caro Compagno ho letto il tuo ringraziamento a Matteo Renzi, che un tempo, quando le favole non c’erano e ancora era vero l’impegno e la militanza, nel partito che c’era non ci sarebbe stato.
Ma questo è un altro discorso, questa è politica, questa è molta nostalgia.
Attendo fiduciosa di sentirle le verità, magari raccontaci subito quella di Taranto o di Portovesme; son giorni strani in cui mi preme sapere del domani.
Auguri!
Rita Pani (Comunista) - 03 dicembre 2012 -
R-ESISTENZA-INFINITA
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